Il sindaco di Roma e il governatore del Lazio giurano: «andremo fino in fondo, i colpevoli pagheranno».
«Voglio mia figlia, voglio Sara, vi prego ridatemela. Non ce la faccio ad andare avanti». È inconsolabile Martina Panuccio, madre di una delle due studentesse romane, morte a Ventotene il 20 aprile travolte da un costone di roccia mentre erano sulla spiaggia durante la gita scolastica. Uno strazio incontenibile nel giorno in cui a Sara Panuccio e Francesca Colonnello è intitolato il nuovo Campo Scuola della Protezione civile del Comune e una stele commemorativa a Castel di Guido. Ci sono le famiglie delle giovani vittime, i compagni della scuola media «Anna Magnani» di Morena, il parroco Angelo Compagnoni che ha celebrato una messa, il sindaco Gianni Alemanno, la governatrice del Lazio Renata Polverini, il presidente della Protezione civile comunale Tommaso Profeta. È una cerimonia che unisce tanti sentimenti. Disperazione, rabbia, nostalgia, partecipazione e infine speranza affinché tragedie come quella dell’isola cara ai sub e meta di tante gite scolastiche non possa più ripetersi. Lì come altrove. Lo invocano i genitori delle studentesse di Morena. La madre di Francesca, Vincenza Colonnello, nel trigesimo del giorno che ha cambiato per sempre tante esistenze parla del suo dolore, chiede «che non sia inutile e che nessuno debba ancora piangere i propri figli».
Lo urla Bruno Panuccio, il padre di Sara, perché chi perde un figlio ha «l’ergastolo del dolore e anche se sono passati tre mesi, per me è come fosse accaduto oggi». Lo esige la giustizia che reclama verità e responsabilità come il sindaco di Roma che dice «andremo fino in fondo». «Sia io che Renata non possiamo ammettere nessun colpo di spugna. Dobbiamo sapere se ci sono responsabilità, senza caccia alle streghe, ma senza fare sconti perché di fronte a due ragazze di 14 anni che sono morte non ci può essere nessuna indulgenza». E come a ribadire nel concreto un impegno che possa contribuire a evitare drammi simili, la Polverini ha detto che «dopo la tragedia di Ventotene ho sottoscritto un accordo di programma con il ministro Prestigiacomo che dà una prima importante risposta: 120 milioni saranno destinati a sistemare i nostri territori, a renderli vivibili, sicuri, in parte con risorse della Regione, in parte con fondi del ministero dell’Ambiente. I lavori partiranno proprio dall’isola dove Sara e Francesca hanno perso la vita». Il sindaco di Roma pensa anche alla nascita di una fondazione attraverso l’Ama «che serva a controllare gli aspetti di decoro, degrado ambientale, tutela del paesaggio. Questa fondazione potrà essere un grande strumento per fare vera prevenzione. Certamente – ha affermato Alemanno – i genitori di Sara e Francesca saranno coinvolti quando sarà il momento».
Da un dolore privato immenso e insieme collettivo può nascere qualcosa di buono, come l’impegno delle istituzioni nella prevenzione dei rischi e l’educazione su come imparare ad agire nelle emergenze fin da piccoli. «Per questo il Campo Scuola della Protezione civile capitolina – ha spiegato il direttore Profeta – coinvolgerà ogni settimana 30 bambini delle V° classi delle primarie di Roma ai quali verranno spiegate le nozioni base su quali comportamenti adottare in caso di emergenza, ad esempio in un incendio». Guarda al futuro il Campo scuola della Protezione civile di Castel di Guido per rendere i giovani sempre più sensibili e preparati ai temi della sicurezza e affida ai posteri il ricordo di Sara e Francesca, custodito in quella targa e nel cuore di chi le ama. È una particolare giornata d’estate, nella campagna alle porte di Roma, dove il dolore della perdita prevale sulla speranza. Anche se, nel ricordo delle due quattordicenni, viene liberato dalla Lipu un Gheppio impallinato durante l’ultima stagione venatoria. Il rapace curato e riabilitato ha spiccato il volo. Un battito di ali e via, verso il cielo. Dove Sara e Francesca sono volate per una tragedia che si doveva impedire.
Fonte: Il Tempo