Ventotene è uno dei più piccoli Comuni italiani; 700 abitanti (200 in inverno) su uno scoglio di appena 1,5 kmq. Le case accatastate sono 560, ma nella realtà gli appartamenti sono oltre 1.750! Due case e mezzo a residente, extracomunitari e bambini compresi: una densità spaventosa, per due terzi illegale. Il tutto su un territorio che dovrebbe essere supervincolato, sia dal punto di vista ambientale, l’isola è una riserva naturale statale, che archeologico e paesaggistico.
Ci sono diverse ragioni per spiegare questo scempio che porta, nel medio termine, a conseguenze devastanti.
In primo luogo la cementificazione dell’isola non è un fenomeno antico.
La stanza in più, il cambio di destinazione d’uso di un terreno, i permessi a costruire anche in aree tutelate sono stati negli ultimi dieci anni la merce di scambio promessa ai cittadini in cambio del voto alle elezioni amministrative. È così che i sindaci Vito Biondo e Geppino Assenso sono stati eletti e rieletti con maggioranze bulgare; d’estate l’affitto di un monolocale vale anche 1.500 euro a settimana!
Al tempo stesso, fedeli al concetto del ‘divide et impera’, venivano allentati, se non eliminati del tutto, i controlli locali sul territorio. Mai un abuso in questi anni è stato denunciato dalla sola polizia municipale o dall’ufficio tecnico comunale. Soltanto molto raramente, in casi eccezionali o quando, a fronte di pressioni mediatiche bisognava ‘mostrarsi efficienti’, si è intervenuti insieme alle forze dell’ordine. Nel frattempo la stazione locale dei Carabinieri nel biennio 2009-2010 procedeva, da sola, ad oltre 50 sequestri di opere abusive, notificandole all’ufficio tecnico comunale che puntualmente non ha mai controllato il dovuto ripristino dei luoghi.
Ogni tentativo di regolamentare l’utilizzo del territorio isolano è stato sistematicamente osteggiato, rifiutato o ignorato dall’amministrazione comunale. Il regolamento edilizio è vecchio di 30 anni e non esiste un piano regolatore più recente; il piano di zonizzazione della riserva naturale, redatto da anni , non è mai stato approvato; il piano territoriale paesistico regionale (PTPR) è stato ‘addomesticato’ rendendo possibile costruire nuovi volumi (ma solo nelle proprietà degli amministratori); la non ottemperanza agli obblighi di aggiornamento del piano di assetto idrogeologico (PAI) ha portato alla morte delle due studentesse romane lo scorso aprile.
Ci sono poi i lavori pubblici. Fogne, strade, lampioni, palestre, sale polivalenti, piazze. Sono tutte opere a volte di dubbia utilità pubblica, eseguite quasi sempre attraverso la pratica della ‘somma urgenza’ – un escamotage utilizzato per evitare gare d’appalto o altri vincoli e controlli – il più delle volte senza uno straccio di parere ambientale. Per non parlare poi del nuovo faraonico progetto, approvato lo scorso mese in Consiglio comunale, del tunnel da scavare in mezzo all’isola per favorire il traffico automobilistico!
Certo, chi aveva l’obbligo di controllare evidentemente era distratto. Regione, Provincia, Ministero dell’Ambiente, Soprintendenza ai beni archeologici e paesaggistici, Genio Civile hanno solo elargito fondi, tantissimi fondi, mentre i controlli sono stati scarsissimi.
Non deve sorprendere che in un simile ambiente abbia attecchito e sia dilagata la politica dell’abuso e dell’illegalità. I più scaltri si sono fatti autorizzare da un ufficio tecnico connivente, e in barba ad ogni legge, interi alberghi, ville in cima all’isola o il cambio di destinazione d’uso da palmento a case. Gli altri hanno invece fatto da soli, trasformando abusivamente capanni per gli attrezzi in comode dependance e cisterne per l’acqua in ville. Le ditte edili di Ventotene guadagnano ogni anno milioni di euro, superando di gran lunga il fatturato dell’intero comparto turistico!
Tutto ciò ha modificato radicalmente il paesaggio isolano, degradandolo fortemente. Basta fare, in questi giorni, una passeggiata a Cala Rossano, al Montagnozzo, al Canalone, a Fontanelle, a Pascone, a Punta dell’Arco o in qualunque altra zona dell’isola per vedere quante case nuove e quanti cantieri ci sono. E tutto questo cemento non va solo a scapito di quelle che un tempo erano le bellezze naturali di Ventotene, ma anche dei cittadini stessi, e dei turisti. Una casa abusiva infatti non è detto che sia sicura, soprattutto se costruita su un territorio fragile e franoso come Ventotene (secondo il nuovo PAI tutte le coste fino a 150 m dal mare sono pericolose). A ciò si aggiunga che durante la stagione piovosa gli abusi deviano e imbrigliano le acque accelerandone l’erosione, come avvenuto nel maggio 2007 quando una frana causata dall’acqua deviata da un terrazzo abusivo ha fatto crollare una parte del Porto romano.
Insomma, se si vuole veramente salvare Ventotene bisogna cambiare radicalmente atteggiamento, cultura, modo di pensare, e combattere con decisione e fermezza ogni abuso, ricorrendo quando serve anche alle ruspe (che sull’isola non mancano). Se questo è possibile solo i Ventotenesi possono saperlo; certo è che con gli amministratori che si sono scelti non riusciranno ad andare molto lontano.
Fonte: Parvapolis, TeleFree