Scoperto nel 2009 nelle acque di Ventotene, ad una profondità di centocinquanta metri, sembrava destinato il restare uno spettacolo mozzafiato destinato ai pesci. Invece lo straordinario relitto romano d’età imperiale che custodisce intatto il suo antico carico di migliaia di anfore, ma che è Inamovibile per via delle profondità in cui si trova, sta per diventare il primo esempio di museo di archeologia subacquea. Una telecamera speciale inserita in una capsula globulare trasparente capace di compensare il peso della pressione dell’acqua sarà installata infatti per la prima volta in Italia, ad una profondità di cento metri per riprendere in tempo reale il monumento archeologico e monitorare l’ambiente della riserva marina. L’operazione, che partirà a maggio per essere completata entro l’estate, è frutto del progetto Simar (Sistema integrato marino per l’archeologia), ideato dalla sezione di archeologia subacquea della Soprintendenza ai beni archeologici del Lazio, e realizzato dalle società Westend e Teknomar, in collaborazione con la Riserva marina protetta dell’isola di Santo Stefano e il Comune di Ventotene. «II sistema sarà collegato a un sito internet, o a un circuito satellitare, in grado di offrire la visione del sito a tutto il mondo in presa diretta» racconta Annalisa Zarattini, responsabile del progetto. «inoltre, le immagini del relitto saranno trasmesse in tempo reale al Museo di Ventotene per offrirle ai visitatori, e alle forze dell’ordine per controllare il sito». L’apparecchiatura, infatti, prevede una telecamera mobile, sistemi di luci a !ed per illuminare il sito in caso di scarsa visibilità e sensori ambientali per monitorare le condizioni dell’acqua. La nave, ritrovata nel 2009 con la collaborazione con la fondazione americana AuroraTrust, conserva ancora la parte lignea dello scafo. Il suo ritrovamento è segno di come Ventotene fosse crocevia, in epoca romana, di rotte commerciali tra Spagna e Nord Africa.
Fonte: Il Venerdì della Repubblica