L’ostinazione del sindaco Assenso

Dovevano esserci le auto elettriche ad aspettare i passeggeri al porto. Le pensiline allo sbarco dei traghetti, mentre riparavano i turisti, dovevano catturare il sole attraverso speciali pannelli a celle organiche, realizzate con piante di mirto e produrre energia. Niente di tutto questo, perché Ventotene preferisce le auto normali. Così mentre il progetto voluto dalla Regione Lazio che doveva essere un modello europeo segna il passo, va avanti l’idea – contenuta proprio nell’accordo di programma deliberato nel 2006 – della «realizzazione di una nuova strada di accesso dal centro abitato all’area portuale di Ventotene al fine di liberare dal traffico l’area archeologica del porto romano, oggi unica via di accesso all’interno dell’isola». Un’idea inseguita da oltre dieci anni, tradotta oggi in una galleria che attraverserà l’isola per circa 300 metri, dal porto al campo sportivo.
Lo stesso accordo di programma nel quale si faceva riferimento alla messa in sicurezza di tratti di costa, tra i quali c’è l’esplicito riferimento alla «difesa dall’erosione delle pareti rocciose di Cala Rossano». Quelle tristemente note per avere ucciso, il 20 aprile dello scorso anno Sara Panuccio e Francesca Colonnello, due studentesse romane di 14 anni che stavano svolgendo un campo scuola.
Quell’area solo in parte era stata interessata dai lavori, anni fa era chiusa, il vecchio piano di assetto idrogeologico però la riteneva praticabile e il destino ha voluto che al momento del crollo ci fossero sotto le due ragazze della scuola “Anna Magnani” di Morena, insieme ad altri due compagni rimasti feriti.
E’ dopo quella tragedia che si è scelto di intervenire con somma urgenza. E’ per questo che oggi l’isola dove Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni scrissero il “Manifesto per un’Europa libera e unita” mentre erano al confino è da un lato un cantiere aperto, dall’altro piena di aree interdette. I lavori per la messa in sicurezza vanno avanti a ritmo sostenuto, ad accogliere chi sbarca ci sono i cartelli «Scusateci per i disagi, stiamo lavorando per la sicurezza dell’isola». L’area del porto sarà pronta per metà maggio, la spiaggia di Cala Nave sarà completata prima dell’estate e per il 2011 sarà l’unica fruibile. Altrove si andrà a proprio rischio e pericolo.
L’ultimo crollo, del resto, è di dieci giorni fa. Nei pressi di Cala Battaglia una parte della parete è franata, ostruendo le grotte che si trovavano sul mare.
D’altro canto è del 6 dicembre scorso la nuova stesura del piano di assetto idrogeologico, pubblicato sul bollettino ufficiale della Regione a febbraio, risultato dal «rilevamento geomorfologico finalizzato all’individuazione delle pericolosità da dissesto gravitativo e idraulico». Non ci sono dubbi di interpretazione, l’intera isola è classificata “R4” ovvero il rischio massimo.
Proprio da una grotta dovrà partire la strada di collegamento alternativa: un primo breve tratto praticamente sull’acqua, poi il passaggio sotto un’abitazione. Secondo il progetto preliminare approvato a gennaio dal consiglio comunale e oggetto nei giorni scorsi di una pre-conferenza dei servizi, ci saranno una «galleria in scavo» e una «palificata». Circa 300 metri, per una larghezza di otto, da lì al campo sportivo. Un finanziamento di 6 milioni di euro che il Comune non vuole certo lasciarsi scappare.
All’uscita del futuribile tunnel – ironia della sorte – la palina per ricaricare le auto elettriche che oggi è fuori uso. E’ una delle poche cose che restano del progetto di isola a emissioni zero finanziato nel 2006 con un milione di euro. La Regione sta ancora pagando i canoni degli otto mezzi elettrici che si muovono a fatica fra quelli ordinari, della «promozione dell’impiego di fonti energetiche rinnovabili e forme di mobilità sostenibili» resta poco. Molto poco. La raccolta differenziata, per esempio, facilitata dal fatto che ci sono appena trecento residenti. I pannelli solari sulla sala polifunzionale che si vorrebbe intitolare alle ragazze morte, non ancora aperta e a fianco della quale sbucherà il tunnel.
Che partirà in linea d’aria a 150 metri dal luogo della tragedia, cosa che ha spinto Bruno Panuccio, il papà di Sara, a dire: «Bisogna fermare questo scempio. In tutte le piccole isole del Mediterraneo vige il divieto di introdurre automobili, se non con permessi limitati a veicoli per disabili. Qui invece il sindaco Giuseppe Assenso ha motivato le ragioni di tale opera nel venire incontro alla richiesta dei turisti che, secondo lui, necessitano del loro personale mezzo di trasporto. La speranza, ora, è che si riesca a fermare questo progetto».
Ma mette a rischio la sicurezza una cosa del genere? E’ quello che si chiedono in molti. Lucrezia De Gennaro, responsabile della protezione civile di Ventotene, non ha dubbi: «Su un’isola non c’è mai la certezza al 100% di stare sicuri, a prescindere dall’episodio successo lo scorso anno. Quello è stato l’intervento più difficile della mia vita, non lo dimenticherò mai, a maggior ragione oggi occorre segnalare i pericoli per tutelare l’incolumità delle persone». Le quali, nonostante le segnalazioni ci siano, attraccano indisturbate le barche proprio sotto i cartelli o, com’è successo l’estate scorsa, entrano nelle aree interdette. «Siamo portati a pensare che non debba mai succedere qualcosa a noi – aggiunge la De Gennaro – invece la sicurezza inizia proprio dalla consapevolezza del pericolo». Che sull’isola resta, per questo occorre fare attenzione.
Anche per questo ci sono dubbi sulla realizzazione della strada alternativa, anche in considerazione del fatto che uno dei cartelli che avverte del pericolo di crollo e proprio lì, a due passi dall’imboccatura della grotta dalla quale partirebbe la galleria. La pre-conferenza dei servizi ha posto una serie di condizioni, a cominciare proprio dalla sicurezza.
«Nella relazione votata in consiglio comunale – dice Anna Impagliazzo, esponente dell’opposizione nella lista Insieme per Ventotene – c’è scritto che l’opera serve per il consolidamento e abbiamo espresso i nostri dubbi. Noi riteniamo che si dovesse agire diversamente, a cominciare dalla presa di coscienza che questa è un’isola fragile, trasformando in un’occasione proprio la fragilità, con politiche di intervento che ne tenessero conto, a cominciare dallo stop alle auto». Per Daniele Coraggio, altro esponente dell’opposizione «il tunnel è inutile».
Ora l’estate è alle porte, un anno fa Ventotene era piena di ragazzini dei campi scuola, ma dopo la tragedia gli istituti scolastici si sono ben guardati dal tornare, causando un danno di non poco conto. La scorsa stagione è stata sotto tono, arrivi e partenze hanno risentito della morte delle ragazze. Oggi si spera che con i lavori di messa in sicurezza l’immagine dell’isola torni a essere presentabile. Perché questa perla del Mediterraneo di 1,5 chilometri quadrati appena vive di turismo, della sua riserva marina, dei resti archeologici. Per questo si fa fatica a capire il motivo per il quale occorre il tunnel, ci si domanda perché si insista sul transito delle auto in quella che doveva essere – prima ancora della tragedia – l’isola a emissioni zero. Doveva.

Fonte: Il Messaggero

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