Si riaccende a due mesi di distanza dal referendum, la battaglia sulla gestione dell’acqua pubblica. Mentre gli italiani si sono espressi contro l’affidamento dei servizi ai privati, molte amministrazioni del Lazio si muovono in senso contrario. E la questione diventa delicata e preoccupante se si guarda al caso dell’Arcipelago Ponziano.
A Ventotene, infatti, mentre la nuova compagnia Laziomar debutta (offrendo maggiore certezza a visitatori e pendolari sulle tratte per le isole) nel turismo, altri tengono ben strette le leve del business dell’acqua. Il suo trasporto alle isole con navi cisterna, ad oggi, è ancora nelle mani della Vetor, che vanta «una flotta sociale di 12 navi cisterna». La società ha rinunciato agli aliscafi ma non, a quanto pare, ai soldi pubblici per far viaggiare le cisterne del mare tra il continente e le isole. A Ventotene, dove periodicamente ormeggia – fuori dal porto – una nave cisterna da 750mila metri cubi d’acqua, il rimedio ci sarebbe: si chiama dissalatore, ma la sua realizzazione, seppur caldeggiata dalle amministrazioni dell’arcipelago, si arena dinanzi ai poteri forti.
ARRIVA ACQUALATINA – I privati la spuntano sempre, mentre gli enti pubblici sembrano destinati a soccombere per il principio di dover servire i cittadini sempre e comunque, anche a costo di rimetterci. Tutto questo si incrocia del dibattito apertosi recentemente a Ventotene, dove grande clamore ha suscitato il protocollo d’intesa tra Comune, Provincia e gestore idrico privato Acqualatina per l’autosufficienza dell’approvvigionamento idrico tramite un dissalatore.
Motivo del contendere? Il dissalatore verrebbe affidato a privati, anziché esser acquistato e installato dalla Regione, che risparmierebbe così milioni di euro l’anno sui costi attuali delle navi cisterna. Molti hanno gridato allo scandalo, al tentantivo di privatizzare l’acqua- anzi di mantenere il monopolio privato – con una manovra “salva azienda”, prima di affrontare gli effetti concreti del referendum che recentemente ha voluto disegnare tutt’altre prospettive.
SI ALL’IMPIANTO, MA CHE SIA PUBBLICO – Sull’isola c’è la consapevolezza di dover cambiare strategia sulle risorse idriche, ma le scelte del Comune (destinato a scomparire con i tagli della manovra anti-crisi) non piacciono. Tra i contestatori, c’è Daniele Coraggio, uno dei giovani ristoratori locali, che afferma: «I ventotenesi vogliono il dissalatore, costerebbe molto meno alla collettività. Ma non ci interessa, se non si tratta di un progetto condiviso con i cittadini, e soprattutto se lo si vuole fare realizzare ad Acqualatina. Ci sembra un controsenso a poche settimane dal referendum per l’acqua pubblica». L’isola – dice Coraggio – è stanca dei disagi nei trasporti per l’approvvigionamento idrico, «ma per il dissalatore vogliamo procedure trasparenti, una gara ad esempio». Sempre che il progetto vada in porto.
REGIONE, SOLDI A PERDERE – La storia dei dissalatori è antica: Ventotene ne ebbe uno, funzionante, ben 40 anni fa. Ma all’epoca gli isolani non concepivano di usare l’acqua del mare depurata e alla fine il dissalatore venne smontato e trasferito in un villaggio turistico in Puglia (dove ancora funziona). Nel 2006, poi, come da convenzione tra gestore privato e Comune, nuovi dissalatori sarebbero dovuti entrare in funzione sul’isola. Se entro quella data non fossero stati costruiti, Acqualatina avrebbe dovuto accollarsi l’onere di trasportare l’acqua sulle isole. Ma nonostante il mancato rispetto dell’accordo, è stata la Regione ad abbonare ogni partita, coprendo in toto le spese di approvvigionamento.
ALTRI 4 MILIONI PER PONZA – Le casse pubbliche come un pozzo senza fondo. Con queste premesse, quando nel 2010 si arrivò a concepire il nuovo gestore Laziomar, si pensò ad uno stanziamento di 3 milioni solo per approvvigionare l’intero arcipelago. Un risparmio irrealizzabile, visto che la società non dispone evidentemente di mezzi idonei, cosicché farà dormire sonni tranquilli alla Vetor che – almeno per Ventotene – incassa 3 milioni di euro dalla Regione, che ne riserva altri 4 per la sola Ponza.
L’uovo di colombo sarebbe appunto il dissalatore, da realizzare, però, alle condizioni scelte dalla contestatissima società idrica, già in passato graziata economicamente dalle istituzioni del Lazio. Nessuno ha infatti condannato le inadempienze mentre, a livello complessivo, i costi delle bollette per ogni singolo cittadino sono arrivati alle stelle.
Fonte: Corriere della Sera , La Provincia
Curioso il voltafaccia del consigliere di minoranza Daniele Coraggio, che durante la seduta del Consiglio comunale aveva votato a favore dell’accordo con Acqualatina insieme alla maggioranza, mentre ora sembra dissociarsi apertamente da se stesso!