Ponza alla guerra dell’energia pulita; ultimatum: progetto entro il 20 gennaio
Black out scongiurato dopo il sequestro natalizio dei generatori a gasolio. Il commissario di governo impone: subito i piani per il nuovo impianto verde a Monte Pagliaro
Il rischio di un black out sull’isola è scongiurato, ma Ponza ora dovrà ingaggiare una delle battaglie più importanti della sua storia: quella per l’energia pulita. In attesa della nuova centrale elettrica ecocompatibile, manca un piano complessivo che liberi l’isola dall’inquinamento e dalla schiavitù di gasolio e benzina, oro il cui trasporto nell’arcipelago ha costi esorbitanti per la Regione. Nessun progetto all’orizzonte in grado di portare un nuovo sistema di mobilità. Stesso dramma, ancora più grave vista l’esigua estensione, per la sorella minore Ventotene.
EMISSIONI MOLESTE – La vecchia centrale elettrica a gasolio gestita dalla società elettrica ponzese – un pezzo della storia imprenditoriale isolana targato 1923 – per ordine del commissario prefettizio Agata Iadiciccio dovrà essere sostituita nel più breve tempo possibile da un nuovo impianto che non sia dannoso per l’ambiente e la salute dell’uomo. Nel frattempo la Società elettrica ponzese dovrà adeguare il gruppo d’emergenza a “Le Forna” per consentire una produzione elettrica sufficiente al fabbisogno, evitando il più possibile di utilizzare i vecchi e molesti motori a gasolio di Giancos; così malandati da costringere l’amministrazione provinciale a ritirare alla società l’autorizzazione per l’esercizio della centrale stessa. Contro questo provvedimento, comunque, il gestore ha presentato un ricorso al Tar.
SVOLTA ECOLOGICA – Ad imprimere una svolta ambientalista a tappe forzate è la gestione commissariale dell’ente dopo anni di totale disinteresse da parte delle amministrazioni votate dal popolo: non ultima quella di Pompeo Porzio, sindaco finito in manette nella vicenda della ‘cricca’ che lo vedeva coinvolto – con alcuni assessori ed imprenditori – in un giro di appalti truccati e favori che per anni ha letteralmente portato alla regressione l’isola, sempre amata dai turisti ma sempre più sfruttata e maltrattata.
SCADENZA BREVE – Si legge nell’ordinanza commissariale, che la Sep «entro il 20 gennaio» dovrà presentare alla Provincia un progetto di rimodulazione complessiva della distribuzione di energia elettrica «con la previsione di nuovi presidi per l’abbattimento delle emissioni in atmosfera e di altre mitigazioni necessarie alla salvaguardia della salute pubblica».
Per la nuova centrale prevista a Monte Pagliaro, il commissario invita alla presentazione di un progetto entro gennaio, che tenga conto di quanto previsto dalla legislazione «regionale e nazionale in materia di risparmio, efficienza e produzione energetica anche da fonti rinnovabili e non convenzionali». Il tutto seguendo i dettami del piano per la qualità dell’aria adottato dalla Regione nel 2009.
BENZINA INTOCCABILE – Sempre in tema di approvvigionamento energetico, si consuma con costanza il balletto tra la società di trasporti Snip-Snap che assicura il rifornimento di carburanti, e la regione Lazio che consente di coprire la rotta tra Terracina, Ponza e Ventotene, grazie ad un cospicuo finanziamento. La società che ha tenuto tutti con il fiato sospeso in questo inizio 2012, da lunedì 9 gennaio dovrebbe tornare a svolgere il suo normale servizio dopo la minaccia di ammainare le vele e lasciare l’arcipelago senza benzina e gasolio. Con l’intervento del Prefetto di Latina la situazione si è sbloccata, portando la Regione a staccare un assegno di mezzo milione di euro, che è solo una parte del credito vantato dalla società di navigazione. Un tira e molla che va avanti da anni, e che è sempre più oneroso per le casse pubbliche.
SPESE INGENTI – Nonostante questo l’ente regionale prosegue nel voler concedere somme di denaro elevatissime senza prendere in considerazione la possibilità di rendere l’isola autosufficiente e libera dai problemi che invece attanagliano il continente. Incentivazione di mezzi elettrici ed introduzione di fonti alternative potrebbero essere una soluzione contro la schiavitù del petrolio: ma in questo modo si andrebbero ad intaccare monopoli ed interessi ormai consolidati, rompendo meccanismi che solo pochi – vedi un reggente pro tempore – hanno l’ardire di spezzare. Nessuno, sino ad oggi, ha mai voluto sostenere un progetto simile, un impatto ‘zero’: e quelli sino ad oggi prospettati e mai realizzati, come nel caso di Ventotene, hanno avuto contrappassi pesanti. Basti pensare al maxi tunnel che proprio lì viene sostenuto dall’amministrazione comunale a favore del traffico di auto e mezzi pesanti. Purchè non rovinino la banchina del porto romano, naturalmente.
Fonte: Corriere della Sera