Per Saveriano in cinque sono i responsabili della tragedia di Cala Rossano: l’ex e l’attuale sindaco dell’isola, oltre a tecnici comunali e regionali.
Bruno D’Amato, Vito Biondo, Giuseppe Assenso, Pasquale Romano e Luciano Pizzuti. Il primo in qualità segretario generale dell’autorità bacini regionali del Lazio fino al primo aprile del 2010; il secondo quale sindaco del Comune di Ventotene dal 16 aprile all’8 gennaio del 2005; il terzo quale sindaco dall’aprile del 2005 sino ad oggi; il quarto quale responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Ventotene e l’ultimo quale dirigente dell’area decentrata 7/N di Latina (ex Genio Civile) dal 2000 al dicembre del 2004. Sono questi i nomi dei cinque indagati che secondo il sostituto procuratore della Procura della Repubblica Vincenzo Saveriano, titolare dell’inchiesta sono i responsabili della morte di Francesca Colonnello e Sara Panuccio. Tutti sono indagati per avere per colpa, negligenza, imperizia, imprudenza e inosservanza di norme, ciascuno nell’ambito delle proprie qualità, competenze e funzioni, provocato la morte delle due adolescenti. Come si ricorderà le due studentesse di Roma, in gita scolastica sull’isola di Ventotene, morirono la mattina del 20 aprile scorso. Quella mattina le due giovani si trovavano in gruppo con i professori e i compagni di scuola sulla spiaggia di Cala Rossano. Dopo essersi sedute sotto la parete rocciosa vennero travolte in pieno dallo stesso staccatosi all’improvviso. Secondo le ipotesi di reato formulate dal sostituto procuratore, il D’Amato è colpevole di avere omesso di segnalare nell’ambito della procedura di stesura del PAI (piano di assetto idrogeologico) del 2009, il pericolo esistente sulla parete rocciosa della spiaggia di Cala Rossano. Le posizioni di Biondo, Assenso e Romano sono strettamente collegate e si intrecciano. I primi due in qualità di responsabili del territorio e dell’incolumità pubblica, il secondo quale tecnico comunale, sarebbero colpevoli di omessa segnalazione del pericolo esistente sulla spiaggia di Cala Rossano, nonostante gli eventi del 2004 relativi al distacco di parete rocciosa nella medesima zona. In particolare, secondo l’accusa, Biondo e Romano omettevano di segnalare all’autorità dei bacini regionali del Lazio gli eventi franosi del 4 febbraio 2004 e del 14 maggio dello stesso anno, avvenuti in una zona immediatamente prossima a quella dove si è verificato il crollo del 20 aprile scorso, avendo essi partecipato anche alla conferenza dei sevizi del 7 aprile del 2004. La mancata partecipazione alle conferenze programmatiche per la stesura del PAI, da parte degli amministratori locali, come ha accertato Saveriano, non consentirono ai membri dell’autorità dei bacini regionali del Lazio di avere una completa conoscenza dello stato dei luoghi. In ultimo Pizzuti in qualità di dirigente dell’area di Latina dell’ex Genio Civile, sarebbe colpevole di non avere convocato l’autorità dei bacini in occasione della conferenza dei servizi convocata in seguito all’evento franoso del 4 febbraio. In conseguenza di tali omissioni non venne, sempre secondo la ricostruzione di Saveriano, protetta con pali e rete metallica anche la parete sporgente crollata il 20 aprile, contigua e sottostante a quella investita dall’evento franoso del 2004. Circostanze che avrebbero impedito il tragico evento.
Fonte: Latina Oggi