«Non abbiamo colpe sulla frana»
Le prime dichiarazioni di Giuseppe Assenso e di Vito Biondo sul crollo di Cala Rossano. Ombre sul Genio civile
Tutti in fila dal Pubblico ministero Vincenzo Saveriano per spiegare che, loro, con il crollo di Ventotene in cui sono morte due studentesse romane non c’entrano nulla. A chiedere l’interrogatorio sono stato praticamente tutti i 10 indagati per il crollo della falesia a Cala Rossano avvenuto lo scorso aprile. In questi giorni si sono tenuti quelli più attesi, il dirigente regionale Bruno D’Amato, l’attuale sindaco del Comune isolano Giuseppe Assenso e il suo predecessore Vito Biondo, ciascuno accompagnato dal proprio avvocato difensore (tra cui Alberto Biffani, Giovanni Lauretti, Renato Archidiacono e Michele Saponaro). Gli altri sono dirigenti regionali e due responsabili dell’ex Genio civile di Latina. Ciascuno ha voluto specificare già in questa fase procedurale la propria posizione respingendo di fatto l’addebito penale. Infatti, secondo il Pm la frana sulla spiaggia era prevedibile in termini di pericolo vista la storia geologica di quel territorio. Non solo, nel 2004 (era Sindaco proprio Vito Biondo) in quella zona si era verificata una frana per cui erano stati attivati alcuni lavori a cura del Genio civile pontino. Nonostante ciò, il Piano di Assetto idrogeologico redatto dall’Autorità di Bacino ha previsto il pericolo frane su tutto il periplo di Ventotene, esclusa una piccola porzione. Quella di Cala Rossano, crollata poi ad aprile e seppellendo Sara Panuccio e Francesca Colonnello, studentesse di una scuola media romana in vacanza studio sull’isola, e ferendo due loro compagni di classe. A quanto risulta, gli indagati hanno depositato una corposa mole documentale di atti per dimostrare di aver ottemperato alla normativa su questa materia. Ma soprattutto nel corso degli interrogatori è stata affrontata l’apparente contraddizione tra la pericolosità reale di Cala Rossano e la sua sicurezza, invece, riportata dai documenti regionali come il Pai. In particolare, i sindaci dell’Isola pur essendo umananamente dispiaciuti per la tragedia, avrebbero spiegato al Pubblico ministero Saveriano che la loro Amministrazione non poteva fare altro che disporre divieti in emergenza e rivolgersi al Genio civile. A questo punto, sempre a quanto risulta perché non ci sono conferme ufficiali, il dito dei politici viene puntato contro il Genio civile che dopo i lavori non avrebbe mai comunicato al Comune l’esito degli interventi. Così senza niente in mano, l’Amministrazione cittadina non avrebbe avuto nulla da inviare agli uffici regionali per redarre il Pai, e sempreché fosse stata sua competenza. Anzi, doveva essere il Genio civile a informare la Regione, tanto più che nel tempo ne è diventata un’articolazione territoriale. Al Comune di Ventotene, quindi ai Sindaci, è contestata anche l’assenza ad alcune riunione della Conferenza dei Servizi in cui poteva essere riportatata la pericolosità di Cala Rossano. Invece, è emerso anche che per alcune prime riunioni – era il 2005 – non avevano voce in capitolo ne Vito Biondo, che si era dimesso a gennaio con pochi mesi d’anticipo rispetto alla scadenza naturale del mandato, ne Giuseppe Assenso, eletto poi in primavera. Al Pm è stato fatto notare che in quei mesi di «vacanza» era in carica un commissario prefettizio, cui eventualmente competeva individuare il rappresentante del Comune alla Conferenza dei Servizi. Insomma, questa tragedia caso mai dovesse finire in un pubblico processo potrebbe rivelare un botta e risposta tra enti con il classico rimpallo di responsabilità. Al termine degli interrogatori il Pm dovrà decidere se arichiviare il caso o chiedere il rinvio a giudizio per gli indagati.
Fonte: La Provincia