“Lei è il responsabile della Polizia Municipale di Ventotene… E si vede”. Non ha usato mezzi termini il pm Nunzia D’Elia nei confronti del comandante Francesco Saverio Buono chiamato ieri sul banco dei testimoni, presso il Tribunale di Gaeta, nell’ambito del processo per la morte avvenuta a Ventotene nell’aprile del 2010 delle due giovanissime di Morena, Sara Panuccio e Francesca Colonello. E che vede imputati per omicidio colposo plurimo e lesioni gravissime l’ex sindaco Vito Biondo, l’attuale primo cittadino Giuseppe Assenso, il responsabile dell’ufficio tecnico del Comune Pasquale Romano e dell’ex Genio Civile di Latina Luciano Pizzuti. A causare la stizzita reazione del pm, la lunga serie di non ricordo e non so del comandante, anche di fronte a un documento del 2001 a sua firma che segnalava pericolo di crolli nell’area di Cala Rossano, luogo della tragedia. “Mai segnalato”, “Non ricordo crolli”, “Mai fatto ispezioni, mi occupo di viabilità”, le risposte del comandante fino alla dura reazione del pm che, infine, ha ammonito l’ufficiale: “Lei rappresenta un ufficio pubblico, faccia uno sforzo altrimenti non fa un servizio a nessuno, nemmeno al Sindaco”. E dopo lo scambio di battute, infine, il comandante qualcosa ha ricordato: come nel 2001 a Cala Rossano, agli estremi sud e nord della spiaggia, effettivamente c’erano segnalazioni e transenne per possibili crolli. E anche come le nell’aprile 2009 il problema riguardasse soltanto la strada ma non nella parte sopra la zona del crollo.
Quindi è stato il turno, citato anche lui dalle parti civili, dell’oggi onorevole Filiberto Zaratti, all’epoca assessore della Regione Lazio in materia di ambiente. In realtà una deposizione breve e poco significativa considerato il ruolo politico e non fattuale che ricopriva. Che non ha aggiunto molto di quanto già non fosse a conoscenza del Tribunale. Unica nota sulle segnalazioni di possibili dissesti idrogeologici: “Normalmente – ha spiegato – non arrivavano al mio ufficio”.
Più interessante, invece, la testimonianza resa da Raniero De Filippis, fino al 2008 direttore del dipartimento Territorio della Regione. Il suo intervento si è infatti andato ad inserire sulla scia di quelli, ascoltati nell’udienza di aprile, del dirigente regionale dell’ex Genio Civile di Latina Filippo Milazzo e di quello dell’attuale segretario generale dell’Autorità di Bacino Bruno Placidi. Un continuo riferimento, quasi pedissequo, alla legge regionale 39 del 1996 da cui è emerso, ancora una volta, il quasi totale scollamento tra gli organismi regionali e quelli locali in tema di dissesto del territorio.
E proprio un passaggio ha evidenziato questo dato ovvero quando le difese, con l’obiettivo di ridurre le responsabilità dei propri assistiti, hanno chiesto conto delle competenze della conferenza programmatica del 2005. Se questa potesse ricevere segnalazioni di dissesto da parte degli enti, o di chi per loro, e se successivamente fosse obbligata a segnalarli agli organi destinati a intervenire. In proposito il dirigente regionale ha risposto affermativamente alla prima domanda, affidando la segnalazione ad altri enti al “buon senso” di chi la riceveva, in quel caso il suo. Al che le difese hanno citato proprio la legge regionale 39/96 in cui invece viene enunciato chiaramente l’obbligo della segnalazione di cui, nel caso specifico del dirigente e di Ventotene, non vi sarebbe traccia.
Il giudice, infine, ha rinviato al prossimo 15 luglio per ascoltare altri sei testimoni delle parti civili. A quella data, in attesa delle decisioni della Corte Costituzionale sulla soppressione o meno delle sedi distaccate dei Tribunali, risulterà anche chiaro se il processo potrà proseguire a Gaeta o ricominciare a Cassino. Con un nuovo giudice. E il rischio della prescrizione.
Guarda il Servizio del TG3 andato in onda il 15/05/2013 alle ore 14.00, dal minuto 8.43
Fonte: Latina Oggi, H24Notizie, Latina 24 Ore, Il Messaggero
Ma come sei malpensante biberon???
La casa l’ha presa quando era senza gradi, poi ha preso i gradi e ha perso il requisito per avere la casa.
Ma chi doveva controllare se il capo dei vigili aveva diritto alla casa? I vigili forse? Saranno pure passati ma avranno trovato chiuso e avranno riferito al capo dei vigili che non erano in casa.
La casa abusiva in campagna non è sua, ma della moglie, quindi non murmuriare. Poi se la stagione ci abita qualche carabiniere e paga sottobanco che fa’. Chi dovrebbe controllare? I vigili.
Questa estate sicuramente il nuovo vigile vigilerà sulla situazione. Puoi stare sicuri.
E me lo chiamate pure comandante???!!!!
Andra’ in pensione col grado di generale dei vigili urbani di Ventotene.
Il suo grado aumenta a ogni elezione comunale.
Occupa abusivamente una casa popolare, costruisce abusivamente e il manufatto lo affitta pure.
Ma la famosa O con il bicchiere la sa fare????????