La battaglia per l’acqua pubblica investe anche Ventotene

I Comitati per l’acqua pubblica in piazza: «Monti vuole privatizzare la distribuzione»
I referendari a Montecitorio: «Il decreto al voto giovedì prevede appalti o società per azioni. Beni comuni usati per fare profitto»

La liberalizzazione del servizio idrico prevista dal governo Monti potrebbe cancellare in un solo colpo anni di battaglie contro i signori dell’acqua, suggellati dal referendum con cui gli italiani hanno chiesto di non prevedere profitti per le aziende che hanno in mano l’oro blu. La protesta dei tassisti a Roma ha oscurato quella del popolo dell’acqua, che mercoledì è sceso in piazza a Montecitorio – e con un blitz al ministero dell’Economia -, contro il governo «che sta per varare, giovedì, un decreto legge che annulla i risultati del referendum, riproponendo un’ondata di privatizzazioni che vede i bene comuni usati per fare profitto».
I comitati cittadini locali e nazionali, che giovedì mattina hanno in programma un nuovo blitz a Fontana di Trevi, invitano a tenere alta la guardia, ma il complesso ritorno alla gestione pubblica appare oggi come uno dei tanti problemi del settore, che in particolare nel Lazio conosce le più svariate sfaccettature: bollette alle stelle, sabbia dai rubinetti, e persino un principato nuovo di zecca.

IL GOVERNO FRENA – «Giù le mani dall’acqua» è il nuovo appello cui il forum dei movimenti per l’acqua chiede adesioni. A offrire un quadro degli intendimenti del governo è uno degli attivisti più noti, padre Alex Zanotelli, che passa in rassegna le dichiarazioni dell’esecutivo: «Il sottosegretario alla Presidenza Catricalà ha detto che l’acqua è uno dei settori da aprire al mercato. E Corrado Passera, ministro allo sviluppo economico, ha affermato: ‘Il referendum ha fatto saltare il meccanismo che rende obbligatoria la cessione ai privati del servizio di gestione dell’acqua, ma non ha mai impedito in sé la liberalizzazione del settore”. E ancora più spudoratamente il sottosegretario all’economia Polillo ha rincarato la dose: ‘”Il referendum sull’acqua è stato un mezzo imbroglio. Sia chiaro che l’acqua è e rimane un bene pubblico. E’ il servizio di distribuzione che va liberalizzato”».

VERSO IL DECRETO – Prosegue il padre nobile del movimento: «Non meno clamorosa l’affermazione del Ministro dell’ambiente Corrado Clini: “Il costo dell’acqua oggi in Italia non corrisponde al servizio reso…. La gestione dell’acqua come risorsa pubblica deve corrispondere alla valorizzazione del contenuto economico della gestione”. Forse tutte queste dichiarazioni preannunciano il decreto del Governo (che sarà votato il 19 gennaio) che all’articolo 20 afferma che il servizio idrico – considerato servizio di interesse economico generale – potrebbe essere gestito solo tramite gara o da società per azioni, eliminando così la gestione pubblica del servizio idrico».

L’UE TEME L’ITALIA – Scrive ancora padre Zanotelli: «Per dirla ancora più semplicemente, si vuole eliminare l’esperienza che ha iniziato il Comune di Napoli trasformando la società per azioni a totale capitale pubblico (Arin) in Abc (Acqua Bene Comune – Ente di diritto pubblico). E’ il tradimento totale del referendum – prosegue Zanotelli – che prevedeva la gestione pubblica dell’acqua senza scopo di lucro. E’ il tradimento del Governo dei professori. E’ il tradimento della democrazia. Per i potentati economico-finanziari italiani l’acqua è un boccone troppo ghiotto da farselo sfuggire. Per le grandi multinazionali europee dell’acqua (Veolia, Suez, Coca-Cola…) che da Bruxelles spingono il Governo Monti verso la privatizzazione, temono e tremano per la nostra vittoria referendaria, soprattutto il contagio in Europa».

BOLLETTE ANCORA SU – E mentre si consuma il dibattito sulla privatizzazione, i problemi del sistema continuano a sommarsi. Come quello dell’incremento delle bollette che si registra – tra l’altro – in maniera sensibile in provincia di Latina. Alberto De Monaco, del comitato acqua pubblica di Aprilia, traccia inquietanti prospettive per l’anno che si è appena aperto. «Puntuale come un orologio svizzero arriva l’aumento della bolletta dell’acqua per il 2012: +7,8%. Una bolletta sempre più salata per i cittadini, decisa dai sindaci dell’Ato4 che tutelano il gestore. Un bel regalo per Acqualatina». Prosegue l’attivista: «Acqua più salata nonostante il canone di concessione non sia mai stato versato ai comuni e servirà invece a garantire il debito di oltre 13milioni del gestore con i consorzi di bonifica, almeno fino alla risoluzione della contesa giudiziaria Acqualatina-Consorzi».

ISOLE E PROFITTI – «Bollette salate – dice De Monaco – nonostante il gestore non abbia ancora assunto la gestione delle isole Ponza e Ventotene e quindi abbia risparmiato sul costo del trasporto d’acqua, ancora pagato dalla Regione: oltre 1 milione l’anno. Bollette incrementate nonostante sia stata tolto dalla tariffa la remunerazione del 7% del capitale investito, come stabilito dall’esito referendario con cui ben 27 milioni di italiani lo scorso giugno hanno abolito i profitti sull’acqua»: si tratta di 6,5 milioni che dovevano essere tolti dalla tariffa 2012 e che avrebbero ridotto la tariffa del 6%.

IL CASO FILETTINO – In barba a tutti questi crucci sulla democrazia scippata, il reggente del principato di Filettino – il cui bacino disseta gran parte di Roma e del Frusinate – rende note le rivendicazioni del territorio: «Per lo sfruttamento della nostra acqua devono lasciare al nostro paese almeno dieci litri al secondo. Vogliamo anche realizzare un imbottigliamento per dare lavoro alla gente di Filettino. Inoltre, ci va riconosciuto un introiti annuale e l’acqua va portata anche alla stazione sciistica di Campo Staffi».

Fonte: Corriere della Sera

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