Il giorno dopo la notizia della richiesta di rinvio a giudizio per la frana di Cala Rossano, il padre di una delle vittime trova la forza di commentare la notizia. È Bruno Panuccio, la figlia Sara aveva 13 anni quando quella maledetta mattina di aprile 2010 insieme a Francesca Colonnello è rimasta schiacciata da un enorme masso staccatosi dalla falesia di Cala Rossano. L’unico punto dell’isola considerato sicuro dalle mappe dei rischi geologici. «La richiesta della Procura di Latina nei confronti di due politici e due tecnici non ha fatto altro che avvalorare la mia ipotesi iniziale, suffragata anche dalla relazione dei consulenti del Pubblico ministero Vincenzo Saveriano», ha spiegato Bruno Panuccio. Poi, serenamente, tenendo ben presente la separazione tra le persone in quanto tali e i loro incarichi pubblici spiega la parte più «dura » del suo pensiero su questa dolorosa vicenda: «Dal punto di vista morale ritengo responsabile la comunità di Ventotene in quanto cosciente della pericolosità di alcune zone dell’isola e di non aver evitato così la tragedia». Panuccio non si scompone per la richiesta del Pm di archiviazione per il dirigente dell’Autorità di Ambito, l’ente preposto alla redazione del Piano di assetto Idrogeologico: «Da parte mia non c’è odio o desiderio di vendetta personale verso nessuno dei coinvolti, tanto non servirebbe neanche a riavere mia figlia. Tuttavia, come cittadino ritengo responsabile anche l’ente regionale per il sistema di lavoro. Se a una comunicazione importante come quella inviata nel 2009 ai Comuni per segnalare pericoli non si riceve risposta allora questa la si deve pretendere, qualunque sia. Insomma, per me quel che è accaduto è solo il frutto di una malagestione della cosa pubblica che va avanti da decenni». Sempre come cittadino, Panuccio manda un «grazie al Pm Vincenzo Saveriano, che prima di essere trasferito di sede ha voluto concludere questo doloroso caso». Il prossimo appuntamento sarà per l’udienza preliminare, a carico di Giuseppe Assenso, Vito Biondo, Pasquale Romano e Luciano Pizzuti.
Fonte: La Provincia
Sono assolutamente d’accordo con il sig. Panuccio: il silenzio, il lasciar correre, il ‘vivi e lascia vivere’ dell’intera comunitá isolana è equivalso ad una vera e propria complicità omertosa, più o meno inconsapevole, più o meno dettata dall’ignoranza piuttosto chè dall’interesse.