«No al tunnel della vergogna»

Bruno Panuccio – papà della ragazzina che morì schiacciata da un costone di roccia – si scaglia contro la realizzazione del collegamento sotterraneo fra porto e centro «È un’idea folle. Quasi la totalità dell’isola è interdetta proprio a causa della franosità del terreno»

«L’isola di Ventotene ha imboccato il tunnel della vergogna civile e molti suoi abitanti – non tutti – ne sono corresponsabili, per il loro appoggio omertoso ad una Giunta che ha nel comportamento criminoso il suo fare quotidiano». Parole indubbiamente gravi e dure, scritte da Bruno Panuccio in una lettera aperta, in merito alla recente approvazione, da parte del Consiglio comunale di Ventotene, del progetto teso a realizzare un tunnel di circa 300 metri, per collegare il porto al centro dell’isola. Bruno Panuccio – va innanzitutto chiarito – è il papà di Sara, la studentessa romana di 14 anni che il 20 aprile dello scorso anno, perse la vita a Ventotene, nel crollo tufaceo di Cala Rossano, unitamente all’amica Francesca Colonnello, mentre una terza ragazza, Athena Raco, rimase gravemente ferita. «Ero dubbioso se pubblicare questa mia lettera, o stavolta restare in silenzio, per non apparire il solito critico, mosso da rancori personali – esordisce appunto Bruno Panuccio – ma poi mi sono convinto che bisogna fermare questo scempio». Ventotene è il più piccolo Comune dell’Italia centrale, con i suoi 1,5 chilometri quadrati di territorio e la quasi totalità dell’isola è interdetta, a causa della franosità del terreno. «Ed allora, prosegue il signor Panuccio, a cosa serve quest’opera faraonica? In tutte le piccole isole del Mediterraneo vige il divieto di introdurre automobili, se non con permessi limitati a veicoli per disabili, o di pubblico servizio; qui invece, il sindaco Giuseppe Assenso ha motivato l’esigenza del tunnel con il venire incontro alla richiesta dei turisti che necessiterebbero del loro mezzo di trasporto. Per andare dove, se girare l’intera isola equivale ad una passeggiata?». Bruno Panuccio sferra, quindi, l’attacco finale, accusando l’amministrazione comunale di cattiva gestione: «oggi, per realizzare il tunnel, si parla di un costo stimato di circa sei milioni di euro, i quali, con varianti in corso d’opera, potrebbero raddoppiarsi; è il solito, vecchio discorso di quali interessi si celino dietro ai lavori pubblici. Non è un caso che Ventotene abbia uno dei tassi di abusivismo più alti dell’intera nazione (due case su tre, risultano non censite) ed il cemento è stato il volano economico di sostegno a ditte, quasi sempre le stesse, per lavori che, con la scusa della somma urgenza, non hanno dovuto seguire la trafila delle gare d’appalto». In qualsiasi paese civile, conclude con amarezza, il papà di Sara, «un’amministrazione del genere sarebbe stata destituita all’istante, qui invece, nessuna voce autorevole disturba gli amministratori in carica, ad eccezione del capogruppo dei Verdi alla Regione Lazio, Angelo Bonelli, il quale ha presentato un’interrogazione agli Organi istituzionali preposti, onde verificare se ricorrano i presupposti per fermare tale scempio ambientale ed economico».

Fonte: Il Tempo

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