Acqua: i padroni di tutto

20121214-215955.jpgIntrecci di società, azionisti e amministratori dietro lo scandalo delle navi cisterna. Chi non vuole i dissalatori di Ponza e Ventotene. Veolia ci guadagna.

C’era un anello mancante nello strano caso della mancata costruzione dei dissalatori sulle isole di Ponza e Ventotene, dove l’acqua potabile continua ad arrivare su navi cisterna. I due impianti dovevano essere completati entro il 2006, sono passati invano altri 6 anni e oltre 6 milioni di euro spesi ogni anno per pagare i trasportatori (Vetor) e Acqua Campania. Chi non li ha voluti costruire? Ufficialmente il ritardo è dovuto ai Comuni di Ponza e Ventotene. Ma in realtà c’è chi ha interesse a ritardare: Veolia, il socio di minoranza di Acqualatina.
C’erano una volta due progetti utili entrati, tra gli altri, nel piano di investimenti di Acqualatina e che dovevano essere realizzati con la collaborazione finanziaria della Regione Lazio. Sono i dissalatori di Ponza e Ventotene, mai costruiti; per un certo periodo il loro costo è stato anche ammortizzato sulle bollette dell’ac qu a ma poi il ricavato è stato spostato su altre voci sempre di investimento. Nessuno si è ancora spiegato, fino ad oggi, perché non si riesca a costruire sulle isole due impianti del costo di 9 milioni di euro e nel frattempo l’a cqua arrivi su navi cisterna pagate dalla Regione Lazio oltre 6 milioni di euro l’anno. Acqua che peraltro viene fornita gratuitamente dal Comune di Cassino su convenzione della Regione Lazio con la società Acqua Campania, la quale la vende alla Regione Lazio medesima dopo averla portata a Napoli tramite l’acquedotto della Campania Occidentale pagato dalla Cassa per il Mezzogiorno. Acqua Campania mette nelle sue casse milioni di euro solo per fare da passacarte, posto che la rete è stata pagata dallo Stato. Il caso e il data base delle Camere di Commercio aggiungono qualcosa a questa curiosa storia. AcquaCampania è partecipata per il 24% da Veolia, il gruppo francese che è anche socio di minoranza di Acqualatina, la società che doveva costruire insieme alla Regione Lazio e all’Ato4 i dissalatori di Ponza. Se partono i dissalatori AcquaCampania non guadagnerà più i soldi delle navicisterna. Il termine ultimo per costruire i due dissalatori era il 2006, dopo l’Ato4, presieduto da Armando Cusani come presidente della Provincia di Latina, doveva caricare sul suo bilancio l’onere degli impianti. Dunque Acqualatina (e Veolia) non rischiano nulla per i ritardi, essendo l’Ato4 l’organo di controllo pubblico del gestore delle acque. Nello stesso periodo in cui scadeva il termine ultimo per costruire i dissalatori all’interno del consiglio di amministrazione di Acqualatina spa, per conto del socio privato Veolia c’era Giansandro Rossi, consigliere di amministrazione anche di Acqua Campania. A presiedere lo stesso cda c’è Stefano Albani che è anche amministratore delegato di SiciliaAcque, altra società controllata da Veolia indirettamente, attraverso Idrosicilia. Sempre casualmente succede che in Sicilia si verifichi lo stesso «giro» dell’acqua. La quale viene prelevata a prezzo fisso dai pozzi sulla base di una convenzione con la Regione, ma poi la stessa Regione Sicilia la ricompra dalla società a prezzo maggiorato e questo scherzetto è costato 50 milioni di euro all’ente pubblico ma è valso circa 45 milioni a quelli di Siciliaacque e Veolia medesima. Che comunque ha le mani su quasi tutti gli acquedotti del sud, compreso il 47% del pacchetto azionario di Sorical (acquedotto della Calabria) in cui fino a poco tempo fa l’ammini – stratore delegato era Raimondo Besson, oggi ad di Acqualatina spa per conto del socio privato Veolia. Perché Besson dovrebbe incatenarsi per costruire i dissalatori sulle isole, pur avendo detto sempre che sono utili e Acqualatina li vuole, sapendo che questi danneggiano economicamente la società che lo ha messo a fare l’ad in Acqualatina e in Sorical? E’ una domanda difficile. Alla quale sicuramente la Regione Lazio non ha voluto rispondere e nemmeno i Comuni e men che mai l’Ato4 che si è tenuta le due isole in queste condizioni senza arrabbiarsi mai. E anzi proprio l’Ato4 ha appena festeggiato «dieci anni di successi». Di chi?

Acqualatina
Il ruolo chiave
Acqualatina accetta la gestione del servizio nel 2002 impegnandosi a costruire i dissalatori sulle isole entro il 2006, mette il costo in bolletta ma poi lo dirotta su altre opere. L’Ato4 e la conferenza dei sindaci avallano.

Acquacampania
Trasportatori
AcquaCampania si prende gratis l’acqua a Cassino regalata dalla Regione Lazio, la porta a Napoli con una rete costruita dalla Casmez e poi la rivende alla Regione Lazio che paga e non si lamenta sui dissalatori.

Siciliaacque
Cattivo esempio
In Sicilia c’è un «giro» analogo dell’acqua, venduta a prezzo fisso e poi ricomprata a prezzo maggiorato. I nomi che figurano nella società sono gli stessi di Acqua Campania.

Le tracce dell’uomo che sta ovunque si trovano reti idriche
All’ombra di Mister Pisante

Dovunque si parla di gestione delle reti idriche e del business dell’acqua si trova un nome, quello di Giuseppe Antonio Pisante. Seguire le sue tracce vuole dire entrare in un ginepraio di società che portano sempre allo stesso posto: il settore dell’acqua e dei rifiuti. Stava dentro l’Acquedotto Pugliese, essendo originario di quelle parti (pur se trapiantato a Milano da molti anni), società che all’inizio della gestione aveva il 23% delle quote del pacchetto privato di Acqualatina spa. Diciamo pure che contava qualcosa dentro il gestore delle acque di Latina. E infatti quando scatta l’indagine sugli appalti in house (con provvedimenti poi revocati dalla stessa Procura di Latina, che li aveva chiesti) gli uomini dei soci privati della società, ossia Silvano Morandi e Bernard Cyna parlano spesso di Giuseppe Pisante nelle mail che si scambiano a proposito dei futuri servizi da porre in appalto. Per esempio: «… dobbiamo far capire questo ai nostri amici di Enel e a mister Pisante». Di Pisante parla spesso Raimondo Besson con Cyna, come risulta dal fascicolo dell’inchiesta e dagli atti del gip del Tribunale di Latina. Pisante è uno dei privati che controllano Sicilia Acque insieme a Veolia e ad Enel. Quando l’Acquedotto Pugliese ha lasciato il pacchetto azionario di Acqualatina a chi ha venduto? Ad Enel Hydro che aveva già un suo 23% e che sommato a quello di Acquedotto Pugliese faceva il 46%, esattamente la quota che poi Enel ha venduto a Veolia facendola diventare il primo azionista privato di Acqualatina S.p.A.

Fonte: Latina Oggi

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2 risposte a Acqua: i padroni di tutto

  1. Maria scrive:

    Più mafia di così
    Ventotene e Ponza fanno insieme ufficialmente intorno ai 3700 abitanti, ma in realtà stabilmente vivono solo il 60 se non 50 per cento.
    Ti chiedi in quale altra parte d’Italia si spendono sei milioni di euro ogni anno, almeno dal 2006, per comuni cosi piccoli.
    Un ringraziamento gli isolani lo devono naturalmente ai contribuenti della Regione Lazio che pagano la loro acqua .
    Ma i nostri isolani quanto versano alla fiscalita generale? Una risposta ci viene dal pagamento IMU che scade a dicembre.
    Se è vero che a Ventotene abusive sarebbero i 2/3 delle 1.500 case costruite su una zolla di 1 km e mezzo quadrato, con molte ville elevate sopra gli antichi vasconi romani di raccolta acqua- piovana,alla fiscalità generale ne arriveranno solo 1/3, uno sconto che merita di non denunciare i padroni dell’acqua. Figuriamoci a Ponza, dove negli ultimi anni sono arrivati sull’isola personaggi molto noti del mondo della televisione e della moda. Bruno Vespa, ad esempio, ha acquistato da qualche anno una casa-grotta affacciata sul mare.Ma concludendo è proprio il caso di dire:”Acqua in bocca ” naturalmente. A proposito lo sapete come aveva risposto Ernesto Prudente che viveva da solo a Palmarola alla domanda :Per l’acqua come fa?
    «Se il mio antro si chiama Grotta dell’acqua, un motivo ci sarà, le pare? Gli uomini preistorici ci scavarono una cisterna. Ho da parte 10.000 litri di acqua piovana». Era l’unico residente di Palmarola, conosciuto da tutti come il “Presidente dell’isola”.Grazie Presidente.

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