Quell’idea folle di un tunnel a Ventotene

In merito all’approvazione del Consiglio comunale di Ventotene dei giorni scorsi del progetto di realizzare un tunnel di circa 300 metri per collegare il porto al centro del paese ho deciso di pubblicare questa nota, ero dubbioso se stavolta rimanere in silenzio per non apparire il solito critico mosso da rancori personali, dato che il 20 aprile scorso nel crollo di Cala Rossano hanno perso la vita mia figlia Sara e la sua amica Francesca oltre a ferire gravemente Athena. In molti punti di questo mio scritto mi troverà costretto a ribadire concetti già espressi precedentemente, ma ciò mi è d’obbligo per la conoscenza di quanti mi leggono per la prima volta. Ventotene è il più piccolo comune dell’ Italia centrale con il suo km 1,5 quadrato di territorio, il che significa che percorrerlo a piedi da un punto all’altro equivale al massimo ad una modesta passeggiata. Ed allora a che serve questa opera faraonica ? In tutte le piccole isole del Mediterraneo vige il divieto di introdurre automobili, se non con permessi limitati a veicoli per disabili, ecc., qui invece il sindaco Giuseppe Assenso ha motivato le ragioni di tale opera nel venire incontro alla richiesta dei turisti che, secondo lui, necessitano del loro personale mezzo di trasporto. Per andare dove ? Non bisogna dimenticare che la quasi totalità dell’isola è interdetta a causa della franosità della stessa. Il sindaco stesso è stato rinviato a giudizio per l’omicidio di cui sopra, insieme al suo degno responsabile dell’ufficio tecnico Pasquale Romano ed altre tre persone, oltre ciò il Comune è fonte di indagine da parte della Corte dei Conti per bilanci a dir poco anomali. Da anni la gestione dello stesso ha fatto in modo che Ventotene abbia uno dei tassi d’abusivismo più alti dell’intera nazione (2 case su 3 risultano non censite), il cemento è stato il volano economico di sostegno a ditte, tra le quali pare qualcuna in odore di camorra, sempre prescelte e quasi sempre le stesse per lavori che sotto la denominazione di somma urgenza non han dovuto fare la trafila di gare d’appalto. Oggi si parla di un costo stimato di circa 6 milioni di euro, i quali con varianti in corso d’opera potrebbero raddoppiarsi:  è il solito e vecchio discorso di quali interessi ci siano dietro la voce lavori pubblici. L’assessore all’Ambiente non ha trovato di meglio che astenersi al momento della votazione, il suo atteggiamento da Ponzio Pilato è a dir poco irritante: a tutt’ oggi non ha espresso pubblicamente il suo parere su ciò per cui viene stipendiato. In qualsiasi paese civile un ‘amministrazione del genere sarebbe destituita all’istante, qui invece nessuna voce autorevole li disturba, fatta eccezione per il capogruppo dei Verdi alla Regione Lazio Angelo Bonelli, e glie ne rendo merito, il quale ha presentato un’interrogazione a vari organi preposti al controllo superiore, per verificare se ci siano i presupposti per fermare tale scempio. Speriamo riesca ad ottenere risultati. Concludo dicendo che Ventotene ha imboccato il tunnel della vergogna civile e molti suoi concittadini, non tutti, ne sono gli artefici con il loro omertoso appoggio ad una giunta che ha nel comportamento criminoso il suo fare quotidiano. Il vostro autolesionismo denota che non avete nessun amore per quella che una volta era definita la “ Perla del Mediterraneo” ed oggi viene ribattezzata “l’isola del cemento e del malaffare”.

Bruno Panuccio

Fonte: Terra e Costituente Ecologista

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