Ventotene è devastata, in tutti i sensi.
Sono devastate le sue coste, ricoperte da tonnellate di cemento e di ferro imposte in nome di una messa in sicurezza impossibile e irraggiungibile, che appesantisce ancor di più il già fragile equilibrio del tufo.
Sono stuprate le sue campagne, un tempo orgoglio di fichi d’India e lenticchie, oggi paesaggio di case, loculi, capannoni, muri, reti e cancelli abusivi, nati, come i funghi, nel giro di una notte.
È irrisa e abbandonata la sua storia, perle architettoniche e archeologiche in pasto a porci che le usano solo per promesse irrealizzate, per strappare visibilità pubblica, e soprattutto soldi.
Anche la terra a Ventotene è martoriata, da rifiuti e diossine mai bonificate, che stanno lì, pazienti, con il loro carico di morte.
E il mare, invaso da liquami ad ogni estate, con buona pace dell’area protetta, e della salute pubblica.
A Ventotene tutti sono contro tutti. Ognuno guarda solo al suo, e cerca di fottere gli altri, siano essi concittadini o turisti, povere quaglie da spennare ogni volta un po’ di più.
A Ventotene il disagio sociale si tocca con mano, tra i ragazzi che si buttano dagli scogli, nell’alcol che scorre a fiumi tra gli adolescenti della movida estiva.
A Ventotene si è perso ogni pudore, ogni remora, ogni umanità.
A Ventotene regna da undici anni lo stesso sindaco, la stessa amministrazione, la stessa cricca.
Le condanne per omicidio, i rinvii a giudizio per peculato, gli avvisi di garanzia per inquinamento, abusivismo, danni all’erario sono medaglie sul petto di costoro, generali di un popolo di rassegnati che non vuole cambiare, nella vacua speranza che qualche briciola possa cadere, magari per sbaglio, anche sulla loro tavola.
Ventotene è morta. Amen
Fonte: TeleFree