Un gruppo di dipendenti attacca la compagnia che dovrebbe assicurare le corse per le Pontine: «Coi 13 milioni di fondi pubblici incassati, potrebbe fare molto di più»
L’ultimo a intervenire con un appello al miglioramento del servizio è stato il neo sindaco di Ponza Piero Vigorelli. Davanti alla Commissione Sviluppo economico, ricerca, innovazione e turismo della Regione Lazio, parlando dei collegamenti Pontine-terraferma, ha ribadito: «L’obiettivo è di avere più corse». La stessa richiesta di Ventotene, che dopo sei mesi di disservizi affronta la stagione estiva con un orario di aliscafi e traghetti a malapena soddisfacente. E adesso tocca ai marittimi: un gruppo di dipendenti di Laziomar ha scritto alla Procura di Latina e all’assessore ai Trasporti del Lazio per reclamare contro la «mala gestione» della società di trasporto (nata dalle ceneri di Caremar) che mette a rischio l’occupazione di 120 marittimi.
SPERPERO DI DENARO PUBBLICO – Secondo i marinai imbarcati sugli aliscafi Alnilam e Monte Gargano – che servono Ponza e Ventotene -, va fermato lo sperpero del denaro che la Regione Lazio e l’Unione Europea versano alla Laziomar: «La compagnia – sostengono – da metà giugno 2012 sta perdendo terreno a causa di continui prevedibili guasti e di una poco oculata gestione degli interventi di riparazione, favorendo così altre società private provenienti da Napoli».
SEI MESI DI ODISSEA – La lettera spedita dai marittimi solleva il coperchio su un periodo di gestione che definire inefficiente è poco: dal febbraio 2012, guasti e incidenti vari hanno lasciato le Pontine ripetutamente prive di collegamenti con la terraferma. In aprile, dopo un blocco dovuto al maltempo, la rottura dei motori di un aliscafo e la manutenzione della nave Tetide avevano costretto l’unico aliscafo di Laziomar rimasto integro a fare doppio servizio con corse uniche per le due isole: 2 ore e mezza per raggiungere Ventotene dalla terraferma.
All’inizio di giugno la grande nave Don Francesco noleggiata presso la Snav (a spese, ingenti, della Laziomar) per sostituire il traghetto Tetide in avaria, aveva lasciato a terra molti passeggeri perchè un controllo della Finanza aveva rivelato l’assenza di alcune scialuppe di salvataggio omologate. Tra i tanti episodi che hanno comportato disagi e disservizi, quello del 21 giugno, quando un «problema tecnico» lasciò sul molo di Formia – per sei ore sotto il sole cocente – 60 passeggeri.
LE ACCUSE DEI LAVORATORI DEL MARE – «I vertici di Laziomar stanno buttando a mare denaro pubblico – accusa un sindacalista – mettendo in ginocchio la compagnia. Per noleggiare la Don Francesco presso la Snav sono stati spesi migliaia di euro al giorno». La verità, sostiene , «è che si fanno male i lavori per poter lasciar fermi i mezzi e favorire altre compagnie: questo perchè, se la compagnia chiudesse i bilanci in attivo, si vedrebbe ridotti i contributi regionali e dell’Unione Europea. E l’anno dopo ci sarebbero meno soldi da spartire».
CANTIERI E INTERVENTI SOSPETTI – Uno dei sistemi per «buttare soldi», spiegano i dipendenti Laziomar, «è dichiarare che i motori di bordo hanno superato un certo numero di ore di lavoro, fermare la nave/aliscafo e mandarla in manutenzione: peccato che soltanto due giorni dopo essere uscito dal cantiere, un aliscafo si sia fermato i mare aperto con un motore rotto». Disagi per i passeggeri, vantaggi per la compagnia: «Significa che in cantiere avevano fatto il minimo indispensabile per rimandare la nave in linea – spiega la gola profonda di Laziomar – tanto c’è l’assicurazione a copertura totale».
ASSICURATI E RIMBORSATI – Alcuni lavoratori del trasporto marittimo starebbero preparando un dossier per la Procura di Latina nel quale raccontano che l’assicurazione – i Lloyd di Londra – copre tutto il danno per i motori in panne e per questo le «dichiarazioni di intervento fittizie» servirebbero alle compagnie marittime «per ottenere rimborsi integrali in caso di blocco in mare: l’intero costo del motore e della riparazione».
FONDI EUROPEI E LEASING – «Stanno speculando per far andare tutto a picco – riprende il sindacalista -. Non è vero che non si possono garantire i collegamenti per le isole Pontine, il problema è che non si vogliono garantire. Con i soldi spesi fino ad oggi per il noleggio delle varie navi da Snav avrebbero potuto aprire un leasing per mettere in linea navi nuove e risparmiare sulle riparazioni».
I soldi di cui parlano i dipendenti Laziomar sono i «10 milioni e 800 mila euro che arrivano ogni anno dalla Ue per la gestione del servizio pubblico e i 3,8 milioni di fondi che versa la Regione Lazio come contributo per mantenere queste linee». Il tutto al netto degli incassi dei biglietti: 5 milioni di euro l’anno. Certo, alla somma totale vanno tolti i costi del personale navigante, degli ormeggiatori, del gasolio. Fatto il conto, resterebbe «un utile di quasi 3 milioni di euro».
LA REGOLA DEL PASSIVO OBBLIGATO – «Invece siccome le aziende pubbliche devono sempre andare in passivo altrimenti si decurtano i contributi Ue, portano sempre i conteggi in rosso: ecco perchè si spendono tutti quei soldi in riparazioni e noleggi esterni». Intanto, spiegano i marittimi, la compagnia non prende neppure in considerazione l’aumento delle corse sulle Pontine e l’eventuale creazione di una linea Formia-Ischia. Non solo, Laziomar «ha lasciato che una compagnia privata la sostituisse in toto su una linea molto redditizia come la Anzio-Ponza».
RISCHIO FALLIMENTO – Si rischia il fallimento e la messa in mobilità di 120 lavoratori Laziomar: 60 persone effettive e 60 di turno stagionale. «Spesso – denuncia Gaetano, 25 anni di mare alle spalle – alcuni di noi restano abbandonati in un cantiere a prendere il sole perché l’aliscafo o la nave è in riparazione. Ci pagano solo la giornata lavorativa di cantiere e perdiamo straordinario e rimborsi trasferta, con una decurtazione in busta paga che a volte arriva a 600 euro al mese». E conclude: «Siamo convinti che a settembre Laziomar sarà già in condizioni da tali da giustificare una gara d’appalto per la privatizzazione».
Fonte: Corriere della Sera