Da Sperlonga a Ostia, litorale devastato da vento e mareggiate, inquinamento e abusi a Sabaudia. E Ventotene ripara i danni della tempesta di metà marzo
Le previsioni parlano chiaro: sarà un week end pasquale poco primaverile, ma forse non del tutto senza sole. Temperature ancora basse per la media stagionale, eppure qualche schiarita è prevista per il 31 marzo e il primo aprile, anche se non è detto il lunedì dell’Angelo sarà davvero una bella giornata. Se per scampagnate e passeggiate al mare occorrerà attendere e guardare il cielo, altri fenomeni renderanno il litorale pontino tutt’altro che invitante per questa prova generale della stagione turistica: erosione, sporcizia, incuria, abusivismo. E il problema delle spiagge mangiate dal mare riguarda anche Torvajanica e Ostia. E a Ventotene si riparano i danni causati dalla tempesta di metà marzo.
ALLARME SPERLONGA – Si moltiplicano, in questi giorni, le denunce sul pessimo stato di manutenzione delle spiagge, che in alcuni casi stanno scomparendo. L’ultima emergenza viene segnalata a Sperlonga, località dall’invidiabile posizione geografica che testimonia quanto capaci fossero gli antichi romani nello scegliere le proprie dimore. La spiaggia della grotta dell’imperatore Tiberio è ormai quasi sommersa: le onde si infrangono sulle mura romane, l’acqua sta distruggendo quasi tutto ciò che ha trovato di fronte, comprese le passerelle in legno per scendere a mare.
STAGIONE A RISCHIO – «Il fenomeno non riguarda soltanto quest’area – spiega Carlo Ricco, consigliere di Sperlonga Turismo – ma anche Fontana, Lago Lungo e Bazzano. Puntualmente ogni anno ci troviamo a discutere dello stesso problema, al quale cercheremo di porre rimedio anche in questo 2013 per evitare danni economici in un periodo di per sé non proprio felice. Tempo fa si era parlato di barriere soffuse, ma poi più nulla. Dialogheremo con tutti gli enti preposti per una soluzione, con la speranza di essere ascoltati con lungimiranza e non esser più costretti soltanto a fare interventi tampone».
SABAUDIA: SABBIA SPARITA – Salendo più a nord, la situazione di Sabaudia non è più felice. Come segnala il circolo di Legambiente «la spiaggia di Sabaudia e del Parco nazionale del Circeo vive da anni una profonda crisi ambientale: carico antropico eccessivo e malamente amministrato, abusivismo edilizio, erosione e sporcizia stanno riducendo uno degli ambienti naturalistici più importanti del Parco nazionale, meta di migliaia di turisti ogni anno, in un immondezzaio che desta viva preoccupazione».
IMMONDIZIA SULL’ARENILE – «Per rendersene conto – aggiungono gli ambientalisti – è sufficiente fare una passeggiata sull’arenile dove si trovano copertoni, televisori, migliaia di bottiglie di plastica e vetro e copertoni, oltre a capanni in legno che continuiamo a segnalare e che restano stabili al loro posto. Uno sfregio al nostro territorio che merita di essere denunciato pubblicamente. Altrettanto urgente e forse anche più grave è quanto sta accadendo al sistema dunale, che non il suo crollo mette a rischio la relativa vegetazione, con effetti anche sul retroduna del Parco nazionale».
SAN FELICE E GLI ABUSI EDILIZI – Non va meglio sul piano degli illeciti che si consumano, costantemente, sotto gli occhi dei cittadini e delle istituzioni. Basta guardare alle ultime vicende che hanno come protagonista la spiaggia di San Felice Circeo. Quasi tutti gli operatori balneari ( insieme ad alcuni esponenti del comune, 27 persone in tutto) sono finiti sotto inchiesta per reati di abuso d’ufficio, occupazione abusiva a violazione del vincolo paesaggistico. Il motivo è molto semplice: grazie ad un modifica del piano arenili ritenuta illegittima dagli inquirenti, agli operatori è consentito tenere installati gli stabilimenti con le relative strutture ( scivoli, pedane, tettoie etc…) quando in realtà dovrebbero rimanere montati solo per l’estate. Per gli operatori, tra cui un ex sindaco, il vantaggio economico di non dover chiedere nuovi nulla osta e di non dover smontare le strutture ogni fine estate.
PROBLEMI ISOLANI – E di abusivismo, in qualche modo, si parla anche presso le isole dell’arcipelago, dove il dissesto idrogeologico divora il terreno, lo spazio scarseggia ed è cronica, invece, la fame di posti barca. Si sono da poco chiuse le indagini a carico di due pontilisti e dell’ex comandante del porto di Ventotene che avrebbe accordato concessioni in deroga per l’ormeggio di imbarcazioni oltre i tredici metri contravvenendo ai regolamenti in vigore. Mentre arriva un’altra estate dagli esiti incerti secondo gli imprenditori locali. L’isola di Giulia ancora una volta lamenta croniche situazioni di disagio.
Si lavora per riparare in fretta i danni dell’ultima ondata di scirocco e della tempesta che a inizio marzo aveva provocato notevoli danni agli approdi con relativi aggravi di spese per il comune. E la caduta in mare del container dei rifiuti sul porto – sradicato da una tempesta – è costata all’amministrazione diverse migliaia di euro per il recupero. Non è la prima volta che accade: i ventotenesi chiedono di spostare altrove la «pattumiera» che ancora oggi staziona nel porto principale. Pessimo biglietto da visita.
Fonte: Corriere della Sera