A due anni dalla tragedia di Ventotene il sindaco imputato chiede sicurezza

Giuseppe Assenso

Perché la morte di Sara e Francesca non cada nell’oblio e serva a tenere sempre alta la guardia sulla sicurezza delle coste delle isole di Ponza e Ventotene. Si è espresso in questi termini questa mattina il sindaco di Ventotene Geppino Assenso durante la manifestazione organizzata dal comune per commemorare il secondo anniversario della morte, sulla spiaggia di Cala Rossano, di Sara Panuccio e di Francesca Colonello, le due studentesse romane di 14 anni travolte mortalmente il 20 aprile 2010 da due metri cubi di tufo. Il sindaco Assenso per il secondo anno consecutivo ha fortemente voluto questa mattina, presso la chiesa parrocchiale di S.Candida, di una messa di suffragio per Sara e Francesca. Successivamente è partito un corteo e i partecipanti sono stati gli alunni della scuola elementare “Altiero Spinelli” che, insieme ad un gruppo di coetanei di Roma impegnati in un campo scuola ambientale sull’isola pontina, hanno deposto dei fiori sul luogo in cui le due 14enni romane hanno perso la vita a causa di una frana. Naturalmente dei familiari delle due vittime nessuna traccia ma c’era da aspettarselo. Lunedì è in programma l’udienza preliminare davanti il Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina Guido Marcelli chiamato a decidere se rinviare o meno a giudizio, sulla scorta della richiesta del sostituto procuratore Vincenzo Saveriano, per omicidio colposo e lesioni gravissime quattro persone, l’attuale sindaco di Ventotene Giuseppe Assenso, il suo predecessore Vito Biondo, il responsabile dell’ufficio tecnico del comune, il geometra Pasquale Romano e il capo dell’ufficio del Genio Civile di Latina Luciano Pizzuti. Quella di lunedì sarà un’udienza preliminare durissima, il cui esito dipenderà molto probabilmente dal contenuto, dal “peso”, delle perizie delle controparti. Sul tavolo del Pubblico ministero Vincenzo Saveriano è finita dunque una corposa relazione di un centinaio di pagine più altrettanti allegati tra rilievi fotografici e cartografici. La conclusione cui sono giunti il professor Albino Lembo-Fazio, docente di geotecnica all’università di Roma 3, il geologo Massimo Amodio e il geometra Dario Tarozzi, è chiara: la tragedia di Cala Rossano poteva essere evitata evidenziando una serie di discrepanze emerse già nella prima fase d’indagine, cioè quelle relative ai dati inviati in Regione per l’elaborazione del Pai, il Piano di Assetto idrogeologico, in cui il 95% del periplo dell’isola di Ventotene è considerato a elevato rischio di frana anche se – ed è l’aspetto più paradossale di questa battaglia giudiziaria – tra le parti sicure figurava quella di Cala Rossano. Quest’ultimo sarà proprio il principale cavallo di battaglia della difesa degli imputati che, assistiti dagli avvocati Lino Magliuzzi, Luca Scipione, Renato Archidiacono, Dino Lucchetti e Gianni Lauretto, dimostreranno che la tragedia non è stata preceduta da imperizia, da superficiliatà e tantomeno da comportamenti omissivi, ai diversi livelli. Intanto l’associazione Libera attacca l’operato del comune di Ventotene che, citato nel procedimento civile dalle famiglie delle vittime, ha trovato altro di meglio per difendersi che chiamare in causa i docenti ed i tour operator che accompagnavano i ragazzi di Morena. Quel che preme a Libera – dichiara il referente regionale del Lazio Antonio Turri – è che non passi la linea che le ragazze siano vittime del fato, o del mancato controllo dei professori e che si faccia verità e giustizia sulle effettive responsabilità amministrative, civili e penali in materia di sicurezza e di controllo sulla incolumità dei cittadini. Per Libera lo stato di pericolo non è del tutto scongiurato e dice che sosterrà sino in fondo la battaglia dignitosa del signor Bruno Panuccio che ha diritto insieme agli altri genitori di ottenere verità e giustizia.

Fonte: H24Notizie

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