La sicurezza dei turisti sarà garantita da un satellite. Ventotene, prima tra le isole italiane, si doterà di un sistema di tele rilevamento del dissesto idrogeologico reso possibile dall’utilizzo di immagini satellitari sul tipo di quelle dei Landsat e di rilevamenti radar da satelliti, una tecnologia già sperimentata dal gruppo di Osservazioni della Terra del Dipartimento di Ingegneria Elettronica dell’Università «La Sapienza» di Roma. Sta per divenire operativo, infatti, il protocollo di intesa tra Comune di Ventotene e Consorzio Cinegeo, approvato il 23 giugno con una delibera di giunta.
«Il progetto di telerilevamento satellitare dei dissesti idrogeologici – spiega l’assesore Floriana Giancotti – è stato realizzato in collaborazione con l’università di Roma, che fa parte del consorzio con altri atenei. A giorni verrà firmata una convenzione apposita», per un progetto che – con il possibile sostegno del ministero dell’Ambiente e di Fondazione Telecom – dovrebbe impegnare investimenti per circa 500 mila euro. Ma non sono tutte rose e fiori. Mentre l’isola si prepara al «Ventotene Film Festival 2011» – dal 23 al 30 luglio, otto giorni di proiezioni ed eventi intorno al grande schermo di piazza Castello, seguite dai 5 concerti di VentoClassic in agosto – la questione del dissesto idrogeologico continua a dividere gli abitanti.
RILIEVI DEI GEOLOGI – L’accordo per il telerilevamento del dissesto idrogeologico – che garantirà tranquillità a turisti e residenti – nasce da un’idea proposta da alcuni imprenditori che sull’isola hanno investito per decenni: è nato un consorzio ma, sottolineano i più critici, «qualcuno ha pensato bene di modificare il bando di intesa che doveva essere tra Università di Roma e Riserva naturale, mettendo al posto della riserva il Comune di Ventotene: per avvantaggiarsi della cosa e darla in pasto all’opinione pubblica come una conquista del sindaco». Dal Comune minimizzano e precisano: «E’ un problema che non esiste, è stato fatto perchè il sindaco è anche il presidente della Riserva».
Tutto questo mentre un centinaio di operatori aspettano i risultati di rilievi – affidati privatamente a geologi – che possano garantire la stabilità delle loro costruzioni: case, pensioni o alberghi che siano.
Sì perchè in base ad una misteriosa delibera – di cui non si trova traccia sul sito del Comune di Ventotene -, giorni fa una serie di ordinanze ha improvvidamente dichiarato inagibili 113 strutture dell’isola, sottoponendole a contestate ordinanze di sgombero.
GLI SGOMBERI CONTESTATI – Le ordinanze sono «un escamotage – accusa l’opposizione – per scaricare le responsabilità dell’amministrazione comunale sui singoli privati dopo l’approvazione del nuovo Piano di assetto idrogeologico regionale». Della delibera-fantasma non si trova traccia ma si trova, invece, un avviso del 26 giugno (protocollo 1919) sull’efficacia delle «Ordinanze contingibili ed urgenti di sgombero immediato da persone e cose con interdizione d’accesso su aree nel Comune di Ventotene». Ma perché tante ordinanze di sgombero? E quale è il rischio reale che correrebbero residenti e turisti? «In realtà, i tecnici regionali che hanno stilato la carta del rischio di Ventotene non hanno avuto né i mezzi economici né gli strumenti per effettuare indagini sul luogo – spiega l’ingegner Nicola Bosco, fino a pochi mesi fa consulente del Comune per il dissesto idrogeologico – quindi hanno applicato genericamente una normativa nazionale che dice che tutte le strutture entro i 30 metri dalla falesia sono a rischio».
UNA PERIZIA PUO’ FERMARE TUTTO – Da qui, dal Pai (Piano di Assetto Idrogeologico), l’obbligo per il Comune di Ventotene di chiedere ai proprietari di strutture ricadenti in quella fascia rossa di presentare perizie private. «Ma il rischio, in effetti, non è maggiore di quello di chi vive o va in vacanza in altre isole italiane», sottolinea Bosco. Ci si chiede, allora, perché arrivare alle ordinanze. «Perché il sindaco aveva già chiesto nel 2010 ai residenti interessati di mandare perizie per gli edifici entro i 30 metri dalla costa, ma nessuno aveva ottemperato».
Così, poche settimane fa, sono partite le ordinanze di sgombero. Per bloccarne l’esecutività, era sufficiente una lettera degli interessati che annunciavano di aver dato incarico a un tecnico autorizzato di stilare la perizia sulla stabilità. Quasi tutti lo hanno fatto: alcuni consulenti sono stati così solerti che le relazioni sono arrivate in Comune in una settimana-dieci giorni. «La verità – commenta un operatore dell’isola – è che dalla tragedia di Cala Rossano in poi c’è un insieme di enti che gioca a scaricarsi le responsabilità… dovesse mai esservi un altro crollo».
LITE CON LEGAMBIENTE – A inizio luglio, una lite pubblica con i rappresentanti di Legambiente – che avevano assegnato all’isola la bandiera nera, non tanto per il mare quanto per i ritardi nei lavori di consolidamento della scogliera – aveva riportato su Ventotene il vento della crisi, quella crisi che aveva già pesantemente colpito la perla delle Pontine dopo la tragedia di Cala Rossano (primavera 2009) in cui persero la vita due studentesse romane, travolte dal crollo della falesia. Adesso l’isola – che vorrebbe firmare un armistizio con Legambiente – rivendica comunque il suo impegno per la sicurezza e l’accoglienza dei turisti.
OPERAI-ROCCIATORI – Certo, gli operai-rocciatori sono ancora al lavoro – nei cantieri aperti sulla punta di Cala Nave e vicino agli ormeggi delle vele nel porto nuovo – ma gran parte delle spiagge sono state messe in sicurezza, così come il Porto romano per tutta la sua estensione. Alle accuse di Legambiente risponde il sindaco: «L’area marina protetta non è abbandonata, e l’abusivismo edilizio si limita a poche tettoie – dice Giuseppe Assenso -. La denuncia di Legambiente fa riferimento a 15 abusi del 2009; i 12 che riguardavano minime infrazioni sono già stati sanati, mentre tre erano maggiorazioni di volumetrie che, su ordinanza del Comune, hanno abbattuto i privati stessi autori dell’abuso».
ABUSIVISMO EDILIZIO – Ma il sito Ventotenenews attacca il primo cittadino: dopo che la Regione Lazio ha emanato il nuovo Piano di Assetto Idrogeologico (Pai), «che classifica tutta la fascia costiera, fino a 150 metri dal mare, e molte altre aree ad elevato rischio di crollo», il notiziario web lamenta la mancanza di provvedimenti che – oltre alla messa in sicurezza delle falesie – possano dare agli operatori (affitacamere, pensioni, alberghi) la serenità di operare in piena sicurezza e rispetto delle normative. E sottolinea che, se il Pai ha «di fatto interdetto l’accesso anche ai siti archeologici, all’isolotto di S. Stefano e al nuovissimo museo della migrazione a strapiombo sul mare» (poi escluso con un cavillo dalle aree a rischio), «non ha scoraggiato l’abusivismo edilizio».
«E’ COME SUL VESUVIO, VENGA POLVERINI» – Intanto gli imprenditori di Ventotene chiedono a gran voce che il prefetto Vincenzo Santoro, commissario ai Fondi regionali per le emergenze idrogeologiche (circa 100 milioni di euro) «nomini un sub commissario che si occupi del caso Arcipelago Ponziano». La situazione è paradossale, fa notare il presidente dell’Associazione valorizzazione isole arcipelago ponziano (Aviap), Marcello Musella: «Se si dovessero applicare le ordinanze di sgombero legate al Pai, dovremmo evacuare il 60% dell’isola». E mentre i lavori di consolidamento delle scogliere proseguono (a fine luglio Cala Nave verrà completamente riaperta), c’è chi pensa a situazioni «come Stromboli, Vulcano o le pendici del Vesuvio: ben più a rischio di Ventotene. Ma quelle non le hanno fatte evacuare, no?».
«Quando uscì il Pai – ricorda Musella – avevano pensato di andare tutti a protestare sul molo di Formia con le nostre famiglie e un cartello: ‘Ora trovateci un’altra casa e un lavoro’, se davvero vogliono farci evacuare. Non è con una semplice relazione sul rischio che si risolvono i problemi dell’isola: ad ogni problema debbono corrispondere risposte concrete». Per questo, gli operatori si preparano a portare, a stagione turistica conclusa, le loro istanze in Regione: «Anzi, meglio ancora – invitano all’Aviap – perché la governatrice Polverini non viene fin d’ora a trovarci e a rendersi conto di persona dei problemi di Ventotene?».
NO AL PROGETTO DEL TUNNEL – Quanto alle scogliere, l’opposizione all’attuale amministrazione comunale, forte delle accuse di Legambiente, ribadisce che la messa in sicurezza del 97% delle coste gravate dal dissesto idrogeologico deve essere prioritaria e che il sindaco dovrebbe «lasciar perdere l’assurdo e inutile progetto di un tunnel dal Porto Romano alla caserma della Finanza». Si punti invece, invita Legambiente stessa, «a valorizzare le esperienze innovative delle associazioni e dei giovani locali, che vogliono promuovere lo sviluppo di filiere di agricoltura biologica e pratiche di turismo sostenibile, vere chiavi di successo per il futuro dell’isola».
RILANCIO IN FORSE – A Ventotene, comunque, c’è voglia di rilancio. Una trentina di giovani sono impegnati in nuove attività, con un nuovo motto: «Siamo amici dei turisti, prima che negozianti o imprenditori». La stagione sta andando benino «non benissimo». Ancora non c’è il tutto esaurito (e siamo alla seconda metà di luglio) perchè la crisi economica taglia i budget delle famiglie e questa potrebbe essere un’isola ideale per le famiglie: lasci i figli liberi di girare e ti godi la tranquillità del borgo o di una gita in barca alla riserva marina, cercando di dimenticare le polemiche locali e le macchie che offuscano l’immagine di questa piccola isola dei sogni.
Fonte: Corriere della Sera, La Provincia