Ventotene: incapaci anche a studiare

La scuola di Ventotene

La scuola di Ventotene

Gli studenti dell’isola di Ventotene sono penalizzati, non hanno la garanzia di un’istruzione adeguata al pari dei loro coetanei che vivono sulla terraferma. Ed infatti sono tante le famiglie che hanno deciso di sacrificarsi, di dividersi – con tutte le conseguenze del caso -, ed iscrivere i propri figli nella scuole di Formia. Ogni anno si ripete puntuale il problema degli insegnanti che accettano una cattedra sulle isole per poi presentare un certificato medico perchè «pesa» prendere il traghetto e partire per l’isola, magari per poche ore la settimana. Sono quella categoria di insegnanti che accettano l’incarico pur di vedere aumentare il proprio punteggio e risalire sempre di più la graduatoria e vedersi finalmente assegnato un posto vicino alla propria città. E si sa che le isole danno più punteggio perchè sono destinazioni «disagiate». E si sa che tanti insegnanti, anche se non tutti, utilizzano il «trucchetto» della malattia. Tutto questo però ricade sugli studenti che vengono penalizzati nell’istruzione che gli spetta, venendo a mancare la continuità.
Quest’anno il problema a Ventotene sta assumendo un carattere davvero preoccupante. Il problema non riguarda la scuola elementare dove per fortuna gli insegnanti sono dell’isola, ma la scuola materna e la media. Qui poi si verifica anche un altro disagio spesso vengono accorpati alunni della prima, della seconda e della terza media. Le multicalssi infatti penalizzano ancora di più gli studenti che non potranno mai seguire un programma adatto al loro livello di istruzione. Questo determina che la loro preparazione sarà insufficiente per affrontare le scuole superiori. Del disagio si è fatto carico anche il sindaco di Ventotene Giuseppe Assenso, il quale pur no potendo materialmente fare nulla sta seguendo da vicino la questione con grande preoccupazione: «Noi dobbiamo fare di tutto per garantire il diritto allo studio dei nostri studenti. Spero che la situazione trovi a stretto giro una soluzione».

Fonte: Latina Oggi

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2 risposte a Ventotene: incapaci anche a studiare

  1. Mariacivita scrive:

    Perchè vedere sempre tutto negativo!
    Io le trovo molto stimolanti x tutti i bimbi di età diversa..
    se è una classe che ne contiene comunque pochi ma affiatati a stimolarsi a vicenda!

    Bisognerebbe valutare l’ insegnante e magari “percepire” dalle sue parole con quale entusiasmo parla della sua didattica, se è molto entusiasta vuol dire che è capace di seguire insieme i bimbi.
    I più piccoli sono molto più stimolati a fare le cose dei più grandi mentre i più grandi aiutano i più piccoli autoapprendendo in modo più spontaneo che nelle scuole “normali” in cui ogni alunno semplicemente è classificato con un voto e non c’è assolutamente confronto costruttivo uno scambio….

    Si pensa che nelle scuole normali i bambini vengano preparati meglio! Non è assolutamente così..dipende sempre dal tipo di insegnante e dal suo modo di insegnare..oltre che al modo in cui il bimbo è coinvolto..
    E poi a Ventotene per la scuola media ci sono in tutto 22 alunni, non è un numero considerevole.

  2. Nostalgico scrive:

    aglieri.tripod.com/maestranapoletana.htm
    La maestra Iole
    Jole aveva 23 anni.
    23 giugno 1924 Lunedì
    O Napoli, o mia cara e dolce terra natia, tu resti là al tuo posto, sorridente, beata, mentre io mi allontano tanto e vado verso l’ignoto, verso l’oscurità profonda che non ha scintille luminose, che non ha momenti, pur brevi, di passeggera gioia. Io mi allontano per la prima volta dalla tua terra incantata, satura di soave poesia, ed attraverso il tuo mare azzurro per raggiungere un’isoletta sperduta nell’immensità delle acque, lontano da te, dalla nonna mia e dalla mia sorellina.
    Ecco: siamo arrivati a Ventotene. A questo nome un pianto, represso fino ad allora, libera l’animo mio dall’oppressione. Mi faccio coraggio; bacio l’insegnante conosciuta sul vapore ed, aiutata dal cameriere di bordo e dal tenente, scendo nella barca che lieve lieve cammina sull’onda azzurra e serena.

    Siamo al porto: i piccoli scugnizzi, allievi della scuola, si inebriano alla vista del vapore atteso, si sentono grida di gioia. Finalmente la barca si ferma, io discendo. Tra gli sguardi curiosi dei piccoli e dei paesani mi dirigo accompagnata da una bimba (che sarà mia alunna) e da un facchino in casa Verde, giù alla “Calanave”. Quanto mi sembra strana questa prima lontananza, questo primo viaggio fatto in mare per raggiungere il mio primo posto di lavoro in un’isola lontana, sola, senza alcuna persona cara accanto a me! Eppure quanto coraggio infondo al mio animo stanco e dolente, gonfio di amarezza.
    24 giugno 1924 Martedì

    É il mio primo giorno d’insegnamento. Eccomi in cattedra di fronte a 50 scolaretti non certo modelli, né ideali (come li vedevo nelle lezioni di tirocinio con la signora Zammarano alla scuola modello Margherita di Savoia); ma per me sono questi bimbi come i teneri ed olezzanti fiori e sogni d’incanto sono questi visetti abbronzati dal sole dagli occhioni neri neri e scintillanti e dai denti bianchissimi. Sono indisciplinati, sfrenati, non amano lo studio; ma è la loro fanciullezza selvaggia che ha bisogno di aver libero il campo delle sue azioni, che sente vivo il bisogno di espandere i suoi sentimenti, gli affetti; anche le bizze i capricci non li sanno frenare; bisogna avere pazienza ed essere con loro buoni e comprensivi e nello stesso tempo autoritari. A me così come sono, sono cari lo stesso; sono come l’olezzante profumo dei fiori, come il loro colore acceso o pallido e destano nel mio animo la soave tenerezza del tramonto infocato sul mare calmo e sereno.

    Il primo mio apparire li ha intimoriti, i loro visetti mi hanno dimostrato serietà, i loro occhi si sono fissati su di me, mi hanno guardato con aria tranquilla, quasi presaghi che io non avrei adottato gli stessi metodi della collega precedente (Laddonimada), che li sferzava.

    Imperatore, dopo avermi presentato la scolaresca mi indica i nome dei ribelli e poco educati, poi mi lascia ed io inizio la mia lezione. Sono tranquilli e attenti e le ore di lezione trascorrono con grande calma. Sono contenta; dopo aver assegnato i compiti per casa (loro dicono “dare l’assegno”) vado via, alle 12, verso casa accompagnata da un’alunna (Aiello Agnese) che abita vicino.

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