“Vendesi intera isola nel Mar Tirreno di 30 ettari (300.000 mq) con fabbricato di 1500 mq abitabile. Quindici stanze da letto. A circa un’ora dalle coste laziali. Prezzo richiesto di Euro 22.000.000”. Trattabili, ovviamente. Sembra la scena di un film di Totò, invece è bastato andare su un motore di ricerca e scrivere “vendita isola in Italia”. Ecco che appaiono almeno un paio di siti (ad esempio su immobiliareatlas.it), con tanto di recapiti telefonici, pronti a soddisfare il sogno esotico.
Fin qui nulla di strano, in fondo non sono molte le persone che possono permettersi un’isola. Poi però guardo meglio, ingrandisco le foto e mi accorgo che quel piccolo paradiso, ad un paio di ore dalla Capitale, è l’isola di Santo Stefano.
Proprio quella di fronte a Ventotene dove, durante il ventennio di Mussolini, furono confinati o rinchiusi in carcere migliaia di oppositori del regime fascista, tra cui: Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Umberto Terracini, Girolamo Li Causi e il futuro Presidente della Repubblica, Alessandro Pertini nomi tra i più celebrati dalla storia italiana, ma solo una piccola parte di un lungo elenco di uomini e donne.
Incuriosito, telefono. Dall’altra parte della cornetta mi risponde un agente immobiliare che non nomina mai le parole “Santo” e “Stefano” ma, gentilmente, mi fa capire che il mio non è un abbaglio e che anzi, se ho liquidità, la cosa può andare in porto. Come se un’isola non fosse sufficiente aggiunge che tra i beni in vendita ha pure 75 ettari sulla terraferma con tanto di campo per il tiro al piattello. “Non ho mai sparato in vita mia” rispondo, e mi interesso all’isola. Il venditore però mi dice che loro sono a Gaeta e mi invita, se realmente interessato all’affare, a prendere un caffè da quelle parti.
PUBBLICO E PRIVATO – Attacco e penso: “Ci risiamo: ancora una volta Santo Stefano e l’idea di trasformarla in un resort di lusso lontano dalla frenesia cittadina”. Ci rifletto e mi torna in mente un’intervista di qualche tempo fa al sottosegretario all’economia Gianfranco Polillo raccolta da DiPiù. Polillo per fare cassa ipotizzava la vendita di alcuni gioielli di Stato tra cui parte dell’isola pontina con il suo carcere borbonico a pianta centrale: “Una fortezza costruita alla fine del Settecento e non più utilizzato dal 1965. Oggi cade a pezzi. Una volta ristrutturato, potrebbe diventare un albergo di lusso, affacciato su un mare da sogno e potrebbe essere venduto per centinaia di milioni di euro”.
IL CARCERE – Pubblico e privato che si dividono il business? Amareggiato comincio a navigare sul sito dell’Agenzia del Demanio ma nulla: del carcere di Santo Stefano nemmeno l’ombra. Cerco su quello della Regione Lazio per capire almeno chi sia il proprietario dello storico “scoglio”, ma anche qui faccio un buco nell’acqua. Preoccupato e per capire qualcosa alzo il telefono e chiamo l’Ufficio Riserva di Ventotene. Mi risponde un funzionario che mi conferma come una buona parte dell’isola e alcuni manufatti, perlopiù distrutti dal tempo, siano non solo in vendita ma appartengano ad un professionista napoletano.
I VINCOLI PAESAGGISTICI – Altra questione invece è il carcere di Santo Stefano che garantisce “essere di proprietà dello Stato e non presente nell’elenco dei beni del Demanio messi in vendita”. Sollevato rispondo: “Ma la parte privata è in vendita allora?”. La risposta è affermativa. Salvo poi tranquillizzarmi elencandomi i vincoli presenti sull’isola: terrestri e marini (tutto il mare intorno è una riserva –zona A e B le più tutelate – l’ente gestore è il Comune di Ventotene), storici, paesaggistici, idrogeologici (zps, zona protezione speciale) e infine quelli della soprintendenza. Come se non bastasse, qualche anno fa, il carcere è stato inserito dal Presidente Giorgio Napolitano nell’elenco dei monumenti storici nazionali.
Insomma, l’ipotesi del grande albergo è più un colpo di teatro che una possibile realtà e solo uno sprovveduto potrebbe acquistare un pezzo di isola per 20 milioni di euro e chiedere tutti i giorni l’autorizzazione al Comune di Ventotene per poter fare il bagno. Sorrido e penso “pericolo scampato”, non faccio in tempo a finire la frase che il mio interlocutore mi ripete: “E’ sicuro al 99% che non verrà mai fatto nulla di speculativo sull’isola. E’ davvero difficile, ci sono una serie infinita di vincoli. Poi siamo in Italia tutto è possibile. Arrivederci”. Click.
Fonte: Paese Sera
Sia per Ventotene che per Santo Stefano la fiscalità generale degli italiani ha devoluto tanti ma tanti soldi per sostenere sia l’ambiente che l’economia locale.
Che fino hanno fatto? Credo che chi amministra la legge dovrebbe far luce sul percorso dei finanziamenti.
Poco più di 500 abitanti hanno ricevuto dallo Stato italiano una barca di soldi che in proporzione gli operai delle fabbriche oggi in crisi non ne hanno mai visto.
Ultimo caso gli esodati. Si potrebbe suggerire di trasferirsi nelle case abusive e in sovrannumero costruite sull’isola.
Roba da vivere di rendita, per questo tanti ventotenesi hanno appartamenti di lusso sulla terraferma e cosi altre cose.
Avete già avuto, non ci sono più mucche da mungere!
Ora si aspetta solo che la giustizia faccia il suo corso per la morte di Sara e Francesca, sapendo che per l’ingordigia dei soldi siete tutti corresponsabili.
L’abbandono totale e l’incuria è stato sono stati mangiati i soldi che lo Stato italiano ha erogato in nome della salvaguardia ambientale.
Una grande torta che è stata mangiata sia dai locali che da forestieri.
E’ chiaro che proprio il fatto di essere una piccola isola ha permesso di passare inosservati, di poter battere cassa grazie alle cordate di turno sulla terraferma, alla faccia della crisi. Più di venti milioni di euro in pochissimi anni e divisi fra quanti????????
MAGARI !!!! SI TROVEREBBE QUALCHE PRIVATO CHE COMPRASSE. SI VALORIZZEREBBERO SIA S.STEFANO CHE VENTOTENE( sempre meglio dell’abbandono totale e dell’incuria cui fino ad oggi si e visto grazie ai 4 amb.ti del …)
Il 22 novembre del 1977 si svolse a Fiesole una giornata di studio su “Architettura e carcere: gli spazi della pena e della città”a cura della Fondazione Giovanni Michelucci e della Regione Toscana, emerse l’importanza e l’indubbio valore storico- architettonico di alcune strutture del patrimonio immobiliare carcerario, tra queste la struttura settecentesca panottica del “Bagno penale di santo Stefano di Ventotene”.
La salvaguardia del nostro passato in questo caso si realizza con una archeologia penitenziaria, per far conoscere a noi e ai nostri posteri un pezzo di storia della nostra civiltà.
Per cui Ministero dei Beni Culturali e delle Finanze e di Grazia e Giustizia dovrebbero promuovere iniziative per tale obiettivo.Diversamente tutto andrà perso come è stato per “i vecchi cameroni” di Ventotene scomparsi anche quelli. La piccola città confinaria abbattuta per speculazione.
E poi si fa un gran parlare di Movimento Federalista Europeo, di Altiero Spinelli.La riqualificazione dei cameroni e non l’abbattimento poteva ricreare in loco un percorso storico-didattico.Ma siamo in Italia tutto è possibile, anche cancellare i vincoli!