I pirati dell’acqua tra Ponza e Ventotene

E anche questa estate Ponza e Ventotene non avranno l’acqua potabile dai dissalatori, bensì dalle navi cisterna di una società, la Vemar srl, pagata dalla Regione Lazio. Un groviglio di interessi ma anche l’apatia e una qualche convenienza delle amministrazioni delle due isole bloccano la modifica del sistema di approvvigionamento idrico vigente da decenni a costi esorbitanti, evitabili, probabilmente non più sostenibili in un momento di crisi. L’acqua delle isole non arriva da lontano, anzi. Viene captata nella vicina Cassino e ceduta a titolo gratuito all’Eni Campania che con una rete via terra la porta a Napoli, dove viene imbarcata alla volta di Ponza e Ventotene.
Il servizio è assicurato sulla base di un appalto che garantisce incassi eccezionali a Vemar e un futuro assicurato visto che i dissalatori, per il momento, non saranno costruito. Il loro costo non è elevato: 9 milioni di euro che Acqualatina era pronta ad investire già sei anni fa. Ma c’è stata l’opposizione del Comune di Ventotene e un intoppo insuperabile a Ponza, dove l’area destinata all’impianto è soggetta a vincolo e solo la Regione può far sì che venga superato. Va detto che se al momento l’acqua potabile delle isole è a carico della Regione, quando dovessero entrare in funzione i dissalatori arriverebbero le bollette di Acqualatina calcolate in base alla tariffa stabilita per tutti gli utenti dell’Ato4. Nel frattempo la stessa Regione liquida circa sei milioni di euro l’anno a Vemar per il trasporto dell’acqua prelevata gratuitamente dalle sorgenti di Cassino. Tutti i sindaci dell’Ato4 avevano stabilito che una quota delle bollette riscosse da Acqualatina fino al 2006 (per un totale di circa due milioni di euro l’anno) andasse a copertura del costo dei dissalatori. Ma poi, siccome non sono stati costruiti, quelle stesse somme sono state usate (devolute) per pagare i maggiori costi di energia elettrica negli anni di riferimento. Da quel momento i dissalatori non sono stati più una priorità e intanto Vemar ha continuato a farsi pagare l’acqua «regalata». La Regione Lazio, fino ad oggi e nonostante alcune interrogazioni, non sembra essersi accorta dello «spreco» e infatti liquida fatture regolarmente alla Vemar, società con sede in via Nairobi a Roma, partecipata dalla Marnavi spa di Napoli e dalla Vetor di Anzio (che effettua anche i collegamenti passeggeri per le isole).

Fonte: Latina Oggi

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