Strage di Ventotene: il Comune alla sbarra

Sara Panuccio

Quattro richieste di rinvio a giudizio per la morte di Sara Panuccio e Francesca Colonnello, studentesse di terza media della «Anna Magnani» di Morena, schiacciate dal crollo sulla spiaggia di Cala Rossano, mentre erano in gita scolastica a Ventotene il 20 aprile 2010. Il padre di Sara se l’aspettava. La Procura di Latina ha fatto il suo lavoro. Il pm Vincenzo Saveriano ha chiesto al gup che siano processati il sindaco di Ventotene, Giuseppe Assenso, il predecessore Vito Biondo, il capo dell’area tecnica del Comune, Pasquale Romano., e il capo dell’ufficio del Genio civile di Latina, Luciano Pizzuti. I reati contestati: duplice omicidio colposo, e le lesioni gravissime ai danni di altri due compagni di classe, Athena Raco e Riccardo Serenella. Esce dal caso giudiziario, l’allora responsabile del Pai (Piano di assetto idrogeologico) della Regione Lazio, Bruno D’Amato. Il pm ha chiesto l’archiviazione per il dirigente dell’Autorità di Bacino, l’ente regionale responsabile della redazione del Pai, la cui edizione del 2009 indicava Cala Rossano come zona sicura dell’isola. L’ex indagato, uscito di scena, è riuscito a dimostrare, attraverso una serie di documenti, di essersi attenuto alle norme e ai compiti richiesti dal suo ruolo. Ha dimostrato, cioè, di aver chiesto al Comune di Ventotene la relazione sul rischio di franosità della spiaggia di Cala Rossano, teatro della tragedia. C’è infatti una lettera inviata a tutti i comuni, cui si doveva dare una risposta, anche via internet. Ma Ventotene non rispose. E per il padre di Sara, Bruno Panuccio, rappresentato dall’avvocato Franco Pascucci, non fu un caso. «Da parte dell’amministrazione comunale – accusa il padre della ragazzina – non ci fu disattenzione ma omissione cosciente nel non relazionare l’effettiva pericolosità di Cala Rossano, ben nota in virtù delle frane precedenti. Non ci si dimentichi che a pochi metri da dove sono morte Sara e Francesca erano già avvenute frane, e poste transenne, poi rimosse». Panuccio si chiede anche come mai chi doveva controllare e non ebbe risposta non intervenne. «L’ente regionale avrebbe dovuto inviare una squadra di geologi – conclude Panuccio – L’unico 5% di spiaggia aperta su un’isola chiusa al 95% era più che una pulce nell’orecchio». A febbraio sulla base del Pai pubblicato sul bollettino ufficiale della Regione, tutta l’isola è classificata con il massimo rischio, cioè «R4». In corso i lavori.

Fonte: Il Tempo

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