Dopo il tragico crollo di un costone di tufo che il 20 aprile ha ucciso due ragazze, con un sopralluogo sul posto verifichiamo che è possibile accedere con facilità alle zone pericolose. Controlli? Nessuno
Nei giorni scorsi Terra ha verificato, compiendo un sopralluogo, i miglioramenti apportati al livello di sicurezza ambientale dei costoni e delle spiagge dell’isola di Ventotene, a circa due mesi dal tragico crollo che causò la morte di due ragazze di quattordici anni, Sara Colonnello e Francesca Panuccio, sulla spiaggia di Cala Rossano. Sara e Francesca, insieme ad alcuni compagni, il 20 aprile erano sull’isola per una gita scolastica. Finita tragicamente. Un dramma che, però, in base a quanto abbiamo potuto constatare, sembra non aver insegnato nulla. Nonostante i buoni propositi di tutte le autorità. Il crollo di circa quindici metri cubi di roccia tufacea, va ricordato, avvenne proprio in corrispondenza di un tratto di costone incombente sulla spiaggia, non interdetta ai cittadini, che non era stato riconosciuto, evidentemente erroneamente, come area a pericolo di frana né dal Comune né dalla competente Autorità di Bacino.
A Cala Rossano, attualmente, è recintata solo la parte di spiaggia dove avvenne il tragico crollo perché la zona è sotto sequestro giudiziario: appena tre giorni fa abbiamo però verificato che, anche dopo il drammatico evento del 20 aprile, non è stato interdetto l’accesso al tratto di mare sottostante i costoni dove vi è tuttora pericolo di crollo di massi rocciosi, come riconosciuto anche dall’Autorità di Bacino. In particolare, non vi è alcuna recinzione né alcuna delimitazione che inibisca transito e accesso nei pressi del costone a nord della spiaggia dove cadono a strapiombo pareti verticali e si aprono alcune grotte scavate dall’erosione marina. Qui, peraltro, ci sono grossi blocchi già crollati in passato. E sempre qui i bagnanti possono accedere liberamente.
A riprova di ciò, abbiamo fotografato un ragazzino che si trova sotto la volta di una grotta in un’area a pericolo di crollo. E, nell’occasione, di controlli nemmeno l’ombra. Anche il tratto di mare alla base del costone dove c’è pericolo di caduta di massi tufacei, adiacente alla zona della tragedia, è ancora accessibile: solo l’area attorno al crollo è stata recintata mentre si può camminare lateralmente lungo la battigia e raggiungere con tranquillità la base del costone. Ha peraltro destato sorpresa la presenza di un muretto di recente realizzazione sul lato valle della strada che porta a Cala Rossano, incombente sulla scarpata alta circa 15-20 metri, che non sembra rispettare le misure di sicurezza in quanto ha un’altezza variabile da circa 70 a circa 80 cm. Troppo basso per garantire la sicurezza ed evitare che qualcuno, in particolare bambini e ragazzini, possa sporgersi troppo pericolosamente a valle.
Niente controlli, almeno per quanto abbiamo potuto verificare sul campo, e un interrogativo che rimane ancora drammaticamente in sospeso: perché il crollo del 20 aprile è avvenuto proprio in quel tratto di costone? Abbiamo così eseguito una ricerca in Internet per cercare documenti fotografici in grado d’illustrare la situazione del costone franato, così da poter avere elementi oggettivi per valutare le reali situazioni di pericolo preesistenti. è stato così rinvenuto un video su youtube girato nel maggio 2009 nel quale è ripreso il costone, poi rovinosamente crollato: il contributo filmato evidenzia che il tratto di costone tufaceo interessato incombeva su un accentuato sgrottamento provocato dall’erosione marina. Sono pure ben evidenti due cavità più accentuate poste proprio alla base dello sgrottamento. Questi importanti elementi evidenziano, certificandole, le condizioni di instabilità geomorfologica del costone interessato dal crollo che ha ucciso le due studentesse, e ferito una terza. Al termine del nostro sopralluogo, colpisce il paradosso plasticamente raffigurato da un cartello dell’Amministrazione comunale, che impone il divieto d’accesso alla spiaggia per i cani. Per gli esseri umani, chissà.
Fonte: Terra