Di fronte all’evidenza conviene negare, mentire e confondere le acque, ma fino a quando?
Monta la bufera mediatica sul premio che gli amministratori di Ventotene, gli stessi indagati per la morte di due bambine lo scorso aprile sotto una frana, si sarebbero dati con il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR). In pratica i loro immobili – e solo i loro – sparsi sull’isola a macchia di leopardo, potranno legalmente raddoppiare la cubatura grazie all’approvazione la scorsa settimana del piano casa della Regione Lazio.
Il sindaco Giuseppe Assenso, chiamato in causa in prima persona, ha dichiarato: «Il piano casa esclude interventi su edifici situati in zone vincolate. Tutta Ventotene è sottoposta a vincolo paesaggistico ed è inclusa nella omonima riserva naturale statale. Il nuovo piano paesistico adottato dalla giunta regionale, è stato oggetto di oltre 200 osservazioni al vaglio della Regione».
È vero, il piano approvato in Regione prevede l’esclusione dagli interventi di ampliamento degli edifici situati in zone vincolate, salvo che gli stessi non si trovino in zone già mappate come ‘aree edificate’ dal PTPR, e a Ventotene ne risultano ben cinque, e ottengano il nulla osta dell’ente preposto alla tutela.
Quale ente? La Riserva Naturale Statale il cui presidente è il sindaco dell’isola nonché l’unico rappresentante, visto che dal 1999 non esiste una commissione di parco come invece prevede la legge.
Riguardo poi alle 200 osservazioni fatte al PTPR, duecento richieste di modifica per un territorio di appena 1,2 Kmq, tra esse spiccano quelle fatte proprio dal Comune, che chiede di includere tra le aree edificate anche tutti gli alberghi dell’isola, permettendone in tal modo l’ampliamento e deturpando così ancora di più un territorio che è già al collasso.
Forse dimettersi, come già auspicato dalle famiglie delle vittime di aprile, sarebbe a questo punto l’atto più ragionevole.
Fonte: TeleFree