L’Europa, qui idealmente nata non si respira. Siamo in piena campagna elettorale, si vede bene dalle strette di mano e si sente dalla parole sussurrate. Si tornerà a votare dopo lo scioglimento del comune, da parte del prefetto di Latina, per non aver approvato il bilancio. «Per incapacità» mormora un pescatore intento a verniciare Lara, la sua barca. Sta di fatto che Ventotene è il primo comune della provincia di Latina ad essere stato sciolto sulla base del nuovo principio contabile dell’amministrazione finanziaria. Da una parte, pare, che nella nuova tornata elettorale ci sarà candidato un notaio e dall’altra parte, ci confidano, si sta ancora cercando un papa straniero. Alle 9,15 parte il traghetto che da Formia porta in due ora a Ventotene. Ripercorriamo posti e luoghi dei confinati, di chi durante il periodo fascista fu spedito in quest’isola di due chilometri e lontana dalla terra ferma, perché ritenuto pericoloso per il regime di Mussolini. Targhe di vario tipo e dimensioni ci consegnano alla memoria la nascita degli Stati Uniti d’Europa. A piazza Castello ce ne sono due affisse al palazzo comunale. Circa 700 residenti che in inverno diventano 200 ma in estate quasi tre mila, un’economia provata dalla crisi economica e l’aspettativa che la stagione estiva sia meglio di quella di unno fa. Sì, perché nell’isola si lavora solo da inizio aprile fino a ottobre. Nel mese di settembre ogni anno i federalisti raggiungono l’isola per omaggiare Spinelli, Rossi e Colorni. Poi si chiudono i battenti. In più non si può pescare, l’isola è riserva marina. Ad agosto del 2016 la visita di Renzi, Hollande e Merkel al cimitero dove, per sua volontà, sono state sepolte le ceneri di Altiero Spinelli, uno dei padri del Manifesto di Ventotene. «Solo sfilate e proclami ma poi siamo sempre punto a capo» sono i commenti delle persone che vivono qui. L’isola di Santo Stefano e il suo carcere borbonico, proprio davanti a Ventotene, dovrebbe trasformarsi in un centro di ricerca. Ma ancora non si vede niente. E per di più Renzi, che aveva promesso la riqualificazione, non è più primo ministro. Al momento se vogliamo salpare su Santo Stefano bisogna chiamare Michele, il figlio di un albergatore. «Ti accompagna con la barchetta fino a lì e poi lo richiami la sera così ti viene a prendere». A Ventotene oltre le targhe e la lapide dove è stato sepolto Spinelli c’è ben poco di quel periodo. La stessa piazza, dove un tempo passeggiavano i confinati, è stata tutta pavimentata in chiave moderna così come i dormitori dei confinati che sono stati rasi al suolo. Perfino il film tv Un mondo nuovo, sull’Europa unita, è stato girato alle Tremiti. La Ventotene di oggi è diversa per adattare le scene: «Forse Apulia Film Commission ha dato più soldi di Lazio Film Commission», dice a voce bassa ma sorridendo la cameriera di un bar. A vestire i panni di Spinelli è Vinicio Marchioni, l’attore romano noto per aver interpretato il Freddo in Romanzo criminale. Nel nostro viaggio ad accompagnarci e farci da guida c’è Pier Virgilio Dastoli. Fu assistente parlamentare di Altiero Spinelli e oggi membro del Movimento Federalista. Conosce l’isola viottolo per viottolo, casa per casa. Ci mostra, prima, il balcone dove si affacciava Sandro Pertini, poi la via delle botteghe dei confinati. Spinelli ad esempio riparava orologi, «e ai ricchi che avevano orologi di marca e che erano più difficili da riparare, faceva pagare di più rispetto a quelli dozzinali usati, diciamo, dal popolo» racconta Dastoli. «Se non altro rispecchiava quell’idea socialista in difesa del proletariato contro il capitalismo». Un’idea oggi sempre più lontana dalla sinistra italiana ed europea, che ha preferito unire prima l’economia e non la politica, gli interessi e non la buona pratica. In questo modo Ventotene rischia solo di essere la tomba dell’Europa. |
Fonte: Il Manifesto
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L’ostacolo più grande all’unificazione dell’Europa rimane la questione della sovranità. I paesi membri devono concordare fino a che punto sono disposti a rinunciare alla propria sovranità nazionale. Lo scopo dell’UE è quello di istituire una forma di governo sovranazionale. Se questo non si realizza, osserva Le Monde, l’introduzione dell’euro sarà solo “una vittoria provvisoria”. Per alcuni paesi membri, tuttavia, è difficile accettare l’idea di rinunciare all’autorità. Il leader di un paese membro dell’UE, ad esempio, ha dichiarato che il suo paese è “nato per guidare altre nazioni, non per seguirle”.
Com’è comprensibile, i paesi europei più piccoli temono che, a lungo andare, quelli più grandi prevalgano e si rifiutino di accettare decisioni che potrebbero ledere i loro propri interessi. I paesi più piccoli si chiedono, ad esempio, come saranno scelti i paesi che ospiteranno le sedi delle varie agenzie europee. Questa è una decisione importante, perché tali agenzie creano posti di lavoro nei paesi che le ospitano.
Di fronte a questi grossi ostacoli — disparità economica, guerra, disoccupazione e nazionalismo — si potrebbe facilmente rimanere delusi per quanto riguarda l’unificazione europea. Resta il fatto, però, che sono stati fatti progressi straordinari. Non si sa quanta strada si potrà ancora fare. I problemi con cui sono alle prese coloro che cercano di unificare l’Europa sono sostanzialmente gli stessi problemi con cui sono alle prese tutti i governi umani.