Ventotene isola a emissioni zero, resta solo una colonnina arrugginita
Il professor Frattale Mascioli del Pomos della Sapienza: “Occasione persa. Da quella esperienza è nato un progetto per Argentario e Giglio”
Ve lo ricordate il progetto Ventotene isola a emissioni zero? Bene. Quello che oggi ne resta, è questa colonnina verde e gialla, somigliante forse più a un residuato postbellico che a una postazione di ricarica elettrica. Otto anni fa invece era il futuro e faceva immaginare l’isola pontina, oltre che modello non inquinante, laboratorio italiano della mobilità elettrica (anche nautica), dei meccatronici, dell’illuminazione solare, e finanche prima isola a connessione wi-fi totale.
“Mi sono mangiato le mani quando lo scorso anno c’è stata la visita della Merkel, perché se avessimo completato quel progetto, i big d’Europa avrebbero trovato a Ventotene qualcosa di veramente unico e come Sistema Italia avremmo fatto una bellissima figura. Un’occasione persa”, dice Fabio Massimo Frattale Mascioli, docente del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione elettronica e delle telecomunicazioni e tra i fondatori del Pomos, il Polo per la mobilità sostenibile della Sapienza che ha sede a Cisterna.
IL PROGETTO – Il progetto, decisamente affascinante aveva fatto il giro d’Italia raccontato da tg nazionali, radio e giornali. Prevedeva due tronconi: l’implementazione del fotovoltaico che avrebbe alimentato le esigenze di illuminazione dell’isola, di cui non è stato fatto praticamente nulla. E un’altra parte per la mobilità elettrica, che ha fatto un pezzo di strada in più. Troppo poca, però. Ma che cosa è accaduto?
“E’ successo che una delle aspettative più belle ha generato una delle più grandi delusioni. Ci resta però il patrimonio esperienziale che ci ha consentito di fare in seguito cose importanti”, racconta il prof. Il progetto era molto ambizioso e ben pensato, partorito dall’assessorato regionale retto dal Verde, Zaratti, finanziato dalla Regione Lazio di Piero Marrazzo, con un commissario che lo seguiva anche dal punto di vista manageriale, Bruno Placidi. Il mandato per il Pomos era: realizzare una flottiglia di veicoli elettrici da far girare sull’isola.
“Facemmo un’operazione molto innovativa anche dal punto di vista organizzativo, con una triangolazione tra la parte istituzionale, Regione e Comune, l’Università e la parte imprenditoriale. La Piaggio fornì i mezzi elettrici, e altre società le sottoparti delle infrastrutture. Allargammo poi gli obiettivi del progetto: non solo la flottiglia dei veicoli, ma anche le infrastrutture di ricarica, la loro connessione con la parte fotovoltaica, l’ infrastruttura telematica con le antennine wi-fi che davano copertura all’isola, curammo l’allestimento dell’officina di primo intervento in caso di guasto dei mezzi, occupandoci anche della formazione dei meccanici e inventando in pratica il corso per i maccatronici, meccanici che potevano occuparsi di veicoli elettrici”.
Dunque Ventotene otto anni fa era lanciata, pronta a diventare best practice a livello europeo, oltre che isola a emissioni zero (e senza tubi di scappamento), con sette porter Piaggio sbarcati sull’isola, praticamente regalati dalla casa madre, ma anche prototipi elettrici creati dal Pomos, capaci peraltro di svolgere una serie di altre funzioni, come effettuare il monitoraggio ambientale e offrire servizi ai turisti. Gli universitari avevano anche inventato una telecamera subacquea a 360° per osservare il passaggio dei cetacei. Senza considerare che il secondo step del progetto riguardava la nautica, e prevedeva la messa a mare di battelli elettrici per coprire la tratta Ventotene-Santo Stefano.
“Ventotene era anche entry point di una progettualità da estendere a Ponza, travasando l’esperienza sulla maggiore delle Pontine e paradigma per tutte le piccole isole”.
LA FINE DEL PROGETTO – E qui arriviamo alle solite: cade il Presidente Marrazzo, in Regione arriva Storace, il manager Placidi non è più commissario per le Isole Ponziane, chi viene dopo non vuole sapere dei progetti precedenti, il Comune isolano non è organizzato per proseguire e tutto si perde nel nulla. Salutati 400 mila euro, mentre resta qualche pezzo arrugginito da smaltire.
Per la cronaca: oggi, ispirato da quell’esperienza, aggiornato e migliorato tecnologicamente, finanziato con circa 5 milioni di euro, il Pomos della Sapienza coordina un progetto in Toscana, tra Orbetello, Monte Argentario e Isola del Giglio. Si chiama Life Silver Coast.
LA NUOVA OCCASIONE – “Resta la delusione per non averlo potuto fare a Ventotene, nella stessa provincia in cui operiamo come Pomos – conclude Mascioli – mentre la voglia di riprovarci è inalterata. Ma noi siamo la parte tecnologica. Sono le istituzioni che devono crederci”.
E così, tanto per dire. Da poco, è stato pubblicato un decreto del Mise che finanzia progetti per energia e mobilità per le piccole isole, sembra proprio quello di Ventotene isola a emissioni zero. Che non sia di buon augurio per una ripartenza?
Fonte: RadioLuna