Ventotene, domani l’incarico da parte del pm. Intanto spuntano nuovi elementi di prova
Domani il sostituto procuratore che sta indagando sul crollo di Venotene conferirà un nuovo incarico tecnico per accertare le cause e le responsabilità della tragedia. Ad affiancare il lavoro dei periti già nominati subito dopo il tragico episodio, il geologo Massimo Amodio e l’architetto Dario Tarozzi l’incarico, ci sarà un geofisico dell’università di Roma Tre. Intanto il fascicolo di inchiesta che vede già iscritte nel registro degli indagati dieci persone – sette della regione Lazio e tre del Comune di Ventotene tra cui il sindaco attuale, Giuseppe Assenso, e il suo predecessore, Vito Biondo – si sta arricchendo di ulteriori elementi di prova. Il pm Vincenzo Saveriano nella sua ricerca avrebbe trovato negli uffici tecnici della Regione Lazio e in quelli del Genio Civile – in questo settore non figura alcun indagato al momento – un faldone che riguarda proprio un crollo risalente al 2004. Si trattò di una frana verificatasi proprio a Cala Rossano che subito venne sistemata e messa in sicurezza, infatti una parte della parete venne ingabbiata. Da allora non si sono più verificati crolli di nessun tipo fino alla mattina del 21 aprile scorso in cui sono morte le due studentesse di Roma Sara Panucci e Francesca Colonnello. E sarebbe stata proprio questa scoperta del pm a dare un nome e cognome ai presunti responsabili della tragedia. In sostanza secondo l’ipotesi di accusa – al momento i reati ipotizzati sono omicidio colposo plurimo e lesioni gravi – la responsabilità degli indagati sarebbe da cercare proprio in quel precedente episodio accaduto nella stessa località. E’ vero che l’area venne messa in sicurezza, ma di contro non vennero messi dei cartelli in cui si avvisava che in quell’area potevano verificarsi delle frane.
Fonte: Latina Oggi