Attesa per la decisione del GUP sulla morte di Sara e Francesca

Sara Panuccio

Oggi davanti al Gup del Tribunale di Latina l’udienza preliminare sul crollo di Cala Rossano nel quale morirono Francesca Colonnello e Sara Panuccio. La Procura di Latina ha chiesto il rinvio a giudizio di quattro persone.
Al termine dell’udienza il giudice dovrà decidere se rinviare a giudizio il sindaco di Ventotene, Vincenzo Assenso per il crollo di Cala Rossano nel quale morirono due studentesse romane in gita scolastica sull’isola. L’udienza si svolge al Gup, Guido Marcelli che l’aveva rinviata ad oggi per un difetto di notifica. Il giudice è chiamato a decidere in particolare sulle posizioni del sindaco di Ventotene, Giuseppe Assenso, del suo predecessore, Vito Biondo, dei tecnici del genio civile di Latina, Luciano Pizzuti e del Comune isolano, Pasquale Romano, oltre che sulla posizione del dirigente dell’autorità di Bacino per il quale la Procura ha chiesto l’archiviazione. Per i primi quattro il pm Saveriano ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di duplice omicidio colposo.

“Vogliamo giustizia” ha detto il papà di Sara Panuccio presente in Tribunale per l’udienza

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Fonte: RadioLuna, Studio 93

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13 risposte a Attesa per la decisione del GUP sulla morte di Sara e Francesca

  1. VIncenzo scrive:

    Testimonianza tratta da: Byoblu.Com

    Sono il padre di Sara Panuccio, una delle due ragazze scomparse a Ventotene il 20 aprile 2010, a causa della frana del costone di Cala Rossano.
    È giunto il momento, anche se mi è enormemente difficoltoso, di far conoscere il mio pensiero in merito alla vicenda che ha stravolto la vita della mia famiglia. Mi è d’obbligo uscire dal silenzio doloroso dopo aver ascoltato parti di servizi televisivi standardizzati ed ai quali siamo abituati nel nostro vivere quotidiano.
    Questa è la mia testimonianza, che rendo nelle vesti di cittadino comune ancor prima che in quelle di padre, e che non è dettata quindi da interessi personali.

    Dopo aver appreso la notizia, siamo stati elitrasportati sull isola ed ancor prima di giungere abbiamo sorvolato la zona della tragedia. Passato il momento più tragico della mia vita, quello di dover vedere mia figlia morta – e su questo non mi soffermo perché ognuno di voi può comprendere il dolore e lo stato d’animo -, siamo stati caricati su varie automobili e condotti al centro del paese, in un triste corteo. Ma mentre i genitori di Francesca son giunti direttamente a destinazione, io ho fatto fermare l’automobile in prossimità del luogo maledetto.
    Quando ho toccato i massi ho scoperto con grande stupore che erano solo un insieme di terra che mi si è sbriciolata tra le mani. Non avevo mai visto il tufo prima di quel giorno, o forse pur avendolo osservato non mi ero mai posto il problema della sua fragilità.
    Così, incurante dei richiami a fare attenzione, tesi a mettermi in guarda dal pericolo ( avevo appena visto mia figlia morta, come avrei potuto avere paura per me stesso? ), e dei divieti dei Carabinieri ad avvicinarmi oltre, sono giunto fin sotto al costone. Ho dato un paio di pugni neanche troppo violenti alla parete, e la conseguenza è stata quella di vederne franare un’altra piccola parte (ci sono vari testimoni), tra le urla e gli allarmi dei presenti ( “Attento”, “Torni qui”, “Si tolga”, “E’ pericoloso” ).
    Ho dato le spalle al costone cercando lo sguardo del mio amico Valerio e, allontanandomi, ho visto ormeggiate in acqua a pochi metri molte barche. Solo successivamente ho saputo della presenza di un Circolo Velico.

    Ho osservato molto attentamente il costone ed ho notato quanto segue:

    Non vi era alcuna rete di contenimento sulla parete;
    Non cera nessuna restrizione all’accesso nelle vicinanze delle pareti, sia a destra che a sinistra rispetto al punto della frana;
    Non vi era alcun cartello che segnalasse il pericolo di possibili crolli o invitasse a tenersi a distanza dalla parete;
    Sopra il costone cè la strada dove io mi son fermato con l’automobile e di lì passano mezzi pesanti quali ad esempio i camion. Quindi il tufo, già debole di suo, è soggetto a tremolio e sollecitazioni nocive alla stabilità della parete;
    La parete in più di un punto è cavernosa e quindi non compatta.
    Ed ora le mie riflessioni.

    L’economia dell’isola di Ventotene deriva i suoi maggiori introiti dal turismo scolastico: per il Lazio e per Roma in particolare è una delle destinazioni preferite per avvicinare i giovani alla conoscenza ed al rispetto della natura. Comprendo quindi l’interesse dell’amministrazione locale a far sì che questo flusso non venga mai interrotto.

    So che è stato dato incarico ad alcuni geologi di periziare l’intero perimetro dell’isola, e che già in tempi passati sono stati lanciati allarmi da diversi studiosi ed anche da molti residenti circa il concreto pericolo di franosità in vari punti. A tutt’oggi pare che, dopo l’ultima relazione, quasi tutto il perimetro sia stato dichiarato inagibile o perlomeno messo in sicurezza, ad eccezione di pochi punti tra i quali la Caletta in oggetto (nelle cui vicinanze si fanno anche attività velica e commerciale legate al turismo stesso).

    Oggi io domando che siano accertate le eventuali responsabilità o negligenze in relazione alla scomparsa di Sara e Francesca. Ho sentito usare da molti media l’espressione tragica fatalità, ma fatalità in italiano è il termine che si usa per riferirsi a un evento imprevedibile, quali ad esempio un incidente o un cataclisma naturale. Questo mi indigna come cittadino oltre che come padre di Sara. In questo caso, la fatalità si può riscontrare solo nei nomi e nel numero delle vittime: fosse successo in una domenica estiva, si sarebbe trattato di una strage, l’ennesima.

    Viviamo in un paese nel quale si dovrebbe incominciare a pensare che ogni qualvolta accade una tragedia di questo tipo, anche a mille chilometri di distanza, sono sempre e comunque i nostri figli a morire. Oltre alla solidarietà per le vittime e per le loro famiglie, dovrebbe parimenti levarsi anche l’indignazione nei confronti di chi dovrebbe salvaguardare il cittadino e non lo fa (per lo stato e per i governi, di qualsiasi colore essi siano, questo è il primo dovere).

    Bisogna dunque farsi sentinelle del proprio territorio, denunciare ed attivarsi in prima persona affinché, alle perdite di vite umane inevitabili, non se ne aggiungano anche altre, inutilmente e colpevolmente. Bisogna comprendere una volta per tutte che le nostre condotte non devono mai rendersi complici di un silenzio assassino, e nel conto mi ci metto anche io in prima persona.

    Vi ringrazio per aver avuto la pazienza di leggere questo lungo scritto, ma la televisione ha tempi troppo brevi, che mal si addicono a lunghe riflessioni, magari costrette entro i tempi serrati tra uno spot e l’altro, e vi prego di condividerlo se credete, oltre che sul web, nei vostri posti di lavoro oppure ovunque lo riteniate opportuno.

    Bruno Panuccio – 30 aprile 2010

  2. Andrea scrive:

    “Chi non conosce dignità,
    non può nemmeno percepire
    umiliazione”

    questo canta Daniele Silvestri, e questo, purtroppo, è Geppino Assenso, sindaco di Ventotene.

  3. Marianna scrive:

    E’ facile fare il sindaco senza responsabilità.
    Si sanno difendere.
    Hanno la faccia tosta nel negare l’evidenza.
    La colpa è delle vittime perchè sono scese non tenendo conto che c’era una parete crollata.Chi lo sapeva? I pochi intimi dell’isola, quelli che pur di arricchirsi non guardano in faccia a nessuno.
    Il cinismo degli irresponsabili rispetto a queste vittime innocenti è la cosa più vergognosa.
    Il prezzo in vite umane e danni permanenti alle persone innocenti restano sempre enormi e assolutamente da deprecare e non certo sminuire come fanno i colpevoli. E qui non è solo questione di faccia tosta.

  4. Ad impossibilia nemo tenetur scrive:

    ” Si sa che la gente dà buoni consigli
    sentendosi come Gesù nel tempio,
    si sa che la gente dà buoni consigli
    se non può più dare cattivo esempio”…..questo bellissimo passaggio della canzone Bocca di Rose del compianto De Andrè, descrive in maniera perfetta i Ventotenesi..
    Non per crear polemiche, ma solo per amore di verità, vorrei ricordare ai tanti “Magistrati onorari” che affollano l’isola che, ai sensi dell’art. 27 II comma della Carta Costituzionale, “L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”.
    Lasciate, quindi, che la Giustizia ( seppur umana) faccia il suo corso evitando, in questo momento, di esprimere giudizi che rasentano la diffamazione nei confronti di 4 persone che devono affrontare un processo che durerà molti anni.

  5. andrea scrive:

    Per Dredd/123

    “Non provo compassione per i presuntuosi, perché penso che portino con sé i mezzi per consolarsi”

    George Eliot

  6. 123 scrive:

    Grandiosi alcuni italiani, la colpa è sempre degli altri, complimenti e auguri a questa Italia dove è impossibile fare autocritica… uno dei motivi della crisi che stiamo vivendo è l’incapacità di saper fare analisi critica dei pregi e difetti forse congeniti.

    Se a 14 anni si è in grado di guidare un motorino o una microcar per le strade di una metropoli come Roma, se si hanno anche altre libertà che presuppongono un minimo di buonsenso si dovrebbe essere in grado di capire gli eventuali pericoli che un luogo anche se meraviglioso ed apparentemente sicuro nasconde, sono d’accordo con Dredd, ai giovani va insegnato come interagire con la natura, noto spesso negli adolescenti una certa difficoltà nel rapportarsi con l’ambiente naturale, poca pratica ma conoscenze teoriche, scolastiche e virtuali, poca esperienza diretta del mondo reale che non è solo urbano.

    Mi pare chiaro e scontato che gli eventuali responsabili che non hanno posto cartelli di pericolo crollo e interdetto la zona ai turisti debbano pagare per l’inefficienza o negligenza, ma proprio per questi motivi di disorganizzazione tipicamente italiana ogni individuo deve essere più attento e cosciente dei pericoli che lo circondano, e che sono sempre esistiti.
    La penso nello stesso modo, è impensabile porre cartelli di pericolo o divieto in ogni dove.

  7. Dredd scrive:

    Comunque sono completamente estraneo alla vicenda, quindi posso permettermi di svolgere commenti fuori da ogni interesse e coinvolgimento emotivo che spesso annebbia le menti di chi chiede giustizia, intendiamoci sacrosanta giustizia se riscontrata la responsabilità della tragedia, come vede Signor Livio non difendo nessuno non desidero accusare ne sentenziare.

    La mia è una semplice analisi generale sulle condizioni e cognizioni che l’individuo ha dell’ambiente naturale, spesso visto come un luogo ameno e paradisiaco, cosa che non è, non lo è mai stato e non lo sarà mai, anzi peggiorerà se continiamo a devastarlo inquinanarlo e modificarlo per le nostre esigenze consumistiche senza limiti.

    Le isole sono un luogo letteralmente poetico e paradisiaco nell’immaginario collettivo, ma Ventotene dal punto di vista scientifico naturalistico è idrogeologicamente complesso ed in costante mutamento, per le condizioni climatiche, per le correnti marine, per conformazione rocciosa, le isole si chiamano così perchè isolate dal “mondo”, soffrono una scarsa antropizzazione (al di la dell’abusivismo) che le rendono un luogo difficile da vivere e conoscere se non si è abitanti autoctoni; rispetto alla così detta “terra ferma” le calette delle isole Pontine non sono le spiagge di Ostia lido o Sabaudia dove tuttalpiù si ruzzola dalle dune di sabbia o inciampare sul secchiello e palette di un bambino.
    Quindi il turista che si avventura in luoghi totalmente diversi dal quale vive giornalmente deve attenersi a regole ed attenzioni diverse, sopratutto procurarsi informazioni dettagliate prima della partenza per avere cognizioni sui luoghi che visiterà anche se temporaneamente.

  8. Livio scrive:

    Cara Dredd, ho letto con attenzione il suo lungo commento e le giuro che non ho capito dove lei voglia andare a parare. Ventotene non è la giungla del Borneo, nè la fossa delle Marianne, quelli sì luoghi inesplorati e pericolosi. L’isola è abitata da millenni, è un territorio artificiale, scavato e modellato dall’uomo per l’uomo. E soprattutto è un luogo che, se inserito dagli operatori turistici come meta dei campi scuola dei nostri figli, DEVE essere sicuro. Se così non è, e non lo è stato come testimonia la morte di due bambine, allora ci sono colpe e responsabilità precise da parte di coloro che HANNO l’obbligo di garantire la sicurezza. E queste colpe vanno punite in maniera esemplare, affinché simili tragedie non si verifichino mai più. Non ho null’altro da aggiungere.

    Livio De Matteis

  9. Dredd scrive:

    Con assuluto rispetto per chi ha perso la vita e per chi soffre la perdita dei propri cari nel dolore incommensurabile, vorrei dare una mia personale lettura della tragedia; spesso attribuiamo ad altri individui colpe che non hanno, (non conosco le persone citate in giudizio) ma tali incidenti dovuti ad eventi naturali in luoghi idrogeologicamente particolari inducono per forza a riflessioni meno tecniche e scientifiche ma a semplici considerazione di ordine culturale verso il mondo circostante, l’ambiente naturale è sempre stato ostile alla vita dell’uomo, da tempi immemori l’essere umano si è rapportato con la natura in virtù della sopravvivenza, conoscere il territorio e gli eventuali pericoli nascosti era una priorità, oggi nonostante la modernità pare sia persa la capacità di interazione con la natura ed il rispetto per essa, quelle ragazze o chi per loro avrebbero dovuto “leggere” il pericolo che quel luogo bello ed invitante nascondeva, ora qualcuno dirà, ma i responsabili dovevano indicare con cartelli e transenne il pericolo, può darsi sia vero, ma non è così facile, è impossibile segnalare i possibili pericoli idrogeologici che si celano in natura, anche se in parte indicati da carte tecniche specifiche ed individuate le caratteristiche dei rischi si dovrebbe transennare l’80% del territorio nazionale. Sarebbe sufficiente un minimo di educazione naturalistica e l’essere umano avrebbe sufficienti cognizioni per capire cosa fare e non fare in un luogo naturale evitando danni e tragedie.
    Insisto nell’affermare che “l’uomo” ha il dovere di interagire con l’habitat naturale nel quale vive attraverso la conoscienza, avere un minimo di cognizione e buonsenso per valutare rischi e pericoli, che si incorrono facendo attività all’aperto lontano dagli agglomerati urbani nei quali si nasce, dove fin da piccoli ci vengono indicati i pericoli ed insegnato ad evitarli, stessa cosa dovrebbe accadere per le gite fuori porta in montagna, mare ecc… oppure assisteremo a tragedie come valanghe di neve causate da sciatori fuori pista, ad annegamenti in mare nel periodo estivo e via via la casistica delle tragedie umane che si consumano all’aria aperta in natura sono infinite, prevalentemente per ignoranza o superficialità.
    Forse non sarà stato il caso di quelle sfortunate ragazze, ma se prima di partire da Roma avessero avuto delle basiche informazioni sulle bellezze dell’isola e sopratutto dei pericoli nascosti forse non avrebbero steso il telo da mare sotto quel costone.
    Sembra ovvio che in città prima d’attraversare una strada sulle strisce pedonali si guardi prima a sinistra e poi a destra poi passare sull’altro marciapiede eppure spesso non accade e qualcuno ci rimette le ossa purtroppo pur avendo ragione, ancora più attenzione si deve avere in luoghi che si conoscono poco o affatto

  10. Benito scrive:

    Egli accusa altri di nefandezze .
    Ricordate cosa aveva detto: la colpa è dei professori che non dovevano portare in spiaggia gli alunni.
    Solo i ciechi e gli orbi non vedono, solo i cortigiani e i leccaculo gli tengono bordone .
    Certo se dividiamo i 12 milioni di euro del bilancio Comunale tra pochi…, il silenzio è di dovere.
    E’ nuovamente l’Italia dei Promessi Sposi e della Certosa di Parma, nella quale i cittadini sono solo sudditi e la politica è affare di signorotti, di bravi e di prelati.
    Certe persone si ubriacano, si drogano per dimenticare tutto…
    Altri vivono alla giornata per non ricordare…
    Giustizia!!!!!!!!!!!!!!!

  11. ass.anon.vent.x la leg. scrive:

    ATTENZIONE!!!!secondo le ultime notizie si procede per la causa DI OMICIDIO il gup avrebbe deciso ieri. re’ gepposso hai i giorni contati … dimettiti tu e la tua cricca … il vento sta cambiando VERGOGNAA …!!!

  12. valeria scrive:

    il minimo che dovrebbero fare ora è dimettersi.VERGOGNA sig romano sig assenso DIMETTETEVI SE AVETE LE….

  13. Mariacivita scrive:

    Solidarietà ai genitori di Sara e Francesca che stanno ancora lottando per avere giustizia per le loro figlie ma che anche per difendere la vita.
    Mai piu’ dobbiamo permettere che accadano cose del genere. La loro morte non può passare come un evento fatalmente tragico , ha delle responsabilità e la magistratura deve svolgere il suo ruolo.
    I giovani compagni sono stati anche loro segnati da una ferita profonda e per questo sperano che non passerà nell’oblio della burocrazia ma addirittura sia esempio per un impegno a costruire una civiltà piu’ giusta e piu’ vera.
    Un’occasione per rendere un esempio per tutte le Regioni e i Comuni per amministrare in scienza e coscienza !
    Bastavano 10 mila euro per mettere in sicurezza quella parete , i soldi c’erano !
    Il bilancio Comunale del 2010 era di oltre 12 milioni di euro!
    Proprio domenica vi è stata la celebrazione del gemellaggio Roma -Ventotene e allora speriamo che le autorità istituzionali del Comune di Roma e della Regione Lazio tengano fede a quanto detto ai funerali delle due vittime:Il sindaco di Roma Gianni Alemanno e la presidente della Regione Lazio hanno voluto rassicurare i genitori. «Andremo fino in fondo» per capire se ci sono responsabilità sul crollo di Ventotene perchè «è ovvio che sia io che Renata Polverini non possiamo ammettere nessun colpo di spugna», ha detto Alemanno . «Dobbiamo sapere se ci sono responsabilità, senza caccia alle streghe ma senza fare sconti perchè di fronte a due ragazze di 14 anni che sono morte non ci può essere nessuna indulgenza».
    Gli Italiani onesti aspettano giustizia!

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