Si indebolisce non poco il castello accusatorio della Procura della Repubblica di Cassino in merito all’inchiesta giudiziaria che lo scorso maggio era culminata con l’arresto a Ventotene di cinque tra ex amministratori e tecnici del comune ed imprenditori isolani accusati, a vario titolo, di aver pilotato l’esito di alcuni appalti pubblici a favore di imprese “compiacenti” con l’intento di ottenere finanziamenti da parte della Regione e favorire anche il voto di scambio. La seconda sezione penale della Corte di Cassazione, presieduta da uno dei fondatori del pool “Mani Pulite” di Milano, Pier Camillo Davigo, ha respinto, dichiarandolo inammissibile, il ricorso presentato dal sostituto procuratore Roberto Nomi Bulgarini contro la decisione con cui lo scorso 13 giugno il Tribunale del Riesame di Roma aveva completamente annullato l’ordinanza di arresto notificata tre settimane prima dal Gip Salvatore Scalera.
La Procura generale presso la Corte di Cassazione (relatore il giudice Filippini) aveva chiesto l’accoglimento dell’istanza del sostituto procuratore Nomi Bulgarini ma la seconda sezione penale ha definito il ricorso “generico” e carente di interesse. Nello specifico per due capi d’imputazione, gravati dal reato di turbata libertà degli incanti, si poteva prefigurare per alcuni degli indagati tutt’al più il reato di concorso piuttosto che di associazione a delinquere. La Procura di Cassino nel suo meticoloso ricorso (la sua discussione davanti la Suprema Corte si è svolta nella giornata di martedì dopo l’iniziale rinvio del 17 ottobre scorso per un’omessa notifica ad uno degli indagati) aveva insistito, invece, che venisse riconosciuto esclusivamente il vincolo associativo tra i cinque indagati: l’ex sindaco Giuseppe Assenso, l’ex assessore al turismo del comune Daniele Coraggio, l’ex responsabile della ripartizione tecnica comunale Pasquale Romano e gli imprenditori Claudio Santomauro e Antonio Langella. Il collegio difensivo – composto dagli avvocati Antonio Zecca, Luca Scipione, Pasquale Cardillo Cupo, Caterina Suppa, Antonio Lazzara e Arturo Bongiovanni – d’altro canto aveva invece sollecitato la riconferma del significativo riconoscimento giuridico del Tribunale della Libertà che non aveva sentenziato, a differenza di quanto sosteneva la pubblica accusa, il vincolo associativo tra i cinque indagati, impossibilitati, dopo i clamorosi arresti (tutti gli indagati ottennero, a titolo di cronaca, i “domiciliari”) a reiterare il reato perché da tempo non investiti più di alcun incarico pubblico. L’ipotesi penale dell’associazione a delinquere, in effetti, sarebbe dovuta essere la principale freccia che il pm Nomi Bulgarini aveva voluto preservarsi in sede dibattimentale dopo la probabile richiesta di rinvio a giudizio per i cinque indagati che, dopo il verdetto della Cassazione,inoltrerà ora davanti il Gup del Tribunale della città martire.
Per una seconda e parallela inchiesta sulla gestione degli appalti a Ventotene si svolgerà a febbraio l’udienza preliminare nei confronti dell’attuale vice-sindaco, l’imprenditore Modesto Sportiello, indagato a piede libero per Turbativa d’asta insieme all’imprenditore Claudio Santomauro, al tecnico comunale Pasquale Romano e a Guido Moreschini, amministratore di una società edile. Per i quattro il sostituto procuratore Beatrice Siravo ha chiesto il processo per lo svolgimento di alcuni appalti attraverso procedure negoziate senza pubblicazione del bando di gara. I fatti risalgono al novembre e dicembre 2012. All’epoca Sportiello era consigliere comunale di minoranza. Gli appalti in questione, per circa un milione di euro, riguardarono la riqualificazione di Piazza Castello e la realizzazione della strada alternativa a Parata Grande. La richiesta rinvio a giudizio della Procura della Repubblica risale al 23 maggio scorso negli stessi giorni in cui la Guardia di Finanza eseguì i clamorosi cinque arresti per conto del Pm Nomi Bulgarini. Sportiello invece partecipò tranquillamente alla campagna elettorale e diventò, dopo il voto amministrativo dell’11 giugno, il “vice” del neo sindaco Gerardo Santomauro. L’opposizione ne ha chiesto ora le dimissioni e ha investito del problema, imbarazzante per il nuovo corso di governo dell’isola, il neo Prefetto di Latina Maria Rosa Trio.
Fonte: TempoReale.info