Fenomeni erosivi, incuria e un equilibrio ambientale assai fragile. Le due isole pontine lamentano un forte calo del turismo. Le realtà produttive locali lanciano un grido di dolore: «Bisogna intervenire subito».
Le grotte naturali di Ventotene, le spiagge ferrose, bollenti sotto la luce solare e di ghiaccio nelle ore serali; l’acqua azzurra e l’isolotto di Santo Stefano a portata di mano. Poco più in là Ponza, Palmarola e Zannone, luoghi in cui trascorrere piacevoli periodi di relax. Potrebbe essere uno spot perfetto per una campagna pubblicitaria, ma i tour operator, quest’anno, sono con le mani nei capelli. Le due isole in provincia di Latina subiscono la crisi, violenta. Le strutture ricettive, come gli alberghi e i bed and breakfast, non hanno ancora potuto accogliere le decine di turisti arrivate negli scorsi anni. Basta un paragone: rispetto allo scorso anno, nel giorno dell’apertura della stagione balneare, il primo maggio, di turisti non ce n’erano, da nessuna parte.
A Ventotene, oltre ai guai provocati dal maltempo, piogge e vento hanno continuato ininterrottamente a sferzare l’intera isola per intere settimane, ora è arrivata anche un’altra notizia che di certo non aiuta: sarebbero 10 gli indagati per la morte delle due studentesse 14enni, travolte da una parete di uno scoglio a Cala Rossano. Tra i nomi anche quelli dell’attuale sindaco Giuseppe Assenso e quello del suo predecessore. «Siamo profondamente colpiti dall’evento tragico che ha causato la morte di due studentesse a Ventotene» dichiara il presidente della Confcommercio della Provincia di Latina, Vincenzo Zottola che ha spiegato che cosa bisogna fare per risollevare la situazione: «Siamo convinti che la sicurezza sia l’obiettivo prioritario che deve essere attuato mediante un programma di monitoraggio e di intervento complessivo per fronteggiare le situazioni di alto rischio».
Gli alberghi poco affollati presenti sull’isola confermano le difficoltà di questa stagione. Ma che il settore fosse già in recessione rispetto all’anno scorso lo testimoniano soprattutto i dati del centro studi turistici della Camera di Commercio di Latina: un calo strutturale sui numeri di arrivi e presenze che incideranno anche sulla prossima stagione sull’intero tessuto economico della zona. Le vie dei paesi rimangono deserte; i ristoranti, gli affitta barche e i negozi vuoti. Il rosso e l’ocra del porto romano scrutano l’orizzonte in attesa di trovare di nuovo quei traghetti stracolmi di turisti, specialmente stranieri, pronti a immergersi nelle calde acque dell’arcipelago delle isole Pontine e a sdraiarsi sulle spiagge oggi ancora chiuse dopo l’incidente dello scorso aprile.
«Siamo molto preoccupati per la situazione economica e turistica delle isole pontine e di Ponza in particolare perché l’arcipelago è da sempre il fiore all’occhiello della nostra regione, in grado di attrarre turismo da tutto il mondo, produrre ricchezza per 365 giorni l’anno e creare migliaia di posti di lavoro», commenta il presidente della Confcommercio del Lazio, Cesare Pambianchi che estende dopo Ventotene anche a Ponza. La città famosa per il suo porto è stata colpita proprio al cuore delle sue attività: da più di un anno sono infatti dieci i pontili sotto sequestro della Procura. Il motivo sono i vizi relativi alle concessioni e all’incidenza ambientale dei corpi morti, lastroni di ferro utilizzati per ormeggiare le barche. Una situazione che ha portato all’esasperazioni gli operatori del porto che ora chiedono risposte immediate, prima con il dissequestro dei pontili, vera calamità dicono i ponzesi per l’economia locale, e poi avviando interventi di consolidamento delle falesie per riaprire quelle spiagge ancora chiuse, come a Ventotene, per via del pericolo crolli. Le spiagge e una economia che ruoti anche sfruttando di più l’entroterra è quello che chiedono invece gli altri abitanti, quelli meno legati al porto, che denunciano come i corpi morti nel mare di fronte alla zona di Santa Maria abbiamo provocato nel corso di questi anni l’arretramento dell’arenile di ben dieci metri.
Entrambe le isole sono interessate da quei fenomeni erosivi che nel corso degli anni si sono manifestati anche in modo drammatico. La tragedia delle studentesse di Morena arriva dopo un lungo elenco di incidenti che cominciano nel 1997 con la morte di un operaio sulla spiaggia di Chiaia di Luna. L’uomo, che lavorava proprio alla messa in sicurezza delle pareti rocciose per evitare il pericolo di caduta massi, è caduto da una altezza di 70 metri mentre distendeva una rete di protezione. I pericoli maggiori comunque sono sempre per i turisti. Nel 2001 una turista italiana è rimasta schiacciata da un masso in acqua. Il cartello che segnalava il divieto di balneazione sotto costa era stato spostato dalle acque agitate.
Ponza e Ventotene sono interessati da fenomeni dovuti “a materiali di scivolamento”, spiegano dal dipartimento di scienze geologiche della università Federico II di Napoli. Le due principali isole, soprattutto nelle zone con costoni alti e sul mare, possono registrare fenomeni di crolli vista la loro natura morfologica che le classifica fra le formazioni di natura vulcanica. Natura diversa invece per le altre isole, come Santo Stefano e Zannone, in cui il rischio crolli è sostituito da fenomeni di smottamento.
Ultima questione, anche se non per ordine d’importanza, è il collegamento fra le due isole pontine: per spostarsi da Ponza a Ventotene possono occorrere anche tre ore. Lo racconta il presidente di Ascom di Ventotene, Pietro Pennacchio che ricopre anche la carica di consigliere comunale della cittadina. «Serve un’agenzia di promozione turistica che possa creare una sinergia fra i due territori», ha detto Pennacchio che ha chiesto anche l’intervento di un’istituzione come la Regione Lazio che deve occuparsi della promozione di questo territorio. «Dobbiamo smetterla di cambiare idea ogni cinque anni, ogni volta che cambia il governo dell’isola» ha concluso il consigliere. Una richiesta che arriva anche dalle associazioni sul territorio, come la Pro Loco di Ponza. Una contrazione del giro d’affari che si stima tocchi l’80% dei ricavi della stagione.
Fonte: Terra