Tragedia di Cala Rossano: sfilano le contraddizioni

Giuseppe Assenso, Vito Biondo e Pasquale Romano, gli amministratori locali rinviati a giudizio per la morte di Sara e Francesca

Giuseppe Assenso, Vito Biondo e Pasquale Romano, gli amministratori locali rinviati a giudizio per la morte di Sara e Francesca

Quasi tre anni di attesa, oggi finalmente di fronte al giudice del Tribunale di Gaeta Carla Menichetti, pm Nunzia D’Elia, hanno cominciato a sfilare i primi teste del processo per omicidio colposo plurimo e lesioni gravissime a carico dell’ex sindaco Vito Biondo – oggi regolarmente in aula dopo l’assenza nell’ultima udienza -, l’attuale sindaco di Ventotene Giuseppe Assenso, il responsabile dell’ufficio tecnico del Comune isolano, il geometra Pasquale Romano, e del Genio Civile di Latina Luciano Pizzuti.

Al centro della vicenda la morte, il 20 aprile del 2010, di Sara Panuccio e di Francesca Colonello, le due studentesse romane di 14 anni travolte mortalmente da due metri cubi di tufo sulla spiaggia di Cala Rossano a Ventotene e il ferimento di altri due coetanei impegnati in una gita scolastica: Athena Raco e Riccardo Serenella. Nove metri e settanta per un metro e cinquanta di altezza l’area totale interessata dal distacco di parete e nessun cartello, hanno confermato tutti i testimoni, posto a segnalare il pericolo che evidentemente all’epoca non si riteneva sussistesse.

Quattro ore d’udienza, primo testimone l’ex tenente del Norm di Formia Giuseppe Melis. L’oggi Capitano ha raccontato di come, raggiunto dalla notizia, a bordo di un elicottero volò immediatamente a Ventotene dove, giunto due ore dopo, svolse i primi rilievi tecnici sul luogo della tragedia e verificò la morte per schiacciamento delle due ragazze, ricordando, inoltre, come i giorni immediatamente precedenti il crollo furono caratterizzati da notevoli piogge. Dopo l’arrivo, l’area era già delimitata, furono effettuate fotografie e rilievi planimetrici, sentito il sindaco e due operatori portuali. Successivamente, ha spiegato Melis, le indagini furono per lo più documentali concentrandosi sui lavori di consolidamento del 2004, dovuti a smottamento, effettuati da una ditta di Ventotene, la Santomauro, su committenza dell’ex Genio Civile di Latina dove materialmente fu acquisita documentazione, anche fotografica, dei lavori. Così come altra documentazione fu acquisita in Comune.

Il Capitano dei Carabinieri ha inoltre evidenziato come ulteriori lavori furono effettuati nel 2009 per altri problemi di smottamento della strada sopra la zona di parete crollata. Nel dettaglio fu anche rifatta la rete di raccolta delle acque piovane.

Fatti appurati anche attraverso la segnalazione, novembre 2009, dell’allora comandante dell’ufficio marittimo isolano Filippo Ciminelli, in servizio sull’isola fino al dicembre 2009 (seppure ha inizialmente ha affermato erroneamente di essere rimasto in servizio fino al dicembre 2010, poi correggendosi a fine udienza), che terminati i lavori segnalò comunque ulteriori problemi al Comune che a sua volta ne diede notizia alla Regione. Scriverà poi il geologo Filippo Milazzo, che “non possono escludersi distacchi dalla parete stante la natura (evidentemente tufacea ndr), dell’isola”. Lettera acquisita all’ex Genio Civile di Latina il 26 novembre del 2009, cinque mesi prima della tragedia, e che la difesa delle parti ha sostenuto il Comune aver ricevuto solo il 6 maggio del 2010.

Di fatto, in aula è stato spiegato come i lavori del 2004 interessarono un’area di circa ¾ dell’intera parete di Cala Rossano con necessaria momentanea interdizione al pubblico.

Le difese hanno comunque fatto notare che nel 2007 fu il Comune, mediante relazione redatta a dicembre 2006, a richiedere alla Regione, firma del sindaco Assenso, un finanziamento per ulteriori lavori di consolidamento, iniezione cementizia , apporto di reti ed ancoraggi.

E’ stato quindi il turno, dopo l’intervento del maresciallo dei Carabinieri Duello che ha confermato quando raccontato dal capitano Melis, del comandante Filippo Ciminelli. In merito alla lettera da lui redatta nel 2009, il comandante ha spiegato a giudice, pm, difese e parti civili come l’area di cui lui segnalava i problemi nel novembre 2009 non fosse quella dove poi avvenuto il crollo, comunque confermando mediante fotografia come, invece, l’area del tragico crollo del 2010 fosse la medesima di quello del 2004. Di cui però ha detto di non aver mai saputo alcunchè essendo entrato in servizio sull’isola nel 2005. Curiosamente in un passaggio della deposizione, riferendosi al sindaco di Ventotene, lo ha appellato come “Capo dell’ isola”, così portando il pm D’Elia a chiedere quali fossero i rapporti tra i due.

A questo punto l’intervento dell’avvocato Luca Scipione ha sottolineato il problema di competenza sulla spiaggia, (intervista video): per un decreto della presidenza del Consiglio dei Ministri del 21 dicembre 1995, confermato anche da sentenza del Consiglio di Stato del 2009, infatti, Cala Rossano non rientrerebbe nella competenza del Comune, tesi peraltro già sostenuta in fase di udienza preliminare.

Ultimo a sfilare sul banco dei testimoni uno degli ormeggiatori che per primo raggiunse le ragazze travolte, senza peraltro potere fare nulla per soccorrerle, ovvero Stefano Musella. Tante le contraddizioni, tra cui, pur vivendo sull’isola da sempre, l’affermare che in venti anni non aveva mai saputo di crolli sull’isola, nel 2010 di fronte ai carabinieri aveva detto il contrario, così da portare il pm a riservarsi di procedere per falsa testimonianza.

Prossima udienza il 18 febbraio alle ore 10.

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Fonte: H24 Notizie, Il Messaggero, Latina 24 Ore

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