Il Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita di Eugenio Colorni, in collaborazione con l’Università degli Studi dell’Insubria, ha organizzato lo scorso 22 ottobre a Varese il convegno Eugenio Colorni federalista. “Un’occasione per riflettere sulla specificità dell’accezione colorniana di federalismo europeo: il progetto federalista nella visione dell’intellettuale milanese doveva avere un respiro universalista. In tale ottica, la nascita di una federazione degli Stati europei veniva considerata come condizione indispensabile per un profondo rinnovamento sociale che, partendo anche dagli enti territoriali, avrebbe coinvolto l’Italia e quindi l’Europa”. (Da Critica sociale, edizione on line, novembre 2010) Eugenio Colorni (1909-1944) morì in seguito a un agguato fascista a Roma, a trentacinque anni, poche settimane prima della liberazione della città. Era stato fra i fondatori, a Milano, del Movimento Federalista Europeo. Confinato fra il 1939 e il 1941, in seguito alle leggi razziali, nell’isola di Ventotene, pose con Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi le basi di un pensiero politico che sorprendentemente, colpevolmente ancora la maggior parte dei filosofi italiani, anche quelli che al pensiero politico si interessano, hanno ignorato, o non sufficientemente valorizzato nella sua profondità e ampiezza. È in definitiva, a livello forse mondiale, il primo vero tentativo di pensare la politica possibile nell’era democratica OLTRE l’orizzonte di Machiavelli. E forse la ragione della nostra impotenza, qui ed ora, sta nel non aver alzato la fronte a guardare l’altezza e l’ampiezza di questo pensiero, che pure ha prodotto la Dichiarazione dei Diritti dell’essere umano e l’entità politica, ancora tanto fragile e incerta, che chiamiamo Europa.
Anche il nome di federalismo, oggi, in Italia, appropriato da alcune tribù barbariche che ignorano gli stessi fondamenti elementari di ogni civiltà giuridica, che addirittura confondono il suolo pubblico con i loro recinti tribali e cospargono dei loro simboli runici le superfici delle pubbliche scuole, si avvolge e grugnisce nel fango dell’ignoranza, della prepotenza, del razzismo e del più primitivo familismo, cioè appunto del tribalismo. Se anche fosse solo per questa ragione, sarebbe un dovere assoluto oggi fare conoscere l’altra anima del Federalismo – il Federalismo Europeo, che volge in pensiero rigoroso il mito dei Padri Pellegrini e della libera o elettiva costruzione di una federazione di Stati attraverso il metodo costituzionale.
Sarebbe bene allora diffondere anche al di là delle pur esistenti edizioni a stampa tutti i documenti di quella stagione della nostra cultura etica e politica, che si prolunga nel dopoguerra benché – anche questo è un fatto amaro su cui meditare – senza riuscire a incidere nella mentalità delle masse e dei loro partiti. Bisognerebbe far conoscere in questo quadro anche altri scritti: per esempio quelli su Federalismo di Gianfranco Draghi (che tengo a disposizione degli interessati, anche a una loro riedizione, magari on line) – caso particolarmente interessante per l’intreccio di pensiero, di cultura e di amicizia che li nutre. Usciranno presto da Adelphi le Lettere di Cristina Campo a Gianfranco Draghi, a testimoniare di una stagione italiana fervida di cui i giovani, oggi, ignorano purtroppo tutto.
Ma Eugenio Colorni fu, nonostante la morte in giovanissima età, anche veramente e compiutamente filosofo, indagatore di ogni potenzialità della nostra ragione – di quella teorica non meno che di quella pratica: ed è questa, anche, l’eredità del suo pensiero che dobbiamo far conoscere. Brillante liceale al Manzoni di Milano, studiò filosofia e fu allievo di Martinetti; con Geymonat e pochi altri approfondì gli aspetti principali del pensiero scientifico contemporaneo, fisico in particolare, e della sua epistemologia. Anche questa è una lezione, una lezione di umiltà e di orgoglio per tutti noi praticanti di filosofia. Perché non è un caso che il più limpido e alto pensiero pratico – morale e politico – nasca nella stessa fucina in cui si tempra il rigore e l’oggettività, la fatica e l’attenzione di chi fa della ricerca pura di conoscenza, disinteressata ed eternamente nutrita di dubbio e di critica, il fine quotidiano della propria vita.
Leggi l’articolo di Luigi Zanzi sulla figura di Roberto Colorni pubblicato su Critica Sociale.
Fonte: Phenomenology Lab
Collettività,solidarietà,responsabilità,sono i valori base del vero federalismo.
Diverso da quello che oggi viene sbandierato soprattutto al nord.
L’appartenenza in senso tribale è quello che oggi viene sbandierato in Italia, è in effetti un’involuzione del senso di collettività.
Gli ideali positivi sono ben altro, gli uomini si riuniscono per vivere tutti una vita dignitosa e rispettosa .
La furbizia non è certo evoluzione, sottrarre risorse non è certo onesto, soprattutto quando lo si fa in nome della collettività.Ventotene patria del federalismo ha nel piccolo tradito i teorici del federalismo.