C’è anche l’isola di Santo Stefano nell’elenco dei beni trasferibili dall’Agenzia del Demanio nella diretta disponibilità degli enti locali, in attuazione del federalismo demaniale, primo passo concreto verso il federalismo fiscale. Una novità che non coglie impreparato il sindaco di Ventotene, Comune al quale è attribuita la competenza delle strade dell’isolotto di Santo Stefano. Quest’ultima è considerata una vera perla del Tirreno, ma non solo. «Santo Stefano – afferma orgoglioso il primo cittadino di Ventotene Geppino Assenso – è stata dichiarata Monumento nazionale dal Presidente della Repubblica e rientra a pieno titolo nel patrimonio dell’Unesco». Più in particolare, secondo quanto trapela, l’isola viene resa disponibile “pezzo per pezzo”, dall’ex carcere in cui durante il fascismo furono detenuti Sandro Pertini, Umberto Terracini, Giorgio Amendola, Sante Pollastri, Lelio Basso, Mauro Scoccimarro, Giuseppe Romita, Altiero Spinelli e Ernesto Rossi, all’approdo, agli arenili. Ma il sindaco Assenso sgombera il campo da malizie e idee malsane. Santo Stefano è un monumento e come tale può essere solo valorizzato, in sintesi il suo pensiero. Ed è questa, in effetti, la ratio di fondo del decreto attuativo della devoluzione dei beni. Lo schema normativo prevede che l’ente territoriale, a seguito del trasferimento, dispone del bene nell’interesse della collettività rappresentata, promuovendo la massima valorizzazione funzionale del bene attribuito, a vantaggio diretto o indiretto della collettività territoriale rappresentata. Alla base del trasferimento c’è un prezzo simbolico, di cui dovrà farsi carico, in questo caso, il Comune. «Il nostro obiettivo – spiega il sindaco Assenso – è quello di rendere Santo Stefano fruibile ai turisti. L’isola fa parte dell’area manina protetta di Ventotene e come tale non può subire interventi di costruzione». è impensabile edificarci, in sostanza. «Piuttosto – commenta – dobbiamo pensare ad un serio piano di intervento. Come Comune chiederemo alla Regione Lazio di fare la sua parte per la ristrutturazione del carcere. Tutta l’area – conclude il primo cittadino – è in completo stato di abbandono. Gli ultimi accertamenti non ci rincuorano, anzi. La struttura sta cadendo a pezzi. Dall’istituto penitenziario dismesso nel ’65 al Palazzo del direttore». Per Santo Stefano, quindi, non ci sarà speculazione. Altrattanto lontana è l’ipotesi di alienazione per fare cassa. Casomai questa può essere l’occasione per far rivivere un pezzo di storia.
Fonte: Il Territorio