A Santo Stefano non serve l’lSIS, basta lo Stato

Il penitenziario di S. Stefano

Il penitenziario di S. Stefano

Fra queste mura, dove nell’Ottocento avevano sofferto i padri del Risorgimento, il regime fascista incarcerò Sandro Pertini, presidente della Repubblica». La lapide all’ingresso del carcere di Santo Stefano – l’isola deserta davanti a Ventotene dove furono prigionieri anche Umberto Terracini e Mauro Scoccimarro (Altiero Spinelli e Ernesto Rossi furono al confino nella vicinissima Ventotene) – ha i bordi in disfacimento, tra rovi, sterpaglie e mura pericolanti: ma non è ancora nulla.Il carcere-Panopticon, costruito nel 1795 da Ferdinando IV di Borbone come esperimento per la detenzione perfetta (forma a ferro di cavallo ispirata alle teorie di Bentham, controllo totale dei detenuti da una sola torretta centrale), un monumento inestimabile per la coscienza storica dell’Italia, vive ormai in uno stato di degrado irreversibile. Altro che Pompei: qui rischia di cadere tutto da un momento all’altro e fioccheranno i titoloni del giorno dopo.

Lo scandalo

Se questo non è uno scandalo, di cui interessare tutti, dal governo Renzi alla presidenza della Repubblica, nulla lo è. Nel penitenziario di Santo Stefano è passata la nostra storia risorgimentale, liberale, anarchica, e infine antifascista (tra cui buona parte della Costituente). Dopo il 1848 ci vengono internati Silvio Spaventa e Luigi Settembrini. Nel 1900 viene spedito qui Gaetano Bresci, l’anarchico che uccide Umberto I, «il re mitraglia»: Bresci «viene suicidato» dai secondini nell’infermeria del carcere. «È sepolto qui», racconta Salvatore Schiano di Colella, studioso e guida turistica. Ha l’incarico, per conto di un’associazione di Ventotene che ha ricevuto l’affidamento dal Comune, di provvedere ai lavori di manutenzione minima, tenere sostanzialmente aperto il sito. Ma Santo Stefano tutta è ormai quasi perduta. L’isola ha quattro perigliosissimi approdi, dunque è inutilizzabile turisticamente. L’area è di proprietà per tre quarti di un notaio napoletano-vicentino (che prova a venderla da anni senza risultato) e per un quarto del demanio pubblico: proprio nella zona di pertinenza del carcere. E qui comincia il vero scandalo.

La politica? Assente

Questo che Giorgio Napolitano nel 2008 ha dichiarato patrimonio nazionale, e l’Unione europea dal 2013 decreta «patrimonio storico-artistico» da salvaguardare, presto sarà crollato. È questione di tempo. Nei tre piani del Panopticon, 33 celle ciascuno, 4 metri per 4, i pilastri di molte arcate non esistono più. Le porte delle celle sono divelte. I muri cadenti. Ruggine e ferraglie ovunque. Non c’è il minimo interessamento pubblico – Tesoro, Beni Culturali, Palazzo Chigi – ma non è una novità. «Negli anni – racconta Schiano di Colella – ci sono stati studi di fattibilità, sempre abortiti; un’azienda, la Promoter di Perugia, fece anche un piano, presto abbandonato. La politica? «Mai vista». Nel 2006 il governo promise qualcosa. Non realizzò nulla. «A parte la cappella centrale del carcere, ristrutturata orribilmente e con spesa folle, 397mila euro, dalla Regione Lazio nel 2010, gestione Polverini» Politici in visita? «Ai tempi del G8 a l’Aquila venne l’europarlamentare Tajani, disse che era da abbattere tutto e costruire ex novo». La nota sensibilità storico-cultuale del centrodestra berlusconiano.

La battuta di Silvio

Del resto da queste parti ancora citano la battutona di Silvio Berlusconi («Mussolini in fondo mandava gli oppositori a fare le vacanze a Ventotene»). Peccato che a Santo Stefano i detenuti vivessero in sette-otto in celle di 4 metri, ceppi ai piedi, e non vedessero il mare. Isolamento totale. Tassi di morte altissimi. Depressione. Follia. «Fine pena mai». Sandro Pertini ci stette quattordici mesi, nel 1929. Di qui passò nelle strutture di massima sicurezza del regime, a Turi, dove conobbe Gramsci, Pianosa, Ponza, le Tremiti, Ventotene (dove stette dal 39 al 43).

Nel 1965 il carcere chiude. Nel 1992 il Tesoro lo dà in affidamento al Comune: pilatescamente, se ne lava le mani. Anche la parte privata dell’isola, se venduta, è totalmente antieconomica: l’intera area è sottoposta a vincoli di fascia A, non ci si può neanche fare il bagno. Quando si dice: ecco a cosa servirebbe un investimento pubblico; magari una fondazione mista totalmente a fondo perduto. Se esistesse in Italia uno Stato, o una cultura d’impresa. O forse anche la condanna italiana è un «fine pena mai».

Fonte: La Stampa

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Laziomar: parole tante, fatti pochi

scassomarForse sta finendo l’odissea Laziomar. La compagnia di trasporti da e per le isole di Ponza e Ventotene sta sostituendo il traghetto Quirino con la nava Filippo Lippi, partita oggi da Milazzo in direzione Formia. Ad annunciarlo il sindaco di Ponza, Piero Vigorelli. La nave Quirino invece rimarrà ferma nei cantieri per un paio di mesi per essere risistemata, con lavori da 1 milione di euro. L’imbarcazione ultimamente era soggetta a continui guasti che hanno causato notevoli ritardi e cancellazioni, con numerosi disagi per i passeggeri da e per Ponza o Ventotene.

“È il primo risultato dell’azione congiunta dei Sindaci di Ponza e Ventotene, che con mente fredda in questi giorni, lavorando in operoso silenzio, hanno imposto alla Laziomar di cambiare rotta”, così Vigorelli ha commentato la notizia. E non solo: I due sindaci a settembre incontreranno l’assessore regionale ai trasporti Michele Civita e la dirigenza di Laziomar, con l’obiettivo di esaminare e risolvere i problemi. “Le due isole non intendono più fare sconti – ha aggiunto Vigorelli -. I trasporti penalizzati in mesi come questo agosto, sono un colpo alla schiena per l’economia di Ponza e Ventotene che erano affollate di turisti come non si vedeva da anni. Si apre quindi una fase molto delicata di trattativa”.

Il Sindaco di Ponza coglie anche l’occasione per replicare a chi in questi giorni di caos ne ha approfittato per contestare il suo operato: “Uno di quei protagonisti si è vantato di aver denunciato Laziomar pubblica e privata 20 volte. Ma non si è mai chiesto perché le sue denunce abbiano avuto un risultato pari a zero, perché siano finite nel nulla. Perché a nulla sono servite in questi ultimi dieci anni”. Ponza e Ventotene invece insieme possono fare molto e risolvere definitivamente i disagi con Laziomar, questo almeno l’obiettivo di Piero Vigorelli e Giuseppe Assenso.

Fonte: Latina Quotidiano, H24 Notizie

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Laziomar: sbando totale!

laziomarFerragosto d’inferno per i turisti diretti a Ponza. Ennesimo guasto ed ennesimo disservizio offerto dalla compagnia di trasporto pubblico marittimo Laziomar. I turisti diretti sull’isola di Ponza nel giorno di Ferragosto hanno dovuto rinunciare a viaggiare col traghetto (partenza 17 e 45) e prendere l’aliscafo (16 e 30). Il traghetto Quirino infatti si è nuovamente rotto. Danni al generatore secondo le prime indiscrezioni. Solo chi ha avuto per tempo le informazioni è potuto dirottare sull’aliscafo e partire, perchè per chi è arrivato al porto di Formia dopo la partenza dell’aliscafo non c’è stata alcuna partenza. Nessun rimborso del biglietto, ma chi ha preso l’aliscafo ha pagato anche il nuovo titolo di viaggio. Insomma di nuovo il caos al porto, non solo a Formia ma anche a Ponza.

Per ora dall’isola tutto tace a livello di istituzioni, il sindaco Vigorelli è in vacanza. Ma le associazioni di categoria sono sul piede di guerra, dai commercianti, albergatori, ristoratori e ProLoco. Hanno già allertato il Prefetto per metterlo a consocenza dell’ennesimo disservizio al servizio pubblico di trasporto che provoca ingenti danni al turismo e alla principale economia dell’isola. Anche Ventotene si associa alla protesta. L’unico modo per raggiungere l’isola di Ponza con traghetto, attualmente, è fare tappa prima a Ventotene e dopo ben 5 ore approdare a Ponza: insomma un’Odissea. Le soluzioni più agevoli restano perciò Terracina e Anzio.

Dal momento dell’ingresso della nuova compagnia del manager Michele Lauro che guida la società privatizzata, formata da Snav (del gruppo di Gianluigi Aponte, secondo operatore mondiale nel campo dei trasporti) da Medmar Navi e da Alilauro, che gestisce i collegamenti di linea tra le isole pontine, si sarebbero registrati ben 15 casi analoghi di disservizi e mancate riprotezioni. Secondo il contratto di servizio, infatti, la compagnia è obbligata a garantire una nave di rispetto, ovvero un mezzo sostitutivo in caso di emergenza. Prescrizione mai rispettata. Eppure ricordiamo che l’appalto è pubblico e dal valore di circa 20 milionidi euro tra sovvenzioni pubbliche e intoriti commerciali. La flotta è della vecchia Caremar.

Intanto anche sui social network si può leggere la rabbia degli utenti che raccontano le proprie disavventure. Non manca tra loro una certa dose di ironia, tuttavia abbastanza eloquente, come si vede dalle foto di seguito raccolte on line.

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Fonte: H24 Notizie

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Ventotene: due ultra novantenni trasportati in elicottero a Formia

Doppio intervento dell’elisoccorso regionale oggi a Ventotene. In entrambi i casi l’intervento dell’eliambulanza è stato richiesto per portare soccorso a due anziani di oltre 90 anni. I pazienti sono stati condotti presso l’ospedale di Formia.

Il primo anziano elitrasportato nella mattinata presentava i sintomi di un sospetto ictus, Il secondo soccorso nel pomeriggio invece quelli di un infarto. In entrambi i casi i due anziani erano coscienti e vigili. Dopo essere stati visitati dall’equipe medica di Pegaso 44 elicottero Elitaliana del 118 di stanza a Latina, sono stati imbarcati e condotti in pochi minuti al Dea dell’ospedale della cittadina a sud Lazio dove sono stati ricoverati in codice rosso.

Da pochi giorni l’ospedale di Formia può contare sull’utilizzo della base elisoccorso dedicata e rimasta inutilizzata per molto mesi da quando è stata realizzata. Questo facilita e velocizza in modo significativo le operazioni di soccorso in particolare per i pazienti provenienti dall’isola pontina, la elisuperfice di Formia inoltre a breve potrà essere utilizzata anche nelle ore notturne.

Fonte: Latina 24 Ore

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Ventotene: puzza di fogna in Comune, e non solo…

imageUn impianto molto datato e che non funziona come si deve. Un impianto costruito proprio dal fratello dell’attuale sindaco Geppino Assenso, al suo terzo mandato, che da anni necessita di una massiccia sistemazione.

A un mese dallo scoppio delle fogne agli scogli la situazione resta come prima. E in tanti lamentano lo sversamento di liquami in mare, procurando un grave danno ambientale oltre che il fuggi fuggi di turisti. Quei miasmi li conoscono molto bene i frequentatori dell’isola, che anche in passato, appena cambiava il vento, respiravano a pieni polmoni odori che è meglio non sentire.

Punta il dito contro il sindaco Assenso il consigliere comunale dell’opposizione consiliare Gerardo Santomauro, il quale ha fatto richiesta di acquisizione degli atti relativi all’impianto fognario e di depurazione.

“Ad oggi – spiega l’esponente della minoranza – ad oltre un mese dalla richiesta non ho ancora ricevuto la documentazione. La cosa sta andando per le lunghe e ho come l’impressione che si voglia addossare la responsabilità ad Acqualatina, che subentrerà a breve, quando in realtà la progettazione di tutto l’impianto era del fratello del sindaco”.

Acqualatina, infatti, sarà il gestore idrico anche per le isole pontine grazie ad un protocollo d’intesa tra Regione Lazio, Ente d’Ambito ATO4, Comune di Ponza, Comune di Ventotene e Acqualatina SpA. La Regione finanzierà, con un importo complessivo di 37 milioni e 200mila euro, la realizzazione di impianti di dissalazione di Ponza e Ventotene e degli interventi necessari alla completa interconnessione delle reti idriche a servizio dell’isola di Ponza.

Ma Santomauro non ci sta. “Chi deve pagare paghi”, dichiara. “Sono decenni che gli impianti non funzionano perché male realizzati e per questo voglio vederci chiaro. Presenterò ricorso al Tar per far valere i miei diritti di consigliere comunale e ricevere la documentazione richiesta al fine di far luce su tale situazione”.

Fonte: Temporeale.info

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Al via la 21^ edizione del Ventotene Film Festival

LOGO-ventotene-film-festival_125x360Al via il 26 luglio la 21esima edizione del Ventotene Film Festival diretto da Loredana Commonara che ogni anno presenta una rassegna di film per i più piccini mentre le serate sono dedicate ai grandi nomi del cinema italiano.

Quest’anno numerosi gli ospiti che arriveranno sull’isola per incontrare il pubblico: Francesco Piccolo, Fabrizio Bentivoglio, Matteo Garrone, Lugi Lo Cascio, Mario Sesti, Antonia Liskova, Marco Giallini, Marco Spagnoli, Salvato Braca.

Il 26 luglio, in apertura del Festival sarà consegnato a Francesco Piccolo il Premio Vento d’Europa in una serata/incontro a cura di Angela Prudenzi durante la quale si parlerà della felice e proficua “collaborazione” tra letteratura e cinema. “Abbiamo pensato a Francesco Piccolo” – sottolinea la Prudenzi nella motivazione del Premio – “perché con la sua scrittura accurata e attenta alle piccole cose di ogni giorno, ai sentimenti come alla coscienza sociale e individuale, ha raccontato con ironia storie specchio dei tempi che viviamo. Storie speciali o al contrario assolutamente normali, in cui tutti finiamo per riconoscerci”. Al termine dell’incontro sarà presentato dallo stesso autore “Il nome del figlio” di Francesca Archibugi.

Fabrizio Bentivoglio
Fabrizio Bentivoglio

Il 27 protagonista della serata sarà Fabrizio Bentivoglio in un incontro aperto al pubblico e condotto sempre dalla critica cinematografica Angela Prudenzi con la seguente motivazione: “Il Premio Ventod’Europa va per la prima volta a un attore che ha interpretato e continua a interpretare italiani lontani dagli stereotipi, facendo conoscere fuori dai nostri confini i tanti e complessi volti di cui l’Italia si compone”. Al termine dell’incontro sarà proiettato “Scialla” di Francesco Bruni.

Un altro grande interprete del nostro cinema come Luigi Lo Cascio sarà al Festival dell’isola Pontina, protagonista di un incontro con il pubblico e presenterà il suo film da regista “La città ideale” il 29 luglio.

Matteo Garrone porta a Ventotene il suo ultimo film “Il racconto dei racconti”, presentato all’ultimo Festival di Cannes. Il regista sarà presente il 30 luglio protagonista di un incontro a cura di Mario Sesti.

Matteo Garrone
Matteo Garrone

“Abbiamo pensato a Matteo Garrone”, – sottolinea Sesti nella motivazione – “per la sicura e serena falcata con la quale è partito da un cinema indipendente e semi documentario per arrivare al prezioso madrigale fantastico del “Racconto dei racconti”: sia che scoperchi i sottoboschi più nascosti, aberranti e gremiti dell’attualità come ne “L’imbalsamatore” o in “Gomorra”, sia che trasformi il mondo in una fiaba mediatica e allucinatoria come in “Reality” o prenda la fiaba, come nel suo ultimo film, per rispecchiare trasfigurata come in un caleidoscopio la nostra realtà contemporanea, il suo occhio non perde mai la presa sulle cose, pieno di stupore ed empatia”.

Il 31 luglio è la volta di uno dei volti più interessanti del cinema e della tv italiana: Antonia Liskova che parlerà con il pubblico in un incontro curato da Marco Spagnoli e della quale si potrà vedere il film di Giacomo Lesina “In the box”. La Liskova ritirerà il Premio Julia Major, riconoscimento istituito nel 2014, in occasione delle celebrazioni dei 2000 anni dalla presenza a Ventotene di Julia uno dei più affascinanti personaggi della storia di Roma, unica figlia naturale dell’imperatore Augusto. La nobile romana è celebre per il suo legame con l’isola, che ancora conserva splendide vestigia della sua presenza, Villa Julia a Punta Eolo e Vasca Julia a Santo Stefano.

Marco Giallini
Marco Giallini

Con “Tutta colpa di Freud” di Paolo Genovese sarà presente uno dei più rappresentativi intepreti del cinema italiano, Marco Gialliniin una serata/spettacolo il 3 agosto.

Spazio anche al documentario con “Senza Lucio” di Mario Sestiche sarà presente insieme al produttoreMassimiliano De Carolis, inedito ritratto di Lucio Dalla, più volte ospite del festival (28 luglio); “Walt Disney e l’Italia-Una storia d’amore” di Marco Spagnoliche racconterà il percorso di questo straordinario doc (1 agosto); e per finire “Il Manifesto di Ventotene” di Salvatore Braca abile documentarista, nonché amico del festival (4 agosto).

Fonte: TempoReale.info, Latina 24 Ore, Latina Quotidiano

 

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Toccante ricordo dell’assurda tragedia di Cala Rossano

grotta_Cala_Rossano_1-2Una delle sensazioni che ricordo con maggiore nitidezza è il senso di impotenza, l’incapacità di mettere in pratica una reazione razionale e utile in mezzo a quell’inferno fatto di tufo e sabbia. Gente che si muoveva disperata sulla collinetta creata dalla frana, spostando sassi, scavando con le mani, piangendo e bestemmiando. Quando vidi Sara fu come se fossi stato colpito da una scarica elettrica, e per un attimo tutto rallentò. Era chiaro che ci fosse qualcosa che non andava, la rotazione innaturale del busto rispetto al bacino e alle gambe e i suoi occhi che cercavano aiuto, sempre più deboli, sempre più lontani. Pochi minuti dopo qualcuno completò la conta dei ragazzi e la disperazione si moltiplicò quando si resero conto che Sara doveva essere ancora lì sotto.

In quegli anni lavoravo come istruttore al Circolo Velico Ventotene, che per me e molti altri è sempre stata come una seconda famiglia, un gruppo di amici che si è formato sull’isola di Ventotene tra i meravigliosi burroni di Punta dell’Arco e la spiaggia di Cala Rossano.
C’è ancora poco lavoro per noi al Circolo in quel periodo dell’anno; più che altro stavamo eseguendo lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria alle attrezzature e alle barche, mentre diverse scuole in gita affollano la piccola isola (1,5 km di massima lunghezza).
La base nautica del Circolo si trova a Cala Rossano, una baia a nordest dell’isola che ospita il porto nuovo. La spiaggia è lunga circa duecento metri e si affaccia a est, riparata sotto una parete di rocce e tufo sopra la quale corre la strada che dal paese attraversa la Cala in direzione nordest e arriva fino al benzinaio, una cinquantina di metri dopo la grotta che costituiva la base operativa del Circolo Velico.
Fuori l’ingresso della grotta un balconcino di legno si affaccia sulla spiaggia sottostante, guardando in direzione sud. A metà del muraglione c’è la scala per scendere in spiaggia.

Quella mattina eravamo giù nella parte nord della spiaggia dove il Circolo teneva le proprie imbarcazioni ed i gommoni per l’assistenza. Non ricordo quali lavori specifici stessimo svolgendo, ma come detto per noi la stagione praticamente non era ancora iniziata ed i ritmi di lavoro erano molto blandi. Quello che però ricordo, era l’affollamento della spiaggia nonostante non fossero neanche le 11. La spiaggia ospita anche le barche della Lega Navale, poste di fianco a quelle del Circolo, e quel giorno c’erano anche alcuni dei ragazzi della Lega con alcuni allievi. Intanto dalla strada scendono anche altri gruppi di studenti in gita, che prendono posto sulla spiaggia.
Dovevano essere le 11 quando finimmo i lavori sulle barche e risalimmo su per la scale. In quel momento stavano scendendo i ragazzi della scuola media Anna Magnani di Morena, vicino Roma. Noi salivamo, loro scendevano. Non dimenticherò mai quel momento, anche se ancora non potevo sapere il perché. Più tardi mi resi conto di essere passato proprio di fianco a due ragazzine di 14 anni che da lì a poco, non ci sarebbero state più.

La spiaggia come detto era già piena e gli ultimi a scendere dovettero prendere posto nella parte sud della spiaggia, vicino al grottone che si apre sotto il costone di roccia più alto. Di solito in quella zona non ci si mette mai nessuno, ma quel giorno non c’era altro posto. Solo il giorno prima, in uno dei nostri rari momenti di relax, c’eravamo noi che giocavamo a calcio in riva al mare, proprio dove quel maledetto 20 aprile si misero i ragazzi della Magnani.

In quel periodo al Circolo eravamo in quattro: il direttore del Circolo, Simone, e tre di noi istruttori. Quella mattina Simone e un altro istruttore erano saliti in paese per delle commissioni, mentre Mattia ed io rimanemmo in grotta.
Ero affacciato sul balcone e osservavo un centinaio di persone che giocavano e si rilassavano in spieggia. Tutto era così tranquillo, così sereno. Guardavo quel panorama che avevo già osservato centinaia di volte, senza sapere che quel giorno la Morte stava per farci visita.

Erano circa le 11.30 e stavo guardando proprio lì.
All’improvviso lo vidi: un blocco di tufo di qualche di diametro si staccò dalla parete proprio sopra agli alunni della Magnani e scese sopra di loro. Non dimenticherò mai quel rumore; non fu un boato come quando crolla un masso o qualcosa di consistente, ma piuttosto un forte sbuffo ma niente di più,  come un mucchio di sabbia che cade a terra. Per questo nei primi istanti non mi resi conto di cosa fosse successo, e le primissime grida mi sembrarono più che altro grida di sorpresa. Non colsi immediatamente la disperazione che stava piombando su quella spiaggia. Il crollo fu immediato e non ci furono alcune avvisaglie, di questo ne sono certo, perché la visuale dal punto di vista da cui osservavo era perfetta, ed in quel momento stavo guardando esattamente in quella direzione, dove stavano quei ragazzi.

Dopo qualche secondo però mi fu chiaro che quello non era un cumulo di sabbia. Chiamai Mattia che era in grotta. “Oh, è successo qualcosa…”. Uscì, guardò giù, probabilmente senza rendersi conto di cosa fosse realmente successo. Ci incamminammo verso la scala, e proprio nel mentre arrivarono anche Simone e Gianluca, un aiuto istruttore. Fermarono la macchina nello spiazzo tra le scale della spiaggia e quelle che salgono su al cimitero dell’isola.
“C’è stata una frana, scendiamo giù !”. Non ricordo se lo dissi io o fu Mattia, in ogni caso scendemmo giù sulla spiaggia e quello in cui ci ritrovammo fu un orrore che nessuno di noi aveva immaginato di dover vivere.

Il tufo era sparso per una decina di metri forse, arrivava fino al mare. Sulla spiaggia c’erano un centinaio di persone, la maggior parte ragazzini di 14 anni con i loro professori e gli accompagnatori. Il panico e la disperazione erano assordanti.
I ragazzi scappavano via dalla frana in tutte le direzioni, alcuni si gettarono in acqua, mentre i professori disperati cominciarono a contare i ragazzi.
Proprio sul margine della frana vidi Sara Panuccio. Accanto a lei c’era una persona, non ricordo chi fosse. Quello che ricordo fu che il suo corpo era come ruotato in maniera innaturale, e la parte inferiore delle gambe era bloccata sotto un paio di blocchi di tufo. Ricordo che non parlava, ricordo che i suoi occhi erano come increduli, imploravano aiuto; era come se quegli occhi stessero disperatamente cercando di trattenere la vita all’interno del corpo. Incrociare quello sguardo anche per una frazione di secondo mi fece sentire improvvisamente piccolo, inutile. Non so spiegarlo meglio, ma la sensazione di inutilità di fronte a quella situazione la riconosco bene ancora oggi che sono passati più di cinque anni.
L’uomo che era a fianco a lei chiese a Simone, il direttore del Circolo Velico Ventotene e mio amico da quasi vent’anni, di provare ad aiutarla. Ricordo Simone che si chinava su di lei, forse tenendole la mano, sussurrandole qualcosa all’orecchio. Stava cercando di trasmetterle la forza che in quel momento doveva trovare da qualche parte dentro di lui. Sara stava lottando per la sua vita. Lui le fece la respirazione, la incoraggiò, la guardò negli occhi, in quegli occhi.
“Aiutala Simò”, disse qualcuno.

I professori ultimarono la conta. Li sentii urlare: “ne manca uno !”. Urla di disperazione, “manca Francesca!”.
Scavammo su quel cumulo di tufo come disperati, non so in quanti eravamo. C’erano alcuni degli ormeggiatori arrivati dal molo, c’eravamo noi e i ragazzi della Lega Navale, e altre persone che non ricordo che scesero immediatamente giù dal paese sentendo le urla provenire dalla spieggia.
Mani scavavano disperate nel cumulo di tufo alla ricerca di quella ragazza, spostando sassi delle dimensioni più varie. In quel momento mi venne in mente che forse stavamo camminando sopra quella ragazza, ma non c’era altro da fare.
Non so quanto tempo passò, nel mio ricordo fu tutto così surreale che persi la cognizione del tempo. Ma ad un certo punto qualcuno spostò un sasso e la trovò. Un’esclamazione, poi due mani che coprivano il volto, la disperazione che parla al posto della bocca. Guardai di sfuggita dentro alla buca che avevano scavato, non ebbi il coraggio di soffermarmi su quella visione per più di un secondo. Ricordo solo che tutti si resero immediatamente conto che per Francesca Colonnello non c’era niente da fare. Restava solo Sara a lottare contro la Morte.

Ricordo un ragazzo. Faceva l’accompagnatore, era arrivato a Ventotene la prima volta solo un paio di giorni prima. Camminava avanti e indietro, le mani sulla testa, un pianto disperato e inconsolabile, un vulcano di fantasmi dentro la testa. Capii che era l’accompagnatore di quelle ragazze, che era lui che aveva probabilmente guidato il gruppo e li aveva fatti mettere in quel punto. Per come la vedo io, chiunque al suo posto avrebbe fatto la stessa cosa, non c’era altro posto sulla spiaggia e come ho detto prima anche noi che su quella spiaggia ci abbiamo lavorato per anni ogni tanto ci ritrovavamo a rilassarci proprio in quel punto, sotto quel blocco di tufo maledetto. Ma in quel momento lui non poteva razionalizzare proprio niente; in quel momento tutto era solo buio e terribile. Lo incontrammo qualche giorno dopo, prima che ripartisse per la terra ferma. Non c’era vita nel suo volto, solo il vuoto.

Non so quanto impiegò l’ambulanza ad arrivare, so solo che ci sembrò troppo. Quando i medici scesero giù constatarono la fine di Francesca, e provarono a salvare Sara.
Scesero le autorità, i carabinieri, il sindaco (che ai giornali disse di essere stato il primo ad arrivare…mi sarò confuso…….).
L’elisoccorso arrivò e Sara fu trasportata su in barella. L’impressione che avevamo tutti è che ci fosse poco da fare, e infatti la conferma della morte della ragazza arrivò poco dopo, infrangendo quel granello di speranza a cui tutti quanti eravamo aggrappati con le unghie e con i denti.
Vidi Simone piangere, dietro gli occhiali scuri. Posso solo immaginare quello che stesse provando in quel momento, un uomo forte e capace che sa sempre cosa fare e se la cava in tutte le situazioni. Gli ultimi istanti di coscienza di Francesca lui era stato lì accanto a lei, ne aveva assorbito il dolore, la speranza, e poi la fine. In quegli istanti credo che si stesse sentendo anche lui piccolo e inutile.

I Carabinieri transennarono la zona della frana (è transennata ancora oggi), arrivarono le autorità e si trasferirono tutti all’eliporto, in cima a Punta dell’Arco. C’era ancora l’allora governatore del Lazio, Renata Polverini, e altri funzionari statali in divisa. Arrivarono anche i genitori di Sara e Francesca. Inutile descrivere il loro stato d’animo.

I giorni che seguirono furono surreali, davvero. Ricordo Gianluca, l’aiuto istruttore, un ragazzo di sedici anni di quelli che amano stare sempre al centro dell’attenzione, uno di quelli che ha sempre una battuta pronta, a volte anche troppo. Uno che non si azzitta mai, in poche parole. Non fece una battuta per almeno una settimana, non un sorriso.
Credo che per tutti noi che eravamo presenti da quel momento la spiaggia di Cala Rossano non sia più la stessa, e la cicatrice che c’è sulla parete di tufo dalla quale si staccò quel blocco, è la stessa cicatrice che rimarrà per sempre nei nostri cuori e nella nostra memoria.

Quasi quattro anni dopo sono arrivate le condanne per i responsabili: 2 anni e quattro mesi per il sindaco, Giuseppe Assenso e per il responsabile del servizio tecnico del comune Pasquale Romano; un anno e quattro mesi per l’ex sindaco Vito Biondo e per il responsabile del genio civile di Latina Luciano Pizzuti.
Non entro nel merito perché non mi interessa; due ragazze di 14 anni sono morte per la superficialità endemica di questo Paese. Sono morte perchè in Italia i problemi si risolvono solo se causano delle tragedie, e posso dire che fino al giorno stesso di questo dramma c’erano le trivelle che percuotevano la strada proprio sopra al grottone e le vibrazioni si sentivano a centinaia di metri di distanza. Sassi piccoli o grandi piombano giù dalle pareti ripide della costa ventotenese da vari punti, ogni anno. Ed ogni volta bisogna solo sperare che non ci sia nessuno nella loro traiettoria mortale, nonostante molti barcaioli continuano a portare i turisti nei punti a rischio dell’isola, omettendo di informare i clienti sul rischio mortale che corrono solo per farsi un bagno.

I ragazzi di Dolomiti Rocce, che misero in sicurezza altri punti dell’isola giudicati pericolosi (compresa la parete che sovrasta la grotta del Circolo) ci hanno detto che quel genere di operazioni sono considerate di routine. Basta farsi un giro dalle loro parti per capire che nel ventunesimo secolo, in Italia, non è accettabile morire così.
Questo non è un articolo tecnico come ho detto, è solo un racconto di un testimone diretto di quella tragedia, e non voglio quindi entrare nel merito di queste considerazioni, anche perché ci ha già pensato il Tribunale ad attribuire le responsabilità; leggere le motivazioni della sentenzafa male perché mostra la solita mala gestione delle Istituzioni che rimane impunita fino a che qualcuno non ci rimette la vita. E spesso questo non basta neanche, visti i progetti dello stesso sindaco successivi alla tragedia.

In questo paese si dimentica subito tutto: le menzogne, i criminali, la Storia. Tutti noi però, Sara e Francesca non le dimenticheremo mai.

Fonte: BrigataBorghetti’s blog

Ci siamo qui permessi di modificare questa toccante e coraggiosa testimonianza invertendo i nomi di Sara e Francesca in quanto il papà di Sara ci ha comunicato che così è corretto.

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Ventotene: scoppia la fogna del sindaco

imageLiquami e cattivi odori a causa di una fogna scoppiata sugli scogli. E’ accaduto sull’isola di Ventotene, che quest’anno ha ricevuto di nuovo la Bandiera Blu. Turisti e residenti in allarme per quanto accaduto oggi.

Da oltre dieci anni si parla del malfunzionamento dell’impianto fognario dell’isola e a quanto pare, forse a causa dell’affluenza dei turisti in questa settimana, l’impianto ha ceduto, spargendo liquami tutto intorno.

“Il depuratore non funziona e i liquami vanno sugli scogli, vicino all’unica spiaggia rimasta – raccontano dall’isola — Inoltre non tolgono i liquami e non arriva il camion per portar via i fanghi. E’ una situazione drammatica con risvolti gravi sia dal punto di vista ambientale che da quello sanitario”.

La zona interessata è stata interdetta ed è stato affisso un cartello a firma del vicesindaco Cataldo Matrone: “A causa di un imprevisto guasto elettrico all’impianto di depurazione, l’area antistante (zona Faro) rimarrà chiusa per l’intera giornata. Ci scusiamo per l’eventuale disagio arrecato”.

C’è da dire che la fogna è stata costruita proprio dal fratello dell’attuale sindaco Geppino Assenso, un impianto che necessita di una sistemazione massiccia essendo molto datato.

Di certo non un bel biglietto da visita in piena stagione estiva, con i turisti che giungono sull’isola.

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Fonte: Temporeale.info, La Repubblica, H24 Notizie, TeleFree

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Laziomar: è solo l’inizio…

20131024_tetide3Durante il week-end i turisti che si erano recati sulle isole pontine, e non erano pochi considerando la festività di San Pietro e Paolo per i romani, hanno avuto molti disagi a causa di una nave in avaria della LazioMar. La nave “Quirino” ha avuto un guasto e per garantire il collegamento da Ponza a Formia la società ha spostato la nave Tetide che invece avrebbe dovuto partire da Ventotene.

I passeggeri che avevano già prenotato il traghetto delle 17 sono stati costretti a scegliere un nuovo orario di partenza (o alle 14 o alle 19) pagare un nuovo biglietto. A loro, inoltre, è stato detto di scaricare un modulo online per chiedere il rimborso del biglietto già acquistato e non utilizzato, senza garantire la sicurezza del rimborso.

Sulla questione è intervenuto il deputato del Pd, Renzo Carella, che ha fatto notare come la LazioMar non sia nuova a questo tipo di disservizi. “La società non è stata in grado di sostituire la nave andata in avaria con il risultato di sovraesporre i collegamenti tra Ventotene e Ponza, con un’unica imbarcazione che ha dovuto assicurare sia il trasporto merci che quello passeggeri” ha detto il democratico. “La Regione, alla luce della convenzione con LazioMar, intervenga e lo faccia con severità. Tutto questo è inaccettabile e non è la prima volta che LazioMar si rende protagonista di disservizi che causano gravi disagi ai passeggeri: la società riceve cospicui finanziamenti per assicurare il collegamento con le isole pontine, ma non sostituisce i mezzi non funzionanti quando si verificano situazioni simili a quella avvenuta ieri”.

Fonte: Latina Quotidiano, NewsGo

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Ventotene: ciack si gira

Re Geppo

Re Geppo

In questi giorni a Ventotene Pieraccioni sta girando un Film che molto probabilmente uscirà a Natale, noi proponiamo di sceneggiare un film sull’attuale amministrazione Ventotenese. Ogni riferimento a Persone o a fatti e puramente casuale, o quasi!

Titolo : Re Geppo di antica dinastia con in 2 o 3 processi (insieme ai tecnici comunali), ormai il conto si è perso, ma che già è pronto per altri processi Insieme ai suoi nobili tirapiedi.

Protagonisti:
L’attuale sindaco: Re Geppo che non curante e senza vergogna si è candidato per la terza volta alle elezioni e per alcuni voti comprati (se c’è prova contrario lo dimostrerà) è riuscito a vincere per le terza volta le elezioni.

Nobile Umberto: nipote del sindaco: Venditore di pesce quasi congelato pronto sempre a difendere a spada tratta zio e corruzione con sorriso smagliante.

Nobile Daniele: detto il voltagabbana: Sorriso smagliante, mano pronta al saluto, cordialità da vipera, pronto a dare amicizia solo per tradire coerente sempre non dire ma non fare! Ipocrita dall’animo candito, grande conoscitore di escort ( per non dire mignotte) pronto anche a prestarle ad altri come al Nobile Umberto.

Vice Re Nobile Cataldo

Vice Re Nobile Cataldo

Nobile Cataldo: Detto il vice RE zappatore: per la sua grande tecnica nella nobile arte dell’arare il terreno, ma poco capace a saper firmare e a rendersi sopra tutto conto cosa firmare, Figura di poco conto nonostante lui si paragona ad un moderno CAVOUR ( HA VISSUTO PARECCHIO TEMPO A TORINO) di Ventotene.

Nobile Umbertone: detto il Nobile lecchino: destinato al bilancio, ma con i conti ha poco dimestichezza, e sarò uno dei primi insieme al nobile cataldo vedere scendere dal municipio in manette per il ruolo che come fessi hanno accettato.
Altre figure minori: che sono solo delle comparse in questa sceneggiature

Trama:
Il film si svolgerà esclusivamente al comune di Ventotene: dove dopo anni e anni di malaffare , 10 anni circa di promesse fatte ma mai mantenute e dopo aver mandato in rovina un isola che doveva essere una perla , dopo aver sperperato milioni e milioni di euro ed avere un bilancio in deficit da paura, dove ormai tutto è allo sfascio e niente funziona, ne fogne, ne strade, traghetti e che solo in pochi si arricchiscono mediante imbroglio e minacce. Dove chi non è con Re Geppo viene escluso e minacciato come una volta faceva il fascismo e si presume che fra poco entrerà di nuovo in uso l’olio di ricino di vecchia memoria E alcune persone di buona volontà e soprattutto di gran coraggio cercheranno di far risollevare un isola e di abbattere un potere malvagio e inutile ormai destinato per sempre a tramontare come anacronistico e sorpassato.

Fonte: TeleFree

 

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