Il tunnel sarà la morte di Ventotene

L’idea di costruire un tunnel sotterraneo di trecento metri in un’isola lunga meno di 3 chilometri e con soli 700 abitanti, fragilissima perchè composta di tufo, già potrebbe sembrare un azzardo. Ma a Ventotene il progetto non solo è realtà, ma è anche prossimo alla fase esecutiva. Scoprire poi che il bando pubblicato il 22 agosto dal Comune prevede per l’opera una spesa di 4.825.148,56 euro di fondi trasferiti dalla Regione Lazio (delibera 815 del 22 ottobre 2009) lascia ancora più perplessi. Solo un anno fa la tragedia delle due ragazzine, Sara Panuccio e Francesca Colonnello, colpite a morte da una frana mentre erano sulla spiaggia a giocare con le compagne di classe. E allora, «per ridurre il rischio frana» è necessario costruire un tunnel sotterraneo. Così auto, camion e veicoli potranno circolare «in sicurezza». Nel bando agostano è scritto infatti che «il Comune di Ventotene intende realizzare un nuovo collegamento al centro abitato dal porto nuovo evitando il transito veicolare attraverso le banchine del porto romano e le strade del borgo storico.

Il nuovo collegamento si articolerà interamente in galleria, di cui una parte da realizzarsi attraverso la perforazione di un tratto di costa classificato a rischio frana». La galleria sarà in parte in parte scavata (circa 65 metri) e in parte artificiale (circa 120 metri). Colpo di genio o impresa con troppi rischi? «Ho conosciuto Ventotene nel 1968», spiega a Terra il geologo Riccardo Caniparoli, esperto di dissesto idrogeologico, «e va detto che l’isola negli ultimi 40 anni è stata presa d’assalto durante i periodi estivi da una quantità di turisti superiore alla “capacità di carico del territorio”. Questo si traduce, per l’ambiente e per i suoi fragili equilibri, in maggior consumo di suolo, acqua, aria, energia e prodotti alimentari. Quanto al tunnel, con questa scelta l’amministrazione comunale, oltre a riconoscere che l’attuale collegamento viario tra il molo commerciale del porto e l’abitato non è mai stato a norma di legge, dimostra di voler risolvere il “problema frane” con vecchie logiche di cementificazione del territorio e con opere inutili allo scopo e dannose per l’ambiente».

Il bando comunale propone di realizzare, oltre alla galleria, anche pali, micropali e diaframmi in cemento armato (lavori valutati a base d’asta in € 1.200.000,00) e lavori edili per € 2.460.352,70. Una spesa che si poteva evitare? «La scelta metodologica di approccio al problema non sembra la più idonea, sia in termini di compatibilità strutturale delle opere previste con la tipologia delle rocce e dei terreni interessati e sia in termini di interazione tra le opere progettate e l’evoluzione della dinamica degli equilibri ambientali. Le opere previste verrebbero realizzate, peraltro, su di una piccola isola di notevole pregio naturalistico, scientifico ed archeologico. Non sarebbe stato più logico e qualificante per l’Amministrazione indire un “Concorso internazionale di idee per la progettazione di un sistema di collegamento del centro abitato al porto nuovo e la rimozione del rischio frana con tecnologie innovative e rispettose dell’ambiente”?». Secondo l’esperto, puntare dritti alla soluzione monstre della galleria è stato un errore.

Ma alternative ce n’erano? «Eccome! è assurdo oggi pensare di sviluppare una zona turistica che per struttura e vocazione dovrebbe essere fruibile tutta a piedi o con mini taxi elettrici o con impianti su cremagliera o su cavi. Ed invece si pensa sempre a favorire il trasporto su gomma. Ci sono posti dell’Italia visitati dai turisti proprio perché raggiungibili solo con il battello o la ferrovia. Ad esempio, all’interno dei Comuni delle Cinque terre in Liguria (ognuno molto più grande di Ventotene) si transita solo a piedi e le merci sono trasportate con mini veicoli elettrici, teleferiche e cremagliere. Un altro esempio? L’isola di Alicudi: è anch’essa tutta pedonale. Ma anche quest’isola è molto frequentata ed apprezzata per la sua caratteristica». Contro il tunnel di Ventotene si sono schierati in tanti, cittadini, ecologisti, Wwf.

L’ultimo crollo sull’isola, senza conseguenze a cose e persone, è avvenuto il 17 agosto scorso in zona Fontanelle. Al momento sono in corso numerosi lavori di consolidamento dei costoni di tufo. «Pensare di favorire lo sviluppo omologando i luoghi vuol dire distruggere il territorio ed il turismo. Nelle città si realizzano isole pedonali, mentre qui si vuole incrementare la circolazione di auto e camion. Bella scelta di sviluppo e di riqualificazione del territorio!». Un minibus elettrico, piccolo e leggero, costa 250mila euro. Un’alternativa quindi ci sarebbe. Chissà che non sia troppo tardi.

Fonte: Terra News, Tiscali, Pontinia Ecologia e Territorio

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