Crollo di Ventotene, un campo scuola intitolato a Francesca e Sara

Sara Panuccio e Francesca Colonnello

Le lacrime di una mamma, la rabbia di un padre: servivano i morti per avere fondi. Alemanno: non ci sarà indulgenza

Mentre la mamma di Sara scoppia in lacrime e grida ridatemia mia figlia, il sindaco Alemanno avverte: «Andremo fino in fondo» per capire se ci sono responsabilità sul crollo di Ventotene perché «è ovvio che sia io che Renata Polverini non possiamo ammettere nessun colpo di spugna». Un campo scuola della protezione civile a Castel Guido è stato intitolato alle due ragazzine morte Sara e Francesca, perché colpite dal crollo di un masso su una spiaggia di Ventotene.

Alemanno: non ci può essere indulgenza. «Dobbiamo sapere se ci sono responsabilità, senza caccia alle streghe ma senza fare sconti perché di fronte a due ragazze di 14 anni che sono morte non ci può essere nessuna indulgenza».

«Voglio mia figlia, voglio Sara, vi prego ridatemela. Non ce la faccio ad andare avanti», sono le urla della mamma di Sara. Le urla disperate di Martina sono arrivate proprio nel momento in cui ha visto il nome di sua figlia Sara che si è fatta forza durante tutta la cerimonia; poi quando il fratellino di Francesca, l’altra vittima, ha tirato giù la stoffa che copriva la targa, Martina ha ceduto e si è inginocchiata subito sorretta dal marito Bruno e dal sindaco di Roma Gianni Alemanno. Nel giorno in cui ricorre il trigesimo dall’incidente, anche la madre di Francesca ha voluto parlare del suo dolore ringraziando «chi ci è stato vicino. Facciamo in modo che non sia inutile e che nessuno debba ancora piangere i propri figli». Al termine della cerimonia uno dei volontari ha liberato un gheppio, un rapace ritrovato in quel luogo e curato prima di essere rimesso in libertà.

«Ciò che non mi dà pace è che si doveva arrivare alla morte di due ragazze anonime, speciali per noi, per muovere qualcosa e per dire basta», anche il padre di Sara non si dà pace. Bruno ha ringraziato «da una parte per i 120 milioni stanziati per mettere in sicurezza il territorio» ma dall’altra, ha denunciato, «bastavano 10mila euro per mettere in sicurezza una rete e ora, come se niente fosse, sono stati trovati 120 milioni: è il segno che bisogna agire prima». E poi ha provato a spiegare il suo dolore ha detto di essere «un ergastolano a cielo aperto, noi abbiamo l’ergastolo del dolore mentre qualcun altro se la caverà con poco o niente e anche se sono passati tre mesi per me è come fosse accaduto oggi».

«I soldi non saranno utilizzati male – ha sottolineato Polverini – . Abbiamo dato una piccola risposta a quello che ci avete chiesto, non servirà a ridare la vita a Sara e Francesca ma certamente non la renderà vana».

Nel campo scuola la protezione civile, ha spiegato il direttore Tommaso Profeta, «vengono coinvolti, ogni settimana, 30 bambini delle V classi delle scuole primarie di Roma ai quali verranno spiegate le nozioni base di come agire in emergenza, per esempio in caso di incendio». Una consapevolezza che, per l’assessore comunale all’Ambiente Fabio De Lillo «è meglio diffondere sin da bambini per stimolare la sensibilità nei confronti delle tematiche della protezione civile».

Fonte: Il Messaggero

Questa voce è stata pubblicata in Cronaca e contrassegnata con , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.