Ancora crolli e a Ventotene insieme alla paura tornano le polemiche sulla sicurezza. Ieri poco prima di mezzogiorno, nella zona delle Fontanelle, poco distante da Cala Battaglia, è venuto giù un costone di roccia di circa venticinque tonnellate. Nonostante l’isola sia strapiena di turisti, in quel tratto di costa non c’era nessuno. Ma tanto è bastato a rinnovare un incubo: la mattina del 20 aprile di un anno fa, Sara e Francesca, due ragazzine di Morena, rimasero uccise proprio da un crollo, sulla spiaggia di Cala Rossano.
In un’isola piena come un uovo, piena come da diverse estati non si ricorda -quattromila posti letto occupati e almeno altri mille che dormono in rada- s’è cercato, comprensibilmente ma non tanto, di tenere nascosta la notizia. Ma alla fine la notizia è venuta fuori: poco prima di mezzogiorno, dalle parti delle Fontanelle, poco distante da Cala Battaglia, è venuto giù un brutto costone di roccia, venti o forse venticinque tonnellate, quanto sarebbe bastato se qualcuno fosse capitato di là, a fare una strage.
S’è rinnovato un incubo, così, un incubo che porta ancora il nome di Sara e Francesca le due ragazzine di Morena uccise da un altro crollo, sulla spiaggia di Cala Rossano, la spiaggia dei ventotenesi per eccellenza, la mattina del 20 aprile di un anno fa. Un incubo per il quale Ventotene ha pagato, forse, anche al di là dei suoi demeriti e che si credeva sepolto sotto le stelle di quest’estate serena e affollata.
Non basta a far svanire l’incubo il fatto che tutto sia tristemente in regola. Ci sono i cartelli ben visibili sulla roccia che avvertono anche gli sconsiderati, le barche che portano i villeggianti a fare il giro dell’isola rispettano rigorosamente il limite dei 50 metri dalla costa, Guardia costiera e Finanza pattugliano con discreta intensità le cale più a rischio, con l’obbiettivo di costituire l’ultimo, decisivo deterrente.
Eppure… Eppure Ventotene sta ancora qui a chiedersi, in un mezz’agosto felice, perché è costretta periodicamente a fare i conti con questa paura che ritorna, perché non avanza neppure di un centimetro -a parte i primissimi interventi di facciata dopo la morte di Sara e Francesca- il piano di messa in sicurezza totale dell’isola.
A proposito di paura, alle sei della sera era ancora tutta negli occhi di un velista esperto e vincente -così dicono le sue ultime gare- come l’imprenditore Vincenzo Addessi, che ha chiamato la barca Fra’ Diavolo in omaggio a Itri, al brigante che ha reso famoso il suo paese. Addessi è stato quello che ha visto per primo e dato l’allarme: «Uno spettacolo impressionante, anche per noi che eravamo abbastanza lontani. E vede lassù? Quella cresta sembra sul punto di venire giù, non c’è mica da star tranquilli».
Bordeggia accanto al Fra’ Diavolo, a scoraggiare gli ultimi amanti del bagno serale in acque proibite, la motovedetta della Guardia costiera di Gaeta. La comanda il sottotenente di vascello Fabrizio Pirelli: «E’ tutto sotto controllo, i cartelli ci sono, le barche sono informate, c’è solo un’ordinanza da rispettare».
Il problema, ma certo non è un problema di Pirelli, è che Ventotene non vorrebbe vivere di ordinanze. Vorrebbe, ad esempio, che Cala Rossano fosse completamente riaperta, anche nel punto in quelle due povere ragazzine sono morte, vorrebbe che la zona tornasse davvero sicura e che andassero via quelle tragiche recinzioni. E poi vorrebbe tornare sulle sue spiagge. Cala Battaglia per prima, poco lontano dal crollo di ieri, e Parata Grande subito dopo, perché sono due gioielli, perché una volta in sicurezza potrebbe regalare all’isola ben altro degli ombrelloni appiccicati l’uno contro l’altro a Cala Nave, l’unica spiaggia oggi disponibile.
Tutti questi pensieri sono dipinti sul faccione di Geppino Assenso, sindaco di Ventotene, ortopedico in pensione, indagato per omicidio colposo per la morte di quelle due ragazzine. E’ in piazza, al tavolino di un bar, e neanche prova a minimizzare. Si rifugia in una mezza bugia sostenendo che «sono in programma interventi di messa in sicurezza di tutta l’isola».
Beato lui. Dei sei milioni decisi per Ventotene all’indomani della tragedia di Sara e Francesca, non s’è visto neanche un euro. E’ stato messo in sicurezza -questo davvero- il porto romano, ma sarebbe stato un delitto non farlo, e ci si è occupati anche della sicurezza di Cala Nave che altrimenti i villeggianti non avrebbero saputo dove andare a farsi un bagno senza barca. Il resto, promesse.
Gli esperti dicono che neanche i sei milioni basterebbero, che ce ne vogliono almeno dieci per garantire un’isola davvero sicura. E così ci adatta: si veleggia a cinquanta metri dalla costa, ci si bagna a Cala Nave, come fosse tutta gente assiepata davanti al palco di un concerto rock, e si gode Ventotene. La piazza, le lenticchie, la vista di Santo Stefano. Ma non basta, non può bastare.
Fonte: Il Messaggero
Spiaggia, ma cos’è?
Cala Rossano è ormai un porto,Cala Battaglia non è stata mai sicura, i crolli son stati la sua particolarità da 40 anni a questa parte, Parata Grande è sempre servita per gli sbarchi quando c’era tempesta al porto romano,nessuno si è mai sognato di andare a fare il bagno giornaliero, Cala Nave unica superstite per il momento è l’emblema del logorio della piccola isola.
Non disperiamoci finchè c’è il mare.