Ormai sembra un vero e proprio scontro quello tra Provincia di Latina e Regione Lazio. Nuovo terreno di battaglia questa volta la delicatissima questione dell’erosione delle spiagge e il rischio del dissesto idrogeologico del litorale pontino. Un problema che da via Costa definiscono “fondamentale ma che non ha avuto, purtroppo, il giusto rilievo”.
Circa 120 milioni erano stati promessi – 60 a carico del Ministero all’Ambiente e gli altri a carico della Regione Lazio – con l’Accordo di Programma Quadro sulla Difesa del Suolo sottoscritto dall’allora ministro Presrtigiacomo e dalla governatrice del Lazio Renata Polverini all’indomani della tragedia di Ventotene dove il crollo di un costolone aveva causato la morte di due giovani ragazze romane in gita.
Accordo che ai tempi è stato accolto con grande soddisfazione – come tiene a precisare l’assessore Silvio D’Arco in una nota – perché 20 milioni sarebbero stati destinati alla provincia di Latina per interventi che riguardavano in particolare le isole di Ponza e Ventotene, i costoni rocciosi del litorale di Minturno, i Comuni di Sperlonga, Fondi, Monte San Biagio, Terracina e diversi fossi e canali dei Consorzi di Bonifica sia di Fondi che di Latina
“La presidente Polverini promise a luglio 2010 la messa a gara dei lavori più urgenti entro l’autunno successivo per avviare progettazioni complesse e delicate, sulle quali bisognava coinvolgere le province, l’insieme degli enti locali e le professionalità tecniche e amministrative. Così però non è stato – ha commentato D’Arco -. È prevalso l’egoismo e la volontà accentratrice della Regione Lazio, che invece di decentrare ai Comuni e alle province il lavoro di studio e progettazione ha voluto nominare un commissario straordinario, verso il quale sono poi confluiti tutti i poteri progettuali, operativi e gestionali. Il risultato finale di tale operazione? La paralisi totale”.
Ad oggi, non è ancora partita nessuna opera, salvo qualche piccolo intervento di somma urgenza, situazione ingiustificabile per l’assessore provinciale, soprattutto se si prende atto del fatto che sul litorale pontino avanzava l’erosione, Ventotene rimane tristemente ingabbiata dalle recinzioni poste nelle numerose aree a rischio frane, mentre i Consorzi di Bonifica non riescono più ad assicurare l’ordinaria pulizia e manutenzione dei fossi e canali della Piana di Fondi e della pianura pontina, con gravi danni all’ecosistema marino e alle imprese turistiche e balneari.
“Questi dunque i risultati di una Regione Lazio accentratrice, chiusa in una torre d’avorio e sorda a ogni anelito democratico di cooperazione interistituzionale – suona d’uro D’Arco -. Gli impegni elettorali e programmatici erano ben altri, per questo come amministrazione provinciale siamo critici verso il governo regionale”.
Chiude così, D’Arco, in tono polemico il suo intervento chiamando in causa, direttamente, l’operato dell’amministrazione regionale: “La simpatia o l’antipatia non c’entra nulla, né tantomeno c’entrano i protagonismi o le presunte ambizioni personali o di velleità politica del presidente della Provincia di Latina, che non può essere diventato all’improvviso un oppositore , magari di fede comunista. Le forze politiche più avvedute del centro destra che governano la Regione Lazio non possono essere deviate dalle strumentalizzazioni politiche e dalla confusione mediatica, ma hanno il dovere di riflettere attentamente nel merito delle questioni poste dal presidente Cusani. Si tratta di questioni drammaticamente serie, basate sui problemi concreti che attengono allo sviluppo economico e sociale del nostro territorio e delle nostre collettività comunali e provinciali. Alla Regione Lazio, oggi più che mai, serve una svolta radicale, sia nel merito delle questioni aperte che nel metodo di governo. Diversamente si rischia di scivolare verso la deriva sociale e l’inevitabile sconfitta politica”.
Fonte: Latina Today, Libero