Toccante ricordo dell’assurda tragedia di Cala Rossano

grotta_Cala_Rossano_1-2Una delle sensazioni che ricordo con maggiore nitidezza è il senso di impotenza, l’incapacità di mettere in pratica una reazione razionale e utile in mezzo a quell’inferno fatto di tufo e sabbia. Gente che si muoveva disperata sulla collinetta creata dalla frana, spostando sassi, scavando con le mani, piangendo e bestemmiando. Quando vidi Sara fu come se fossi stato colpito da una scarica elettrica, e per un attimo tutto rallentò. Era chiaro che ci fosse qualcosa che non andava, la rotazione innaturale del busto rispetto al bacino e alle gambe e i suoi occhi che cercavano aiuto, sempre più deboli, sempre più lontani. Pochi minuti dopo qualcuno completò la conta dei ragazzi e la disperazione si moltiplicò quando si resero conto che Sara doveva essere ancora lì sotto.

In quegli anni lavoravo come istruttore al Circolo Velico Ventotene, che per me e molti altri è sempre stata come una seconda famiglia, un gruppo di amici che si è formato sull’isola di Ventotene tra i meravigliosi burroni di Punta dell’Arco e la spiaggia di Cala Rossano.
C’è ancora poco lavoro per noi al Circolo in quel periodo dell’anno; più che altro stavamo eseguendo lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria alle attrezzature e alle barche, mentre diverse scuole in gita affollano la piccola isola (1,5 km di massima lunghezza).
La base nautica del Circolo si trova a Cala Rossano, una baia a nordest dell’isola che ospita il porto nuovo. La spiaggia è lunga circa duecento metri e si affaccia a est, riparata sotto una parete di rocce e tufo sopra la quale corre la strada che dal paese attraversa la Cala in direzione nordest e arriva fino al benzinaio, una cinquantina di metri dopo la grotta che costituiva la base operativa del Circolo Velico.
Fuori l’ingresso della grotta un balconcino di legno si affaccia sulla spiaggia sottostante, guardando in direzione sud. A metà del muraglione c’è la scala per scendere in spiaggia.

Quella mattina eravamo giù nella parte nord della spiaggia dove il Circolo teneva le proprie imbarcazioni ed i gommoni per l’assistenza. Non ricordo quali lavori specifici stessimo svolgendo, ma come detto per noi la stagione praticamente non era ancora iniziata ed i ritmi di lavoro erano molto blandi. Quello che però ricordo, era l’affollamento della spiaggia nonostante non fossero neanche le 11. La spiaggia ospita anche le barche della Lega Navale, poste di fianco a quelle del Circolo, e quel giorno c’erano anche alcuni dei ragazzi della Lega con alcuni allievi. Intanto dalla strada scendono anche altri gruppi di studenti in gita, che prendono posto sulla spiaggia.
Dovevano essere le 11 quando finimmo i lavori sulle barche e risalimmo su per la scale. In quel momento stavano scendendo i ragazzi della scuola media Anna Magnani di Morena, vicino Roma. Noi salivamo, loro scendevano. Non dimenticherò mai quel momento, anche se ancora non potevo sapere il perché. Più tardi mi resi conto di essere passato proprio di fianco a due ragazzine di 14 anni che da lì a poco, non ci sarebbero state più.

La spiaggia come detto era già piena e gli ultimi a scendere dovettero prendere posto nella parte sud della spiaggia, vicino al grottone che si apre sotto il costone di roccia più alto. Di solito in quella zona non ci si mette mai nessuno, ma quel giorno non c’era altro posto. Solo il giorno prima, in uno dei nostri rari momenti di relax, c’eravamo noi che giocavamo a calcio in riva al mare, proprio dove quel maledetto 20 aprile si misero i ragazzi della Magnani.

In quel periodo al Circolo eravamo in quattro: il direttore del Circolo, Simone, e tre di noi istruttori. Quella mattina Simone e un altro istruttore erano saliti in paese per delle commissioni, mentre Mattia ed io rimanemmo in grotta.
Ero affacciato sul balcone e osservavo un centinaio di persone che giocavano e si rilassavano in spieggia. Tutto era così tranquillo, così sereno. Guardavo quel panorama che avevo già osservato centinaia di volte, senza sapere che quel giorno la Morte stava per farci visita.

Erano circa le 11.30 e stavo guardando proprio lì.
All’improvviso lo vidi: un blocco di tufo di qualche di diametro si staccò dalla parete proprio sopra agli alunni della Magnani e scese sopra di loro. Non dimenticherò mai quel rumore; non fu un boato come quando crolla un masso o qualcosa di consistente, ma piuttosto un forte sbuffo ma niente di più,  come un mucchio di sabbia che cade a terra. Per questo nei primi istanti non mi resi conto di cosa fosse successo, e le primissime grida mi sembrarono più che altro grida di sorpresa. Non colsi immediatamente la disperazione che stava piombando su quella spiaggia. Il crollo fu immediato e non ci furono alcune avvisaglie, di questo ne sono certo, perché la visuale dal punto di vista da cui osservavo era perfetta, ed in quel momento stavo guardando esattamente in quella direzione, dove stavano quei ragazzi.

Dopo qualche secondo però mi fu chiaro che quello non era un cumulo di sabbia. Chiamai Mattia che era in grotta. “Oh, è successo qualcosa…”. Uscì, guardò giù, probabilmente senza rendersi conto di cosa fosse realmente successo. Ci incamminammo verso la scala, e proprio nel mentre arrivarono anche Simone e Gianluca, un aiuto istruttore. Fermarono la macchina nello spiazzo tra le scale della spiaggia e quelle che salgono su al cimitero dell’isola.
“C’è stata una frana, scendiamo giù !”. Non ricordo se lo dissi io o fu Mattia, in ogni caso scendemmo giù sulla spiaggia e quello in cui ci ritrovammo fu un orrore che nessuno di noi aveva immaginato di dover vivere.

Il tufo era sparso per una decina di metri forse, arrivava fino al mare. Sulla spiaggia c’erano un centinaio di persone, la maggior parte ragazzini di 14 anni con i loro professori e gli accompagnatori. Il panico e la disperazione erano assordanti.
I ragazzi scappavano via dalla frana in tutte le direzioni, alcuni si gettarono in acqua, mentre i professori disperati cominciarono a contare i ragazzi.
Proprio sul margine della frana vidi Sara Panuccio. Accanto a lei c’era una persona, non ricordo chi fosse. Quello che ricordo fu che il suo corpo era come ruotato in maniera innaturale, e la parte inferiore delle gambe era bloccata sotto un paio di blocchi di tufo. Ricordo che non parlava, ricordo che i suoi occhi erano come increduli, imploravano aiuto; era come se quegli occhi stessero disperatamente cercando di trattenere la vita all’interno del corpo. Incrociare quello sguardo anche per una frazione di secondo mi fece sentire improvvisamente piccolo, inutile. Non so spiegarlo meglio, ma la sensazione di inutilità di fronte a quella situazione la riconosco bene ancora oggi che sono passati più di cinque anni.
L’uomo che era a fianco a lei chiese a Simone, il direttore del Circolo Velico Ventotene e mio amico da quasi vent’anni, di provare ad aiutarla. Ricordo Simone che si chinava su di lei, forse tenendole la mano, sussurrandole qualcosa all’orecchio. Stava cercando di trasmetterle la forza che in quel momento doveva trovare da qualche parte dentro di lui. Sara stava lottando per la sua vita. Lui le fece la respirazione, la incoraggiò, la guardò negli occhi, in quegli occhi.
“Aiutala Simò”, disse qualcuno.

I professori ultimarono la conta. Li sentii urlare: “ne manca uno !”. Urla di disperazione, “manca Francesca!”.
Scavammo su quel cumulo di tufo come disperati, non so in quanti eravamo. C’erano alcuni degli ormeggiatori arrivati dal molo, c’eravamo noi e i ragazzi della Lega Navale, e altre persone che non ricordo che scesero immediatamente giù dal paese sentendo le urla provenire dalla spieggia.
Mani scavavano disperate nel cumulo di tufo alla ricerca di quella ragazza, spostando sassi delle dimensioni più varie. In quel momento mi venne in mente che forse stavamo camminando sopra quella ragazza, ma non c’era altro da fare.
Non so quanto tempo passò, nel mio ricordo fu tutto così surreale che persi la cognizione del tempo. Ma ad un certo punto qualcuno spostò un sasso e la trovò. Un’esclamazione, poi due mani che coprivano il volto, la disperazione che parla al posto della bocca. Guardai di sfuggita dentro alla buca che avevano scavato, non ebbi il coraggio di soffermarmi su quella visione per più di un secondo. Ricordo solo che tutti si resero immediatamente conto che per Francesca Colonnello non c’era niente da fare. Restava solo Sara a lottare contro la Morte.

Ricordo un ragazzo. Faceva l’accompagnatore, era arrivato a Ventotene la prima volta solo un paio di giorni prima. Camminava avanti e indietro, le mani sulla testa, un pianto disperato e inconsolabile, un vulcano di fantasmi dentro la testa. Capii che era l’accompagnatore di quelle ragazze, che era lui che aveva probabilmente guidato il gruppo e li aveva fatti mettere in quel punto. Per come la vedo io, chiunque al suo posto avrebbe fatto la stessa cosa, non c’era altro posto sulla spiaggia e come ho detto prima anche noi che su quella spiaggia ci abbiamo lavorato per anni ogni tanto ci ritrovavamo a rilassarci proprio in quel punto, sotto quel blocco di tufo maledetto. Ma in quel momento lui non poteva razionalizzare proprio niente; in quel momento tutto era solo buio e terribile. Lo incontrammo qualche giorno dopo, prima che ripartisse per la terra ferma. Non c’era vita nel suo volto, solo il vuoto.

Non so quanto impiegò l’ambulanza ad arrivare, so solo che ci sembrò troppo. Quando i medici scesero giù constatarono la fine di Francesca, e provarono a salvare Sara.
Scesero le autorità, i carabinieri, il sindaco (che ai giornali disse di essere stato il primo ad arrivare…mi sarò confuso…….).
L’elisoccorso arrivò e Sara fu trasportata su in barella. L’impressione che avevamo tutti è che ci fosse poco da fare, e infatti la conferma della morte della ragazza arrivò poco dopo, infrangendo quel granello di speranza a cui tutti quanti eravamo aggrappati con le unghie e con i denti.
Vidi Simone piangere, dietro gli occhiali scuri. Posso solo immaginare quello che stesse provando in quel momento, un uomo forte e capace che sa sempre cosa fare e se la cava in tutte le situazioni. Gli ultimi istanti di coscienza di Francesca lui era stato lì accanto a lei, ne aveva assorbito il dolore, la speranza, e poi la fine. In quegli istanti credo che si stesse sentendo anche lui piccolo e inutile.

I Carabinieri transennarono la zona della frana (è transennata ancora oggi), arrivarono le autorità e si trasferirono tutti all’eliporto, in cima a Punta dell’Arco. C’era ancora l’allora governatore del Lazio, Renata Polverini, e altri funzionari statali in divisa. Arrivarono anche i genitori di Sara e Francesca. Inutile descrivere il loro stato d’animo.

I giorni che seguirono furono surreali, davvero. Ricordo Gianluca, l’aiuto istruttore, un ragazzo di sedici anni di quelli che amano stare sempre al centro dell’attenzione, uno di quelli che ha sempre una battuta pronta, a volte anche troppo. Uno che non si azzitta mai, in poche parole. Non fece una battuta per almeno una settimana, non un sorriso.
Credo che per tutti noi che eravamo presenti da quel momento la spiaggia di Cala Rossano non sia più la stessa, e la cicatrice che c’è sulla parete di tufo dalla quale si staccò quel blocco, è la stessa cicatrice che rimarrà per sempre nei nostri cuori e nella nostra memoria.

Quasi quattro anni dopo sono arrivate le condanne per i responsabili: 2 anni e quattro mesi per il sindaco, Giuseppe Assenso e per il responsabile del servizio tecnico del comune Pasquale Romano; un anno e quattro mesi per l’ex sindaco Vito Biondo e per il responsabile del genio civile di Latina Luciano Pizzuti.
Non entro nel merito perché non mi interessa; due ragazze di 14 anni sono morte per la superficialità endemica di questo Paese. Sono morte perchè in Italia i problemi si risolvono solo se causano delle tragedie, e posso dire che fino al giorno stesso di questo dramma c’erano le trivelle che percuotevano la strada proprio sopra al grottone e le vibrazioni si sentivano a centinaia di metri di distanza. Sassi piccoli o grandi piombano giù dalle pareti ripide della costa ventotenese da vari punti, ogni anno. Ed ogni volta bisogna solo sperare che non ci sia nessuno nella loro traiettoria mortale, nonostante molti barcaioli continuano a portare i turisti nei punti a rischio dell’isola, omettendo di informare i clienti sul rischio mortale che corrono solo per farsi un bagno.

I ragazzi di Dolomiti Rocce, che misero in sicurezza altri punti dell’isola giudicati pericolosi (compresa la parete che sovrasta la grotta del Circolo) ci hanno detto che quel genere di operazioni sono considerate di routine. Basta farsi un giro dalle loro parti per capire che nel ventunesimo secolo, in Italia, non è accettabile morire così.
Questo non è un articolo tecnico come ho detto, è solo un racconto di un testimone diretto di quella tragedia, e non voglio quindi entrare nel merito di queste considerazioni, anche perché ci ha già pensato il Tribunale ad attribuire le responsabilità; leggere le motivazioni della sentenzafa male perché mostra la solita mala gestione delle Istituzioni che rimane impunita fino a che qualcuno non ci rimette la vita. E spesso questo non basta neanche, visti i progetti dello stesso sindaco successivi alla tragedia.

In questo paese si dimentica subito tutto: le menzogne, i criminali, la Storia. Tutti noi però, Sara e Francesca non le dimenticheremo mai.

Fonte: BrigataBorghetti’s blog

Ci siamo qui permessi di modificare questa toccante e coraggiosa testimonianza invertendo i nomi di Sara e Francesca in quanto il papà di Sara ci ha comunicato che così è corretto.

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25 risposte a Toccante ricordo dell’assurda tragedia di Cala Rossano

  1. VENTOTENE-STOP CAMPI SCUOLA scrive:

    ATTENZIONE! SOLO IL10% DELL’ISOLA E STATO MESSO IN SICUREZZA! IL RESTO E ANCORA PERICOLO CROLLI! PER FAVORE NON MANDATE I VOSTRI RAGAZZI A VENTOTENE!E PERICOLOSO!

  2. X Michele medico dei pazzi scrive:

    Caro Michele medico dei pazzi specialista in psichiatria, mi diverto perché i tuoi commenti li stai scrivendo sempre più in ora tarda. Ormai il tuo identikit è chiaro. L’abitudine di rispondere agli altri commenti, riprendendo lo stesso nome del profilo di chi ti ha scritto è tipica di Michele. Ci consigli di tacere e di non fare chiacchiere inutili perché ormai sei stato scoperto e non vuoi che si sappia la verità su di te. Vedo che vai a dormire sempre più tardi la notte… questo commento l’hai lasciato a mezzanotte. Mi dispiace se non riesci più a dormire…. forse fai troppe cose e dovresti un po’ rilassarti, anche perché spesso lo stress gioca cattivi scherzi. Faresti meglio a fare un passo indietro adesso e dimettersi come consigliere prima che sia troppo tardi…c’è il rischio che altre persone ti abbiano riconosciuto e incontrandoti x strada potrebbero prenderti a “pesci”in faccia.

  3. Se vi scrivo questa sera x la prima volta è perché credo che avete tutti bisogno di aiuto. Anche tu che tanto critichi gli altri hai problemi seri . Non scherzate su queste cose e non lasciate passare troppo tempo per chiedere aiuto ad uno specialista. Se mi permetto di darvi questo consiglio è solo perché la psichiatria fa parte della mia specializzazione. Vi consiglio di occupare le vostre giornate in modo più creative piuttosto che chiacchierare inutilmente davanti ad uno schermo. Questo mio consiglio vale per tutti senza distinzione.

  4. Il medico dei pazzi scrive:

    Caro Michele si vede che di libri sulla psiche ne hai letti tanti e a quanto pare ne metti in pratica anche i disturbi attraverso quello che scrivi. Proprio tu caro Michele velato da donna, nel tuo commento del 28 luglio delle 23:28 sei andato a “ripescare” la questione del medico e che hai letto tanti libri sulla psiche guarda caso proprio come Michele. Se non sbaglio in medicina si chiama sdoppiamento della personalità. A proposito di “pazzi”, evita di mangiare alcuni cibi come i “pesci all’acqua pazza”… potresti diventare ancora più pazzo di quello che sei. Non credo comunque che uscirai di scena con le ossa rotta, i vermi non hanno le ossa.

  5. franc66 scrive:

    ahahahah hai proprio sbagliato ahaahah io sono autonomo/indipendente ed ho solo 1 nick, non mi nascondo dietro altri pseudonomi!!!!!

  6. La donna velata scrive:

    A questo punto visto che la vostra mente è offuscata da questo personaggio di nome Michele ,a me rimane che guardare da spettatrice la resa dei conti che dovrebbe essere prossima secondo le vostre previsioni. Povero Michele, uscirà di scena con le osse rotte secondo le vostre previsioni. Staremo a vedere.

  7. X Michele scrive:

    Non so se dietro questo altro profilo che vuole fare questo tentativo di riappacificazione ci sia sempre Michele. Ad ogni modo non posso amare liberamente uno che desidera la morte del prossimo. Se tu vuoi amare “liberamente”questa persona sei “libero”di farlo… però stai attento ti potresti ritrovare con un coltello conficcato dietro la schiena. In quanto a Michele si cuoc era’piano piano nella sua acqua come i polpi.

  8. Per Michele (Donna velata) e Il Giustiziere (Frank66) scrive:

    Cari Michele e caro Giustiziere, è ora di finirla! Amatevi liberamente, oramai i tempi sono maturi, e non ci sbomballate più gli zebedei!

  9. X Michele velato da donna scrive:

    Infatti caro Michele sto andando avanti x la mia strada… hai ragione quando dici che potrò avere molte sorprese in futuro. Credo che lo stesso accadrà x te, ma non so se saranno sorprese positive. Ormai la partita a scacchi è terminata con uno scacco “matto” e tra poco sarai proprio tu a diventarlo. I tuoi comportamenti maniacali che conosci molto bene, fanno fissare te su cose che non esistono, quasi come se fossi uno schizofrenico. Tra l’altro c’è stato qualcuno che in un suo commento ti ha diagnosticato questo disturbo. Ti stai arrovellando il cervello perché non sai la mia identità, mentre io la tua la so molto bene. Non ti prendere collera, perché la collera fa male. Tra poco sarà tutto finito.

  10. La donna velata scrive:

    Mai dire mai.Tutto puo accadere nella vita terrena, anche ammalarsi di mente. Sei troppo sicuro di te e potresti avere molte sorprese in futuro. per me sei come un libro aperto ma la tua identità non m ‘interressa. Puoi pensare quello che vuoi e anche a me devi lasciare la possibilità di esprimermi. Il tuo odio per questo Michele che tanto nomini ti fa perdere il controllo della situazione. Il mio velo non nasconde nessun’altra persona che la mia. Non ti fissare su cose che non esistono e vai avanti per la tua strada…

  11. X Michele velato da donna scrive:

    Sai Michele credo che a questo punto chi avrà bisogno di cure urgenti sei proprio tu, soprattutto quando i ventotenesi sapranno chi sei. Ti senti al sicuro perché credi di avere un velo, invece ti sei svelato anche abbastanza dopo tutti i commenti che hai scritto. Ed è inutile che scrivi sfizioso con due zeta, come quando hai scritto comizio con due zeta x far vedere che hai la quinta elementare, con me questo tuo trucco non attacca. Non accetto consigli da un consigliere, (scusa il gioco di parole), anche perché x tua sfortuna non ho problemi di tipo psichico.

  12. La donna velata scrive:

    Hai bisogno anche tu di cure urgente. Chi sa che non ci troveremo nella stessa struttura a continuare i nostri dialoghi da vicino .Dal vivo sarà tutto più ..sfizzioso .Due mente malate che si confrontano e si scontrono. Puo essere molto interressante per chi ci terrà in cura.Almeno così ci guarderemo finalmente in faccia senza velo.

  13. X Michele velato da donna scrive:

    Mi fa piacere che finalmente anche tu stai ammettendo che dietro al tuo profilo si nasconde Michele, andando a ripescare la questione del medico. A proposito Michele, tu che vai dicendo che sei un vecchio pensionato e in un tuo commento hai detto che la sera vai a dormire presto… ieri pero’hai scritto alle 23:28. Non vorrei averti procurato problemi di insonnia. Sai anche sulla tua età di vecchio pensionato ho molti dubbi, credo che tu sia qualche anno più giovane.

  14. X Michele velato da donna scrive:

    Mi sembra di giocare ad Indovina chi… era il gioco preferito dei miei figli quando erano piccoli. Infatti Michele credo proprio di aver capito chi sei… diciamo che a furia di scrivere ti sei condannato da solo. In effetti non sei un medico e non sei neanche il sindaco come qualcuno erroneamente ha pensato. Volevi far credere di avere la quinta elementare, ma di sicuro hai un diploma di scuola superiore. Hai letto molti libri sulla psiche perché evidentemente stesso tu hai dei problemi a riguardo… Si vede da quello che scrivi, come il fatto di augurarti la morte degli elettori della Buona Onda. Ti consiglio di curarti al più presto.

  15. La donna velata scrive:

    Mi fate soltanto pena.. La vostra è un idea fissa. Il rimuginare le cose non fa bene alla salute .State a fa un sacco di confusione. Non pensate che sia un medico ho soltanto letto tanti libri sui problemi della psiche. Per me dietro il vostro anonimato potrebbe nascondersi Antonio,.Massimo,luigi…ma non m’ interessa saperlo. Non è quello la cosa importante.

  16. Comitato festeggiamenti S.Candida scrive:

    A proposito di travestimenti, sarebbe il caso di reintrodurre la gara di travestimenti durante i giochi di Santa Candida, come si faceva anni fa. Michele vincerebbe di sicuro.

  17. X Michele velato donna scrive:

    Prima Rosaria, ora la donna velata. Mi sembri il diavolo che si trasforma e appare in mille forme, a volte puo’assumre anche la conformazione di un angelo.Comunque Michele sei proprio terra terra… anzi sei n’uomm ‘e nient. Tu che ti sei permesso di dire ad un certo Grande Fratello che stava usando la morte del fratello di Ermanno x i suoi scopi. Evidentemente tu e la tua cricca siete abituati a fare queste cose. Per non parlare di quando hai augurato agli elettori della Buona Onda di fare una crociera e che la nave si andasse a schiantare contro le Sconciglie. Vedo che non hai molto rispetto x chi la pensa diversamente da te. Invece di preoccuparti di Sara e Francesca, preoccupati di ripulire la tua coscienza se ne hai una, ma credo che sarà molto difficile considerata la tua ipocrisia.

  18. La donna velata scrive:

    Maggioranza, minoranza… ma non vi vergognati? si parla della morte prematura di due ragazzine nel pieno fiore della vita e voi ne fate un fatto politico ;siete proprio terra terra. Non avete niente altro da fare? Non e in questo modo che Sara e Francesca torneranno tra noi.

  19. X Luca e Michele scrive:

    È inutile che fai finta di non conoscere Michele… scrivi esattamente come lui è difendi Geppino nella sua stessa maniera. Ad ogni modo più che avercela con il sindaco, ce l’ho con te e con tutte le cattiverie e falsità che hai scritto da due mesi a questa parte. Comunque non preoccuparti, arriverà prima o poi la resa dei conti anche x te. Hai detto che faccio parte della minoranza… può darsi. Quello che è certo però è che tu fai parte della maggioranza e magari ci sei anche dentro come consigliere.

  20. XLuca scrive:

    Michele non lo conosco e non capisco perché mi paragoni a lui.Ma questo non m’interressa. Quello che conta e che ho indovinato che ce l’hai con Geppino e che fai parte anche tu della minoranza.

  21. luca felici caretti scrive:

    Veramente non è da “adesso” che parlo di questa cosa. Questo racconto è stato preso dal mio blog pochi giorni fa ma lo avevo scritto da parecchio tempo; in ogni caso ne ho sempre parlato, non da ieri. Non credo peraltro che la mia testimonianza avrebbe aggiunto qualcosa alle indagini. Per quanto riguarda il sindaco, non sono io ad “avercela con lui”; basta leggere le motivazioni della sentenza (tutte, non solo i titoli o le conclusioni) per farsi un’idea delle responsabilità. All’epoca non ero consapevole di tutto ciò che è venuto fuori dal processo, ma quando ne sono venuto a conoscenza mi sono reso conto che il rischio era noto a chi di dovere, che invece ha preferito tacere e lasciare che noi rischiassimo tutti i giorni la nostra vita (e quella dei turisti) in punti dove si sapeva avrebbe potuto verificarsi una frana. E di solito non ho molta simpatia verso chi gioca con la vita delle persone (poi per motivi politici, figuriamoci).

  22. per XLuca/Michele scrive:

    Ne Michè, sì proprio ‘na chiavica d’uommo, veramente!!!

  23. XLuca Michele scrive:

    A Luca che poi sarebbe sempre Michele… e ci mancava anche che il sindaco non sarebbe intervenuto. Era un suo dovere farlo sia come primo cittadino e sia come medico. Se non l’avesse fatto, sarebbe incorso in un altro reato che si chiam aa omissione di soccorso. Il problema non è quello che il sindaco ha fatto in quell’istante, ma quello che non ha fatto prima. Per quanto riguarda la testimonianza della ragazza, dico solo che a volte il silenzio si compra oppure si tace x omertà causata dalla paura di possibili ritorsioni.

  24. XLuca scrive:

    E’ con commozione che ho letto il tuo racconto .Sei riuscito a farmi rabbrividire al solo pensiero di quei momenti. Quello che non riesco a capire e’ perché hai aspettato proprio adesso (5anni dalla disgrazia) per raccontare la tragedia .Forse mi sbaglio ma ho l’impressione che ce l’hai con l’amministrazione di Assenso. ho notato che fai confusione su i diversi momenti di quel maledetto mattino ma questo e normale visto l’immane tragedia. Mi rendo conto che il momento fu uno dei peggiori per tutti e quindi difficile ricordare le cose con precisione.Mi ricordo aver seguito per tv una trasmissione qualche giorno dopo la tragedia.Alcuni ragazzi presenti alla tragedia ci fecero parte.Una delle ragazze disse che si ricordava l’intervento del sindaco .Malgrado le era stato chiesto di parlare a danni del sindaco ,essa affermo che egli fece del tutto per salvare la vita alla ragazza ferita. Non sono io a dire queste cose ma un testimone che non ha niente a che vedere con la politica ventotenese.

  25. luca felici caretti scrive:

    Un abbraccio forte alle famiglie delle ragazze, saranno davvero sempre nei cuori di chi era presente quel giorno. Mi scuso se ci sono state imprecisioni, ho scritto questa cosa quasi di getto e ho parlato più col fegato che con la testa. Luca.

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