A Ventotene la cricca Assenso non ha pace

Umberto Assenso consigliere d’opposizione

La richiesta di rinvio a giudizio, formalizzata dal sostituto procuratore Maria Beatrice Siravo, nei confronti del neo vice-sindaco di Ventotene Modesto Sportiello e di altre persone nell’ambito dell’inchiesta bis della Procura della Repubblica di Cassino sulla gestione e sull’esito di alcuni appalti pubblici sulla seconda isola pontina, non poteva non vivacizzare martedì sera i lavori del consiglio comunale tornato a riunirsi in seconda convocazione. E i consiglieri di opposizione di “VentotenVive” con un movimentato fuoco di fila hanno chiesto le dimissioni del vice-sindaco Sportiello che, a causa dell’assenza del primo cittadino Santomauro, presiedeva proprio l’assemblea. Il punto non figurava all’ordine del giorno, l’opposizione sapeva che avrebbe potuto esternare le proprie perplessità sul nuovo corso del sindaco Santomauro soltanto con la ratifica della deliberazione di Giunta Comunale numero 46 del 7 ottobre scorso che prevedeva una variazione d’urgenza del bilancio previsionale 2017-2019 e la costituzione di una nuova posta in bilancio di 9000 euro per sostenere l’iniziativa denominata “La Scuola d’Europa” del giornalista europeista Roberto Sommella. In effetti la Giunta aveva prelevato 7.554 euro dal capitolo 11009, per l’efficientamento dell’attività amministrativa e organizzativa – in cui erano stati destinati i fondi a cui il Sindaco aveva rinunciato per il suo stipendio – e 1.446 euro dal capitolo 180103 destinato alla manutenzione delle strade di Ventotene. Aperta la discussione, il gruppo di “VentotenVive” ha avanzato la richiesta di dimissioni anche per il sindaco Santomauro e per l’altro neo assessore, il formiano Francesco Carta, ma nel mirino soprattutto dei consiglieri Umberto Assenso e Pietro Pennacchio (era assente perché convalescente l’ex candidato a sindaco Raffaele Sanzo) è stato soprattutto l’imprenditore e vice-sindaco Sportiello Nei suoi riguardi una raffica di accuse perché impossibilitato ormai – ha tuonato la minoranza – a svolgere il suo ruolo per un’ormai acclarata incompatibilità che si è venuta a creare nei confronti del comune che in ordine alla seconda inchiesta della Procura di Cassino sulla gestione negoziata degli appalti – gli ultimi finiti sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti risalgono al novembre-dicembre 2012 quando Sportiello era all’ opposizione – è parte lesa. “VentotenVive” ha chiesto le dimissioni del vice-sindaco dell’isola per aver creato “un sistema di potere e di relazioni con associazioni e persone esterne all’amministrazione comunale e alla vita dell’isola, finalizzato ad ottenere vantaggi politici e in alcuni casi personali, una situazione – si legge nella richiesta di dimissioni – che si protratta con l’elezione del neo sindaco Santomauro con l’adozione di delibere di giunta, apparentemente disgiunte, per creare un percorso virtuoso teso a favorire relazioni e premiare chi lo ha sostenuto ( persone, associazioni e società) nella campagna elettorale vinta dalla lista “Buonaonda”. Accuse pesantissime come un macigno che hanno convinto il gruppo d’opposizione al comune di Ventotene a chiedere subito un incontro urgente al neo Prefetto di Latina, la dottoressa Maria Rosa Trio.

Gerardo Santomauro, sindaco di Ventotene

Ma sarebbero tanti – secondo l’opposizione – i conflitti di interesse che richiederebbero l’intervento, oltre che della Procura, anche della Prefettura di Latina. La Giunta comunale di Ventotene ha conferito la cittadinanza onoraria a Roberto Sommella, responsabile della direzione Relazioni Esterne delle Rapporti Istituzionali dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato presidente dell’Associazione “La Nuova Europa” ma anche firmatario di una convenzione con l’associazione “Per l’Europa” di Ventotene di cui il sindaco Gerardo Santomauro è socio fondatore e segretario. Lo stesso primo cittadino ha delegato Raffella Rizzo, moglie di Roberto Sommella, alla cura delle attività relative al settore “coordinamento scientifico e organizzativo della Scuola d’Europa” promossa dall’associazione “La Nuova Europa” di cui è Vice Presidente. La Giunta municipale dell’isola, presenti Gerardo Santomauro e Modesto Sportiello, ha affidato all’avvocato Renato Ciamarra la difesa del Comune di Ventotene nelle varie cause contro Acqualatina pur sapendo che lo stesso Ciamarra è lo stesso legale di Modesto Sportiello in diversi procedimenti, compresa la richiesta di rinvio a giudizio, relativa a reati in cui il Comune di Ventotene è parte lesa, avviata fin dal 22 maggio dalla Procura della repubblica di Cassino. Il Sindaco Gearardo Santomauro – ha aggiunto l’opposizione di “VentotenVive” – ha sponsorizzato l’associazione “FormaEuropa” per un Corso di formazione in collaborazione con l’Università di Cassino e altri Enti su “Giurisprudenza delle Corti Europee e Ordinamento Nazionale” tenuto a Ventotene, dal 25 al 29 settembre scorso. L’associazione “FormaEuropa”, di cui è socio l’Avvocato Renato Ciamarra e che ha sede a Ventotene in Via Cala Rossano 5, presso la Casa Vacanza Calarossano, di proprietà della famiglia del Sindaco, ha previsto per questa manifestazione un costo di partecipazione di 450 euro, comprensivo – oltre alla partecipazione alle lezioni – dell’ospitalità in mezza pensione presso l’Hotel Isola Bella di Ventotene di proprietà del fratello del Sindaco in carica. Quest’ultimo ha anche delegato rispettivamente Renato De Gregorio alla cura alle attività del “Progetto Europa” e Maria Ausilia Mancini alla cura delle attività di Comunicazione per il Comune di Ventotene.

Modesto Sportiello
Vicesindaco di Ventotene

I due delegati rappresentano gli interessi della società Impresa Insieme e dell’istituto di Ricerca sulla Formazione-Intervento e hanno collaborato alla organizzazione del Laboratorio Civico per Ventotene a sostegno della Campagna elettorale del Sindaco eletto lo scorso giugno. Nel mirino della minoranza la proposta, presentata in Giunta lo scorso 2 novembre dal Sindaco, per un diverso e nuovo Regolamento del funzionamento dell’esecutivo in cui si prevede all’articolo 3 la possibilità di tenere le sedute di Giunta fuori del territorio di Ventotene anche in audio e audiovideo conferenza. Questo scelta, al di là dell’apprezzamento per l’innovazione tecnologica, è la dichiarazione pubblica del Sindaco – ha tuonato il consigliere Assenso – che l’isola potrà essere governata senza stare a Ventotene, oltre a utilizzare enti e persone esterne all’isola per decidere il nostro futuro.” Durissimo il commento politico dell’ex candidato a sindaco Sanzo:” Abbiamo chiesto le dimissioni di Santomauro, Sportiello e Carta non solo per avere gestito il Comune contro gli interessi dei cittadini ma per avere utilizzato le loro funzioni pubbliche per offrire il nostro patrimonio storico e culturale, soprattutto il valore simbolico del messaggio di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni, come merce di scambio con personaggi che sono atterrati sulla nostra isola solo in cerca di notorietà e per soddisfare i propri interessi.”

Fonte: TempoReale.info

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Ventotene: il malaffare ruota intorno all’edilizia

Anche l’amministrazione comunale capitanata dal sindaco Gerardo Santomauro finisce sotto i riflettori della magistratura. Il sostituto procuratore della repubblica di Cassino, Maria Beatrice Siravo, ha infatti chiesto il rinvio a giudizio per l’attuale vicesindaco di Ventotene Modesto Sportiello, eletto pochi mesi fa. Nella nuova inchiesta risultano indagati anche l’imprenditore Claudio Santomauro e il tecnico comunale Pasquale Romano, già coinvolti nella maxi inchiesta degli appalti truccati, e Guido Moreschini, amministratore di una società edile. I quattro sono finiti nel libro degli indagati per appalti di lavori pubblici, attraverso procedure negoziate senza pubblicazione del bando di gara. I fatti risalgono al novembre e dicembre 2012. All’epoca Sportiello era consigliere comunale di minoranza. Gli appalti in questione, per circa un milione di euro, riguardano la riqualificazione di Piazza Castello e la realizzazione della strada alternativa a Parata Grande.

Secondo quanto accertato dalla Procura di Cassino, Romano, nella qualità di capo area appalti pubblici e RUP, Sportiello, nella qualità di consigliere comunale di minoranza e socio di fatto dell’impresa AL.CO. srl, Moreschini, quale amministratore di diritto della società AL.CO. e Santomauro nella qualità di amministratore della impresa “Santomauro Claudio”, tutti in concorso tra loro ricorrendo alla procedura negoziata senza pubblicazione del bando di gara, invitando sei imprese di Ventotene, di cui cinque non erano in possesso dei requisiti tecnici ed economici necessari per espletare i lavori appaltati, invece dell’espletamento di una gara aperta su base nazionale, accordandosi affinchè l’impresa di Santomauro, unica in possesso dei requisiti non presentasse alcuna offerta, concordavano e portavano a compimento «la fraudolenta aggiudicazione della gara d’appalto relativa al terzo lotto dei lavori di ri qualificazione della piazza Castello di Ventotene per un importo pari a 467 mila e 500 euro in favore dell’impresa edile AL.Co. srl unica ad offrire un ribasso dell’1,20%».

Stessa modalità di condurre le procedure di aggiudicazione di appalto è stata eseguita per un altro grande lavoro pubblico per un importo di 465 mila e 354 euro per la realizzazione della «strada alternativa di via Cala Rossano – via Parata Grande» sempre in favore della ditta di Santomauro che offrì un ribasso dell’1%.

Procedure che ricordano da vicino quelle già sviscerate nella precedente inchiesta sugli appalti truccati che ha visto l’arresto dell’ex sindaco Giuseppe Assenso, dell’ex assessore al turismo del comune Daniele Coraggio, dell’ex responsabile della ripartizione tecnica comunale Pasquale Romano e degli imprenditori isolani Claudio Santomauro e Antonio Langella, e che in generale vede ben 13 persone indagate.

Fonte: TempoReale.info

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Ventotene brucia, come ogni anno…

Massiccio intervento per domare il rogo. L’intervento dei vigili del fuoco, durato oltre 4 ore, giunti da Gaeta con una motobarca ha scongiurato drammatiche conseguenze per alberghi e abitazioni. La testimonianza di un albergatore

Tre ettari di vegetazione sono andati in fiamme sull’isola di Ventotene la mattina di mercoledì 25 ottobre. L’intervento dei vigili del fuoco giunti da Gaeta con una motobarca ha scongiurato drammatiche conseguenze per alberghi e abitazioni, senza dimenticare che è stato necessario l’uso di mezzi aerei per domare l’incendio. Operazioni durate oltre quattro ore.

L’emergenza
Giornata di incendi in provincia di Latina, con vaste aree di vegetazione andate in fumo a Terracina, Lenola rendendo necessario l’utilizzo del canadair per le operazioni di spegnimento. Caso raro, ma non troppo, anche un rogo a Ventotene che ha distrutto oltre tre ettari di sterpaglie. Causa dell’incendio partito da Cala Battaglia, non sembrerebbero esserci dubbi, è la mano dell’uomo. Ed anche il vento di Levante ci ha messo il suo.

Il caso a Ventotene
«Ci siamo svegliati con le fiamme a pochi metri dall’albergo – racconta un imprenditore dell’isola – e francamente siamo sconcertati di come questo possa accadere in una zona protetta come Ventotene. Chiediamo alle istituzioni di indagare e di fare luce sulla questione, visto che ancora oggi il fuoco è usato per ‘fare pulizia’ nei terreni incolti. Una pratica che porta a risultati disastrosi come quello di oggi». Per fortuna i danni sono stati limitati alla sola vegetazione incolta.

Guarda il video

 

Fonte: Corriere della Sera

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Ventotene: vizio di notifica: l’escamotage della cricca per evitare il carcere

Geppino Assenso, Pasquale Romano, Daniele Coraggio, Antonio Langella e Claudio Santomauro, gli amministratori e imprenditori arrestati e scarcerati a Ventotene

Si allungano i tempi per la conclusione delle indagini preliminari sullo scandalo che lo scorso maggio culminò con l’arresto di cinque tra ex amministratori e tecnici del comune di Ventotene e imprenditori isolani accusati di aver pilotato l’esito di alcuni appalti pubblici a favore di imprese “compiacenti” con l’intento di ottenere finanziamenti da parte della Regione e favorire anche il voto di scambio. E’ stata infatti rinviata al prossimo 28 novembre, davanti la seconda sezione penale della Corte di Cassazione, la discussione del ricorso presentato dal sostituto procuratore Roberto Nomi Bulgarini della Procura di Cassino contro la decisione con cui lo scorso 13 giugno il Tribunale del Riesame di Roma aveva completamente annullato l’ordinanza di arresto notificata tre settimane prima dal Gip del Tribunale di Cassino Salvatore Scalera. La Procura chiede, invece, che venga riconosciuto esclusivamente il vincolo associativo tra i cinque indagati: l’ex sindaco Giuseppe Assenso, l’ex assessore al turismo del comune Daniele Coraggio, l’ex responsabile della ripartizione tecnica comunale Pasquale Romano e gli imprenditori Claudio Santomauro e Antonio Langella.

Il rinvio è stato provocato per un vizio di notifica nei confronti dell’avvocato Antonio Zecca, uno dei due legali (l’altro è il collega Luca Scipione) che fa parte del collegio difensivo di Pasquale Romano. Insieme agli avvocati Pasquale Cardillo Cupo, Caterina Suppa e Arturo Bongiovanni avevano ottenuto un significativo riconoscimento giuridico da parte del Tribunale della Libertà che non aveva sentenziato, a differenza di quanto sostiene la pubblica accusa, il vincolo associativo tra i cinque indagati, impossibilitati, dopo i clamorosi arresti (beneficeranno tutti dei “domiciliari”) a reiterare il reato perché da tempo non investiti più di alcun incarico pubblico. L’ipotesi di reato di associazione a delinquere è la principale freccia che vuole preservarsi il pm Nomi Bulgarini in sede dibattimentale. Ed è probabile – o quasi certo – che la Procura di Cassino attenda ora il pronunciamento della discussione del ricorso da parte della Corte di Cassazione prima di inviare al Gup del Tribunale della città martire la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dei cinque indagati.

Fonte: TempoReale.info

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Ventotene: gli ultimi colpi di coda della cricca

Umberto Assenso consigliere d’opposizione

L’indiscrezione circolava da giorni, ora è stata confermata. La Procura della Repubblica di Roma ha aperto un fascicolo contro ignoti sull’esito delle elezioni amministrative al comune di Ventotene dell’11 giugno scorso. Le indagini, confermate, scaturiscono dal circostanziato esposto che il candidato sindaco sconfitto, l’ex direttore generale del Ministero dell’Istruzione Raffaele Sanzo, aveva presentato all’indomani del voto – caratterizzato dall’eco derivante dai clamorosi arresti dell’ex sindaco Assenso, dell’ex assessore Coraggio, dell’ex responsabile dell’ufficio tecnico Romano e di due imprenditori – denunciando “gravissimi irregolarità” nelle operazioni di spoglio che decreteranno eletto il neo sindaco, il notaio Gerardo Santomauro. Sanzo, molto sibilinnamente, non ha voluto commentare l’iniziativa della magistratura. Ha soltanto confermato di “avere molte certezze su alcuni brogli ma non abbiamo voluto correttamente responsabilizzare nessuno. Lo faccia ora la Procura”.

Di certo all’esposto notificato negli uffici della cittadella giudiziaria di piazzale Clodio è stato allegato il comunicato che lo schieramento opposto a quello del nuovo sindaco Santomauro, la lista civica “Ventotene vive”, elaborò ed diffuse appena ultimate le operazioni di spoglio il 12 giugno scorso: “Dalle urne sono uscite 583 schede, di cui una falsificata, si direbbe, a fronte di 582 votanti. Essa era apparentemente uguale alle schede ufficiali ma non recava i simboli delle liste al proprio interno. Al termine del conteggio delle schede residue, inoltre, mancava una scheda ufficiale di votazione; mancava, cioè , una scheda della cui sparizione nessuno sapeva dare spiegazioni. E’ certo solo che la scheda non può essere uscita da sola ed è stata quindi portata al di fuori del seggio. Da chi? Perché? Il responsabile delle procedure, è bene ricordarlo, è il presidente del seggio. E questo non è assolutamente un atto d’accusa. Un fatto. Viene il fondato grave sospetto che sia stata attivata una ben nota procedura per il controllo del voto, senza un indiziato di sorta”. Si era rivolto, invece, alla locale Brigata della Guardia di Finanza il consigliere d’opposizione Umberto Assenso che aveva depositato un esposto sull’operato dei componenti del seggio elettorale. La presidente, moglie separata di un candidato (non eletto) consigliere per la lista del sindaco Santomauro, arrivò a denunciare Assenso per stalking..”

Il gruppo di opposizione di “Ventotene vive” aggiunse che “…la presidente non voleva accettare le dichiarazioni del nostro rappresentante di lista (Umberto Assenso,per l’appunto, ndr) che riportavano la descrizione dei fatti. Perché la presidente non voleva accettare a verbale le dichiarazioni correlate del rappresentante di lista? Il rappresentante di lista di “Ventotene Vive”, solo difensore delle proprie tesi, è stato sottoposto a pesanti pressioni psicologiche, lo si voleva tacitare?”. Ora la Procura di Roma ha accettato di valutare l’esistenza di “eventuali atti contrari alla legge e passibili di sanzioni penali”. E l’interrogativo finale di Sanzo a giugno fu pesantissimo:”Non intendiamo accusare i nostri competitor, ma certamente il dato è rilevante e grave. C’e una regia occulta che sfugge ai radar della politica ufficiale…”

Fonte: TempoReale.info

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Ri-arrestate la cricca di Ventotene!

Geppino Assenso, Pasquale Romano, Daniele Coraggio, Antonio Langella e Claudio Santomauro, gli amministratori e imprenditori arrestati e scarcerati a Ventotene

Quelle ordinanze di custodia cautelare non andavano annullate. Si discuterà il prossimo 17 ottobre davanti la seconda sezione penale della Corte di Cassazione il ricorso presentato dal sostituto procuratore Roberto Nomi Bulgarini della Procura di Cassino contro la decisione con cui lo scorso 13 giugno il secondo collegio del Tribunale del Riesame di Roma aveva completamente annullato l’ordinanza di arresto notificata tre settimane prima dal Gip del Tribunale di Cassino Salvatore Scalera a cinque tra ex amministratori e tecnici del comune di Ventotene e imprenditori dell’isola. Erano accusati, a vario titolo, di aver pilotato l’esito di alcuni appalti pubblici a favore di imprese “compiacenti” con l’intento di ottenere finanziamenti da parte della Regione e favorire anche il voto di scambio.

I giudici del Tribunale della Libertà, rimuovendo innanzitutto il vincolo associativo, accolsero completamente le istanze difensive dell’ex sindaco Giuseppe Assenso, dell’ex assessore al turismo del comune Daniele Coraggio, dell’ex responsabile della ripartizione tecnica comunale Pasquale Romano e degli imprenditori isolani Claudio Santomauro e Antonio Langella in base alle quali l’ordinanza del Gip Scalera era ormai orfana di gravi indizi di colpevolezza a carico dei loro assistiti, impossibilitati a reiterare il reato e da tempo non investiti più di alcun incarico pubblico. E invece il Sostituito Procuratore Nomi Bulgarini la pensa diversamente tant’è che, sul punto di chiedere al Gup al Tribunale di Cassino il rinvio a giudizio per gli indagati (assistiti dagli avvocati Luca Scipione, Pasquale Cardillo Cupo, Antonio Zecca, Caterina Suppa e Arturo Bongiovanni), ha sollecitato in Cassazione l’annullamento del provvedimento del Riesame chiedendo che venisse, invece, riconosciuto esclusivamente il vincolo associativo tra i cinque indagati.

Si tratta di una richiesta a cui si opporrà naturalmente il nutrito collegio difensivo secondo il quale al comune di Ventotene non c’è mai stata un’associazione a delinquere in grado di decidere le sorti di alcuni appalti pubblici. Tutt’altro. Il Riesame a giugno, infine, aveva applicato, in forma preventiva, per Coraggio, nelle veste di operatore nautico, e per gli imprenditori Santomauro e Langella una sorta di ”interdittiva” con cui non hanno potuto partecipare per due mesi alle gare d’appalto promosse da enti pubblici.

Fonte: TempoReale.info

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Ventotene: Acqualatina o Ministero dell’Ambiente?

Continuano i botta e risposta a distanza per la contestata installazione del dissalatore a Ventotene. Protagonisti, questa volta, il Ministero ed il Comune.

La lettera del Ministero dell’Ambiente, a firma del dirigente della Divisione II, ingegner Francesco Gigliani:

“Nel riscontrare la nota di codesto comune, concernente la realizzazione dell’impianto del dissalatore in Ventotene, si rappresenta che rispetto agli aspetti individuati come sensibili:

la salamoia non rappresenta un’inquinante, ma solo un concentrato di sali già presenti nell’acqua di mare. La sua immissione in mare può essere effettuata a mezzo di diffusori posizionati in zone idonee in modo da massimizzarne la diluizione in mare onde evitare pregiudizio per l’ambiente marino.

Le acque derivanti dalla pulizia delle membrane, sebbene tale operazione sia da considerarsi saltuaria,qualora costituite da sostanze chimiche potenzialmente pericolose, andrebbero stoccate e trattate come rifiuti liquidi”.

La risposta del Comune di Ventotene alle sottolineature del Ministero.

“Al Ministero dell’Ambiente Tutela del Territorio e del Mare – Dir. Gen. Divisione II Dir. Dr. Maturani Antonio, Al Ministero della Salute, Alla Regione Lazio DG Ambiente e Sistemi Naturali – DG Risorse idriche e difesa suolo Concessioni Demaniali Marittime; all’ARPA Lazio; alla Provincia di Latina Settore Ambiente; Al RAM – Reparto Ambientale Marino del Corpo delle Capitanerie di Porto

Facendo riscontro alle note trasmesse in data 5 Settembre 2017 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, si precisa quanto segue. L’attuale amministrazione del Comune di Ventotene si è opposta all’impianto del dissalatore in quanto le localizzazioni dell’opera di presa e dello scarico della salamoia (e dei detergenti utilizzati per la manutenzione delle membrane nella RO), risultano oggettivamente inadeguate e rischiose per l’ecosistema marino e la salute delle persone. Lo scarico della salamoia è stato previsto a ridosso della scogliera della diga foranea del porto di Ventotene (Area C dell’Area Marina Protetta), laddove a circa 90 metri di distanza insistono praterie di Cymodocea Nodosa e poco più in là di Posidonia Oceanica che, come è noto, sono delle piante acquatiche protette, particolarmente sensibili alle variazioni della salinità.

E’ appena il caso di ricordare che le praterie di Posidonia sono tutelate tramite apposita istituzione delle cosiddette aree S.I.C. (Siti di Importanza Comunitaria) che sono inserite, come ambienti da tutelare, nella direttiva Habitat 92/43 CEE, recepita nella legislazione italiana con il DPR n.357 del 8/9/1997. Lo smaltimento della salamoia è realizzato mediante condotta su fondali che non superano i 10/15 metri di profondità, ove crescono le suddette piante e dove è molto elevata la presenza di plancton e molti altri microrganismi essenziali per la vita della fauna ittica. Va ricordato che la Posidonia Oceanica, laddove le acque sono molto trasparenti e favoriscono la penetrazione dei raggi solari, è in grado di vivere fino a 40 metri di profondità e pertanto un eventuale sistema di smaltimento della salamoia dovrebbe essere allocato in batimetriche superiori almeno ad 80 metri di profondità. In genere si considera la dispersione di sale in mare un processo non inquinante.

Non è così in quanto la dispersione di un soluto ad alta concentrazione salina nelle acque del mare ne altera le caratteristiche fisico chimiche in modo tale da cambiare la salute, la struttura e l’abbondanza degli esseri viventi, soprattutto in merito a ciò che non viene compensato da una reazione naturale (o antropica) che ne annulli completamente gli effetti negativi. Altro discorso sarebbe lo stoccaggio a terra della salamoia (e di ogni altro inquinante) con smaltimento per uso commerciale. In tal caso si eviterebbe del tutto ogni problema legato allo sversamento in mare. La manutenzione delle membrane per la Osmosi Inversa è caratterizzata dall’uso di numerose sostanze chimiche antincrostanti, antivegetative, biocide. Numerose sono le sostanze acide impiegate tra cui acido Citrico, Ossalico, Solforico, Cloridrico, Acido Etilendiamintetraoacetico (EDTA) e ancora Idrossido di Sodio, Perborato di Sodio, Ipoclorito di Sodio, ecc.

Queste sostanze non possono e non devono essere disperse in mare ma allontanate e smaltite come rifiuti speciali. Per quanto detto l’opera di scarico della salamoia, qualora dovesse esserne previsto lo smaltimento in mare, dovrà essere completamente ripensata (diffusione non inferiore ad 80 metri di profondità) e sottoposta a periodico monitoraggio circa gli effetti provocati sui fondali. Va ripensata anche l’opera di presa che, per evitarne l’eventuale influenza della salamoia scaricata in mare, è stata predisposta all’interno del porto commerciale. Persistono in queste acque: idrocarburi, metalli pesanti, sostanze oleose e fanghi che puntualmente vengono rimossi dai fondali e messi in circolazione dal movimento delle eliche dei traghetti e degli aliscafi che entrano e manovrano per l’attracco e la partenza. A ciò si aggiunga il transito continuo di tutte le altre imbarcazioni da diporto che attraccano e partono dai pontili. Com’è possibile che un’opera di presa di acqua marina per la produzione di acqua destinata al consumo umano possa essere attinta nel luogo più inquinato dell’intera isola?

Vi è da aggiungere che con l’opera di presa all’interno del porto, le membrane andrebbero incontro ad accumulo di incrostanti e altri residui in tempi ravvicinati e, in tal caso, la manutenzione diverrebbe molto più frequente con netto incremento dell’uso e dello smaltimento in mare di sostanze acide altamente inquinanti. C’è da chiedersi come si possa considerare questi reflui inoffensivi e prevederne una dispersione in mare e per giunta all’interno di un’Area Marina Protetta. Per tali ragioni si ritiene opportuno che gli Enti interessati si esprimino nel merito delle questioni rappresentate e chiariscano le modalità ed i contesti in cui vanno realizzate le opere di presa dell’ acqua di mare ed altrettanto facciano per le opere di smaltimento della salamoia”.

Fonte: H24 Notizie

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Colpevoli ma impuniti

A pochi giorni dalla conferma in Appello delle condanne di primo grado per omicidio colposo: l’ex sindaco Giuseppe Assenso e il responsabile dell’Ufficio tecnico comunale Pasquale Romano sono stati condannati a due anni e quattro mesi di reclusione, per un altro ex primo cittadino, Vito Biondo, e per il dirigente che garantì circa la regolarità dei lavori di messa in sicurezza dell’area, Luciano Pizzuti, la condanna è a un anno e dieci mesi con pena sospesa.

Ed è proprio da questo punto che riparte Bruno Panuccio, padre di Sara che insieme alla compagna di classe Francesca Colonello, durante un campo scuola, il 20 aprile 2010, perse la vita sulla spiaggia di Cala Rossano a Ventotene travolta dal crollo di un costone di roccia (ferita un’altra giovanissima: Atena Raco). Fin dai primi istanti di quel terribile giorno, Bruno è rimasto in prima linea per combattere e ottenere il riconoscimento delle responsabilità degli amministratori pubblici per quella tragedia, perché non poteva essere “una fatalità”. Tutti sapevano del crollo, e gli stessi responsabili avevano chiesto ingenti finanziamenti per mettere in sicurezza l’isola e quel costone in particolare, salvo dimenticarsi di limitare l’accesso all’area o segnalare quantomeno il pericolo. Una condanna che diventa un precedente molto importante per il futuro delle vittime per dissesto in Italia come terremoti, inondazioni e crolli e che oramai si contano a migliaia.

Ma l’assurdità risulta dalla circostanza per cui nonostante Sara e Francesca siano morte a 14 anni, coloro riconosciuti colpevoli, seppur riconosciuti tali, non faranno nemmeno un giorno di carcere. Perché il reato contestato è l’omicidio colposo. Per Panuccio, invece, andrebbe cambiata una legge troppo generica rispetto alle dimensioni che ha oramai assunto il fenomeno del dissesto idrogeologico in Italia. Serve una legge ad hoc, che inasprisca le pene per le istituzioni, o per coloro vengono riconosciuti responsabili della morte di cittadini innocenti. O comunque trasformare l’omicidio da colposo a doloso.


Condannati per omicidio Giuseppe Assenso, Vito Biondo e Pasquale Romano

Eppoi un invito, in primis agli amministratori pubblici, sindaci su tutti, affinché guardandosi allo specchio capiscano che la priorità del mandato che hanno ricevuto è la salvaguardia, la tutela e il miglioramento della vita delle persone e dei propri concittadini. Eppoi a questi ultimi, affinché capiscano la responsabilità civile che ognuno di noi ha verso se stesso, di denunciare, impegnarsi e combattere quotidianamente, per migliorare tutto ciò che non va. “Perché – conclude – i sorrisi, gli abbracci e i progetti – non te li restituisce più nessuno”.

Fonte: H25 TV

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Geppino e Pasqualino: nullatenenti e omicidi impuniti?

Il gatto e la volpe

Prescrizione. È una parola che non vuol assolutamente sentire Bruno Panuccio, il papà di Sara, la ragazzina di 13 anni che, insieme a Francesco Colonnello, morì il 20 aprile 2010 travolta da un costone di tufo staccatosi dalla falesia della spiaggia di Cala Rossano a Ventotene. Nei giorni scorsi la prima sezione della Corte d’Appello di Roma con l’ipotesi di omicidio colposo aveva confermato integralmente la sentenza di condanna a due anni e quattro mesi per l’ex sindaco dell’isola Giuseppe Assenso e l’ex responsabile della ripartizione tecnica del comune, Pasquale Romano, ad un anno e dieci mesi anche l’ex primo cittadino Vito Biondo, e il dirigente del Genio Civile di Latina, l’ingegner Luciano Pizzuti.

Condannati per la seconda volta per omicidio: Giuseppe Assenso, Vito Biondo e Pasquale Romano

Ma è in atto una sfida psicologica tra le parti civili e le difese, pronte a ricorrere in Cassazione: a dicembre scadranno i termini della prescrizione. I giudici di secondo grado hanno anche disposto la stessa provvisionale, due milioni e 600 mila euro quale risarcimento danni, emessa dall’ex giudice monocratico Carla Menichetti nei confronti dei familiari delle due vittime costituitisi parte civile ma Panuccio nell’intervista telefonica rilasciata a Saverio Forte questo aspetto civilistico lo considera molto secondario, se non influente.

Ascolta l’intervista

Fonte: TempoReale.info

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La scuola di Ventotene non chiuderà

Il vicepresidente della Regione Lazio Smeriglio e il sindaco di Ventotene Santomauro

«Abbiamo lanciato il sasso nell’acqua e qualcosa si sta muovendo». Il sindaco di Ventotene è contento. Left lo ha sentito appena poco dopo l’incontro di ieri in Regione e le prospettive per la scuola dell’isola, destinata alla chiusura per mancanza di studenti, sono un po’ più rosee. Tra l’altro, mentre soffia il vento xenofobo un po’ in tutta Italia che arriva perfino alla bocciatura dello ius soli anche da parte di chi, come il partito democratico aveva sempre sostenuto la legge sulla cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia, l’appello del sindaco per far arrivare famiglie di migranti con figli, va decisamente controcorrente.
Gerardo Santomauro, eletto in una lista civica a giugno, qualche giorno fa aveva lanciato, appunto, l’appello che ha fatto notizia: «Vogliamo salvare la nostra scuola, siamo pronti ad accogliere famiglie di migranti con figli», aveva detto. Suscitando, almeno stando alle dichiarazioni apparse sui media, non poche preoccupazioni e resistenze da parte dei genitori dei pochi bambini – due alle medie e otto alle elementari – dell’isola e che frequentano la scuola intitolata ad Altiero Spinelli. Le mamme intervistate erano state piuttosto lapidarie: non c’è posto per altre persone a Ventotene e poi cosa faranno?
Dopo l’incontro con Massimiliano Smeriglio vicepresidente con alla delega alla Scuola e formazione, Santomauro è soddisfatto. «Ho trovato passione e impegno per contrastare lo spopolamento dell’isola». Il piano concordato prevede alcuni punti che lo stesso sindaco spiega: «Il primo è rendere memorabile l’ultimo anno della scuola alle due bambine alle quali è stato garantito l’anno scolastico. Potranno svolgere attività che non hanno mai avuto, dallo sport alla musica e al teatro. Insomma, stiamo cercando di rendere la scuola di Ventotene una scuola vera, con un livello elevato di istruzione che scoraggerà le persone ad abbandonare l’isola». Pieno appoggio anche sulla possibilità di accogliere famiglie di migranti con stranieri. «Prima di tutto ne parleremo con la popolazione per coinvolgerla ma anche in questo caso la Regione ha garantito risorse. E il luogo per ospitarli c’è già, la casa alloggio per anziani che per metà è vuota. Spero che questo piano entri in funzione il prossimo anno, quando la scuola media rischia davvero la chiusura». Il sindaco non esclude nemmeno la possibilità di ospitare i minori stranieri non accompagnati, coloro per i quali è stata promulgata la cosiddetta legge Zampa. «Conosciamo il tema e la legge, ne abbiamo parlato anche qui a Ventotene in un convegno», dice Santomauro.
Ma è il terzo punto che rilancia la formazione nell’isola. «Non solo non chiudiamo la scuola ma creiamo a Ventotene un triennio di istruzione professionale che non c’è mai stata. Formazione professionale legata al turismo, e quindi i ragazzi invece di andare via potranno svolgere un corso triennale nella loro isola. Alcune mamme hanno detto “se vengono questi ragazzi, ma dopo cosa gli facciamo fare”. Ecco, noi cerchiamo di dare un futuro a questi bambini».
Infine l’ultima notizia, il piano di salvataggio del carcere di Santo Stefano, nell’isolotto di fronte a Ventotene, dove venne incarcerato anche Sandro Pertini. Qui dovrebbe sorgere la scuola di alta formazione europea. Il progetto per la “rifunzionalizzazione” della enorme struttura, 70 milioni di euro stanziati va avanti. «Il progetto è operativo, sta andando avanti, è stato istituito un tavolo tecnico permanente e il 2 agosto è stato firmato il contratto istituzionale di sviluppo, dall’amministrazione di Ventotene, dal ministro Franceschini per i beni culturali e dalla sottosegretaria Boschi. Ora tutto è nelle mani di Invitalia che deve bandire il concorso internazionale di progettazione».

Fonte: Left.it

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