Ventotene: vizio di notifica: l’escamotage della cricca per evitare il carcere

Geppino Assenso, Pasquale Romano, Daniele Coraggio, Antonio Langella e Claudio Santomauro, gli amministratori e imprenditori arrestati e scarcerati a Ventotene

Si allungano i tempi per la conclusione delle indagini preliminari sullo scandalo che lo scorso maggio culminò con l’arresto di cinque tra ex amministratori e tecnici del comune di Ventotene e imprenditori isolani accusati di aver pilotato l’esito di alcuni appalti pubblici a favore di imprese “compiacenti” con l’intento di ottenere finanziamenti da parte della Regione e favorire anche il voto di scambio. E’ stata infatti rinviata al prossimo 28 novembre, davanti la seconda sezione penale della Corte di Cassazione, la discussione del ricorso presentato dal sostituto procuratore Roberto Nomi Bulgarini della Procura di Cassino contro la decisione con cui lo scorso 13 giugno il Tribunale del Riesame di Roma aveva completamente annullato l’ordinanza di arresto notificata tre settimane prima dal Gip del Tribunale di Cassino Salvatore Scalera. La Procura chiede, invece, che venga riconosciuto esclusivamente il vincolo associativo tra i cinque indagati: l’ex sindaco Giuseppe Assenso, l’ex assessore al turismo del comune Daniele Coraggio, l’ex responsabile della ripartizione tecnica comunale Pasquale Romano e gli imprenditori Claudio Santomauro e Antonio Langella.

Il rinvio è stato provocato per un vizio di notifica nei confronti dell’avvocato Antonio Zecca, uno dei due legali (l’altro è il collega Luca Scipione) che fa parte del collegio difensivo di Pasquale Romano. Insieme agli avvocati Pasquale Cardillo Cupo, Caterina Suppa e Arturo Bongiovanni avevano ottenuto un significativo riconoscimento giuridico da parte del Tribunale della Libertà che non aveva sentenziato, a differenza di quanto sostiene la pubblica accusa, il vincolo associativo tra i cinque indagati, impossibilitati, dopo i clamorosi arresti (beneficeranno tutti dei “domiciliari”) a reiterare il reato perché da tempo non investiti più di alcun incarico pubblico. L’ipotesi di reato di associazione a delinquere è la principale freccia che vuole preservarsi il pm Nomi Bulgarini in sede dibattimentale. Ed è probabile – o quasi certo – che la Procura di Cassino attenda ora il pronunciamento della discussione del ricorso da parte della Corte di Cassazione prima di inviare al Gup del Tribunale della città martire la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dei cinque indagati.

Fonte: TempoReale.info

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