Il papà di Sara: Ventotene fuori dalle gite scolastiche

Appello sul web per la sicurezza dei campi scuola.
«Che mai più accada che una bambina debba morire durante una gita scolastica come è successo a mia figlia e alla sua compagna di classe»

È comparso sul web da tre giorni ed è cliccatissimo l’appello per la sicurezza nei campi scuola, lanciato dal papà di Sara, Bruno Panuccio: chiede che siano escluse dalle mete delle gite scolastiche i luoghi a rischio. «In questo periodo in tutte le scuole ci si organizza per la scelta della destinazione dei campi scuola primaverili» scrive Panuccio che esorta studenti, insegnanti e genitori, e tutti quelli con senso civico a fare «autodifesa». «Chiedete – continua il papà di Sara – che i luoghi prescelti offrano la massima garanzia di sicurezza e la tutela dei visitatori» e «punite con l’esclusione chi ha dimostrato di non avere alcun riguardo per la vita altrui, ma di anteporre i propri interessi economici». E conclude: «sarà di esempio e monito per chi fa del turismo il cardine economico». Le indagini sull’inchiesta per il crollo di Ventotene, intanto, è stata chiusa. E gli indagati sono dimezzati. Il pm Vincenzo Saveriano, titolare dell’inchiesta sulla morte di Sara e Francesca, ha inviato gli avvisi di chiusura delle indagini solo a 5 dei 10 indagati per il crollo del masso di tufo su Cala Rossano, che il 20 aprile schiacciò le due studentesse tredicenni della «Anna Magnani» in gita scolastica a Ventotene. Ora hanno un termine per presentare una memoria difensiva, o chiedere di essere interrogati dal pm. E solo dopo il pubblico ministero potrà formalmente chiedere al gup il rinvio a giudizio. All’inizio dell’inchiesta gli indagati erano una decina: sette tra funzionari della Regione Lazio e dell’Autorità di Bacino della Regione insieme con l’ex sindaco di Ventotene, l’attuale primo cittadino dell’isola e il tecnico del settore urbanistico del Comune. «È vero che di dieci indagati oggi ce ne sono solo cinque che molto probabilmente saranno rinviati a giudizio – commenta il papà di Sara – ciò non esclude la complicità omertosa di quasi tutti i cittadini di Ventotene che pur conoscendo la situazione reale di pericolosità nulla hanno mai fatto per allertare gli studenti ed i visitatori dell’isola loro prima fonte di ricavo economico». «Mia figlia e Francesca Colonnello – conclude Panuccio – sono morte non certo per una fatalità, ma per colpevoli inosservanze delle norme di sicurezza da parte dell’amministrazione locale, questo lo si può affermare indipendentemente da qualsiasi esito giudiziario sulla vicenda».

Fonte: Il Tempo

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2 risposte a Il papà di Sara: Ventotene fuori dalle gite scolastiche

  1. jannizzero scrive:

    BASTA CON I CAMPI SCUOLA A VENTOTENE, L’ISOLA E TUTTO UN PERICOLO, ARRICCHISCONO SOLO QUEI POCHI ISOLANI AVIDI ED INSAZIABILI!!!! E UNA COSA INCREDIBILE CHE DOPO LA DISGRAZIA CONTINUANO ANCORA A VOLER FAR VENIRE DEI BAMBINI .VERGOGNATEVI!!!

  2. marina scrive:

    CODICE ETICO MONDIALE PER IL TURISMO
    Articolo 6

    Obblighi dei protagonisti dello sviluppo turistico
    1) I professionisti del turismo hanno l’obbligo di fornire ai turisti un’informazione obiettiva e onesta sui luoghi di destinazione e sulle condizioni di viaggio, d’accoglienza e di soggiorno; inoltre, devono assicurare l’assoluta trasparenza delle clausole dei contratti proposti ai loro clienti, tanto per quanto riguarda la natura, il prezzo e la qualità delle prestazioni che si impegnano a fornire, quanto ai risarcimenti finanziari che spettano loro in caso di rottura unilaterale di detti contratti da parte loro;

    2) Per ciò che dipende da loro, i professionisti del turismo devono, in cooperazione con le autorità pubbliche, preoccuparsi della sicurezza, la prevenzione degli incidenti, la protezione sanitaria e l’igiene alimentare di quanti ricorrono ai loro servizi; allo stesso modo devono assicurare l’esistenza di sistemi di sicurezza e di assistenza adeguati; accettare l’obbligo di rendere conto, secondo le modalità previste dai regolamenti nazionali, e di versare un indennizzo equo in caso di mancato rispetto dei loro obblighi contrattuali
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